«Voglio dedicare questo momento al nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella grande faro di luce soprattutto in questo momento». Conferita stamane a Palermo la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana. Ad assegnare il riconoscimento il sindaco Leoluca Orlando nel corso della cerimonia che si è svolta stamane a Palazzo delle Aquile. «Voglio dedicare questo giorno al presidente Mattarella verso cui nutro affetto e grande ammirazione», ha ribadito Segre che il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal capo dello Stato.
Il titolo di cittadinanza onoraria le è stato attribuito con la motivazione, contenuta nella pergamena consegnata dal sindaco alla senatrice, «per avere dato voce a circa quarantamila italiani vittime delle leggi razziali, a cui fu disconosciuta la condizione naturale di essere umani, colpevoli soltanto di essere nati, privati dei più elementari diritti, sottoposti a quella dura persecuzione che produsse la Shoah italiana, il cui esito fu la negazione della libertà personale, della dignità del corpo e dell’anima e infine della vita stessa». Segre, visibilmente commossa, ha poi svelato un aneddoto del suo rapporto con il capoluogo siciliano che risale a uno dei momenti «più drammatici della sua esistenza».
«Nell’Italia fascista, cominciata la guerra, si stringe la morsa contro i cittadini italiani ebrei e con mio papà cercammo di fuggire in Svizzera – ha ricordato – Un tentativo, però, drammaticamente fallito. La polizia elvetica ci respinse e mio padre, allora, cercò e ottenne due documenti con generalità false da cui risultavamo nati proprio a Palermo: da palermitana falsa destinata ai campi di sterminio a palermitana d’adozione c’è una grande differenza». Con un chiaro riferimento ai contrasti e alle divisioni che animano ultimamente il dibattito nel Paese, la senatrice ha poi rivolto un appello avendo provato sulla sua pelle gli effetti discriminatori delle legge razziali: «Un pensiero particolare va a quei bambini nati da genitori stranieri che vanno a scuola e che scoprono, nonostante tutto, di essere diversi dai loro compagni. Noi cittadini abbiamo una grande fortuna e dovremmo sentirci responsabili – ha aggiunto – il che significa mutuo soccorso verso chi è più sfortunato di noi».
Un messaggio che avrà sicuramente apprezzato la professoressa Maria Rosa Dell’Aria, la docente di italiano sospesa per due settimane il 27 maggio scorso dall’ufficio scolastico provinciale perché non avrebbe vigilato sul lavoro dei suoi studenti, accompagnata da tutti gli studenti della sua classe: la II^ E dell’Istituto industriale Vittorio Emanuele III. «Ho una grande emozione che non è di rito, ma un modo per comunicare l’orgoglio di questa città di potere avere tra i propri cittadini la senatrice Segre – ha concluso il primo cittadino – La sua presenza è la conferma che noi dobbiamo aver cura, e non paura, di chi è diverso, di chi è più debole e più povero di noi. Siamo tutti splendidamente diversi e uguali perché siamo esseri umano».
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