«L’assemblea di redazione del quotidiano La Sicilia ha invitato il Comitato di redazione del giornale a conferire mandato a un legale affinché appronti un’istanza di fallimento per la società proprietaria della testata». Inizia così il testo di una nota sindacale pubblicata oggi sulle pagine del quotidiano di proprietà dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo. Reo, secondo quanto riportato nel testo, di avere scavalcato l’amministratore unico, inviando una Pec in cui si annuncia la «volontà di procedere a licenziamenti collettivi». Mossa, quest’ultima, che metterebbe in archivio la trattativa già in corso tra l’amministratore unico e il comitato di redazione.
Una crisi, quella de La Sicilia, cominciata da circa dieci anni. Tra solidarietà, cassa integrazione e pensionamenti anticipati di tanti cronisti. Tra i nodi c’è il versamento degli stipendi e il pagamento dei compensi ai collaboratori. «La puntualità non è mai stata rispettata – continuano il testo della nota – e soltanto ieri i giornalisti hanno avuto pagato, ironia della sorte, lo stipendio di luglio». La mossa di Ciancio, che è attualmente a processo per concorso esterno in associazione mafiosa, viene bollata come «l’ennesimo atto offensivo di una proprietà che in questi anni ha fatto sedere al tavolo delle trattative consulenti sempre nuovi e sempre più determinati ad apportare tagli a retribuzioni e organico. Ciò per fronteggiare una presunta emorragia pari a centomila euro al mese, che nessuno è stato mai in grado di dimostrare». A non condividere l’operato di Ciancio è anche il direttore Antonello Piraneo che ha annunciato di essere pronto «a rimettere il mandato e a lasciare l’azienda se tale ipotesi si dovesse concretare».
«Tagli e licenziamenti – conclude la nota – che vengono minacciati mentre lo Stato ha messo a disposizione dell’editoria fondi per avviare i prepensionamenti: nell’arco di un anno, ma già nel giro di pochi mesi sarebbero ben cinque, otto colleghi potrebbero raggiungere, per quanto con delle perdite economiche significative, il traguardo della pensione. L’azienda invece di correre e attivare tutte le procedure, con importanti risparmi, ha scelto la strada delle lacrime e sangue. Ma non possono essere sempre e soltanto di questa redazione».
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