La Sicilia di fronte alle Primavere Arabe

“La “Primavera Araba” e il disagio diffuso tra i popoli mediterranei schiacciati dalla crisi finanziaria sono due inevitabili ragioni per rivedere la politica mediterranea, per aggiornarla e rilanciarla. Riteniamo che le nuove istanze, alle quali è urgente rispondere con politiche adeguate, siano una grande opportunità’ per individuare strategie comuni”. E’ quanto emerge dal documento finale redatto nell’ambito del Forum interistituzionale del Mediterraneo ”Vecchi e nuovi attori nel Mediterraneo che cambia’‘ che si e’ concluso a Catania qualche giorno fa. All’iniziativa che è stata aperta dal ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, hanno partecipato funzionari dei Ministeri degli Affari Esteri e ambasciatori dei Paesi del Mediterraneo. Tra i partecipanti anche il vice Primo ministro israeliano Silvan Shalom.
”Auspichiamo – ha affermato il ministro Terzi – che i partiti vincitori delle elezioni nei Paesi interessati dalla Primavera araba mantengano la loro promessa di democrazia. Abbiamo accolto con soddisfazione la prova di maturità’ fornita dai popoli della sponda Sud con la loro partecipazione numerosa e responsabile alle elezioni. Il voto che ha fatto seguito alla ‘Primavera araba’ è la conferma di quanto ognuno di noi ha sempre saputo: non esiste popolo che per cultura o tradizione sia ostile ai benefici del pluralismo democratico”. Terzi ha anche affermato che il governo italiano è già impegnato per promuovere una strategia dell’Unione europea per la macro regione Adriatico-ionica, una strategia che include anche la Sicilia come modello di cooperazione con Paesi non membri dell’Unione su temi comuni al nostro mare. Il neo ministro ha ribadito che “lo spirito di Sicilia” guiderà l’azione del Governo italiano nell’area del Mediterraneo: cioè “quel sentimento di apertura e tolleranza che contraddistinse il felice periodo arabo-normanno, in cui nell’isola convissero nel reciproco rispetto per le diverse fedi e tradizioni le comunità latina, greco-bizantina, ebraica e araba”.
Dal forum è emerso, inoltre, che in futuro occorrerà lavorare sui seguenti settori: trasporti, formazione, energie rinnovabili, accordi tra i distretti della pesca. In particolare, si punterà sulla creazione di nuove reti di trasporto aereo, marittimo e ferroviario tra i Paesi del Mediterraneo e sull’introduzione di strumenti finanziari nuovi attraverso una Banca per il Mediterraneo. Il forum è stato un’occasione per rilanciare il vecchio progetto del Politecnico del Mediterraneo in Sicilia. Ed ancora, si è parlato dell’istituzione di una Borsa del turismo da realizzare a Palermo nel mese di maggio prossimo.
Tra gli “ospiti” internazionali è intervenuto Allal Ouazzani Touhami, consulente presso il segretariato dell’Unione per il Mediterraneo con sede nel Palazzo Pedralbes di Barcellona. ”Il nuovo piano dell’Unione per il Mediterraneo – ha detto – Ouazzani Allal – si fonda su tre principi: ottimizzare gli strumenti già’ disponibili, aprirsi a nuovi attori non governativi cioè alla società civile, ai partenariati privati, ai giovani. Oggi la regione mediterranea conta 100 milioni di giovani tra i 15 e 29 anni. Oltre il 30% di questi ragazzi utilizza regolarmente internet. Infine, attribuire un importante ruolo alle Regioni. La rivoluzione in Tunisia, infatti, ha preso il via proprio da una regione con una forte disoccupazione e povertà. Se non si farà niente a livello locale continueranno a nascere sempre nuovi disordini”.
Nell’ambito del Forum interistituzionale del Mediterraneo si è anche riunita l’assemblea plenaria dell’Osservatorio mediterraneo della pesca, un network che si interfaccia con le altre realtà del Mediterraneo con l’obiettivo di proporre una strategia comune integrata del Mare Nostrum. In particolare compito dell’Osservatorio, attraverso anche la redazione del ‘Rapporto 2011 della pesca e acquacoltura’, è di valorizzare il dialogo fra i Paesi rivieraschi in merito alle questioni legate all’accesso alle acque territoriali e allo sfruttamento razionale del patrimonio ittico, in un clima di cooperazione e salvaguardia delle risorse marine.
”Dopo le rivolte in Nordafrica – ha affermato Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto della pesca di Mazara del Vallo – questi Paesi hanno compreso che e’ fondamentale sviluppare alleanze nuove. La diversificazione, infatti, è un’opportunità, pertanto bisogna mettere in connessione risorse e competenze da una sponda all’altra. Dal focus sui Paesi rivieraschi è emersa un’ipotesi moderna di dialogo che parte dal basso e tenta di eliminare le barriere burocratiche, cercando di attuare un nuovo ruolo degli attori locali. L’Osservatorio della pesca concorre oggi a costruire una macroregione mediterranea, un ‘istituto’ di cooperazione di grande valore su cui tutti dobbiamo scommettere e in cui le culture locali sono patrimonio condiviso”.

 

Tiziana Gulotta

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