La sconfitta di Catania, la Ue declassa l’aeroporto di Fontanarossa

SEMBRA INCREDIBILE: IL SESTO AEROPORTO D’ITALIA, INSERITO NELLA TOP TEN PER MOVIMENTAZIONE, ESCLUSO DALLA FUTURA RETE EUROPEA DEI TRASPORTI. E, QUINDI, DAI FINANZIAMENTI EUROPEI DEI PROSSIMI ANNI. LE RESPONSABILITA’ DELLA REGIONE SICILIANA E DEL COMUNE ETNEO

L’incontro di Tallin dello scorso ottobre aveva già delineato gli indirizzi della futura rete del trasporto europeo. In quella sede l’aeroporto di Catania era stato relegato all’interno del network “comprehensive”, escluso cioè dai fondi destinati al Piano europeo dei trasporti (TEN-T and Connecting Europe Facility).

Martedì scorso il Parlamento Europeo ha formalmente ratificato il declassamento di Fontanarossa, confermando definitivamente l’esclusione dello scalo catanese dalla rete principale (il network”core”).

Un passaggio che taglia fuori Catania dal vantaggio di poter attingere ai ricchi fondi europei del prossimo decennio, soldi stanziati per gli investimenti considerati prioritari.

“I prossimi anni saranno molto difficili – afferma il facilitatore del Tavolo Giuseppe Ursino -. Mentre il resto del mondo corre, noi restiamo al palo e continueremo ad arretrare. Il disagio sociale è destinato a crescere e provocherà ulteriori tensioni. Attualmente, non c’è nessuna prospettiva di rilancio. Neanche a lungo termine. Lo scenario è veramente difficile”.

Il nodo centrale del declassamento è di natura strategica, il c.d. criterio “land side”, cioè l’accessibilità multimodale di cui Fontanarossa è sprovvista. La responsabilità degli attori istituzionali del territorio è lampante, a cominciare dal Comune di Catania e dalla Regione.

“Il nostro ceto politico è insulso – prosegue Ursino – insieme a buona parte del ceto dirigente. La selezione, fatta con metodi cancerogeni, oggi è una constatazione generale. A Catania la situazione è anche peggiore, perché nella mediocrità complessiva da noi il contesto è oltremodo incapace ed irrilevante. Può, al massimo, fare da reggicoda di altri, che non mi sembrano dei fulmini di guerra. In sostanza, con questo scenario siamo inevitabilmente derisi e considerati un muro basso su cui appoggiarsi. I cittadini dovrebbero ritirare quella delega in bianco che ci ha condotto a questo disastro. Ma mi sembrano un pugile suonato che non capisce da quale parte arrivano i pugni”.

Ha un sapore amaro la consapevolezza di avere una grande infrastruttura logistica (il sesto aeroporto d’Italia, inserito nella Top Ten italiana per movimentazione) e venire esclusi dalla futura rete europea dei trasporti…

“Come Tavolo per le imprese (www.iltavolo.it) lo scorso 23 settembre abbiamo chiamato a raccolta tutti, nel tentativo di reagire a questa micidiale minaccia. Nessuna risposta dalle istituzioni, impegnate invece a litigare, nominare amici ovunque e partecipare a ricchi banchetti, in coerenza con il modello dei tempi di Craxi.

Questi personaggi non cambieranno mai, l’unica possibilità è trovare dei giovani trentenni capaci di azzerarli. Nuovi profili che, in dieci anni di lavoro, ci facciano rialzare la testa e recuperare quella dignità oggi umiliata e quelle ambizioni oggi fuori luogo”.

“In questo momento – conclude Ursino – non vedo nessuna luce alla fine del tunnel”.

Di fatto, è una pesante sconfitta per la classe dirigente di Catania, a cominciare dal Sindaco di Catania, Enzo Bianco, forse troppo occupato da poltrone & appalti per trovare il tempo di pensare all’aeroporto della città. Ma è una sconfitta, in generale, di tutta la classe politica catanese, ormai incapace di pensare alla grande.

I tempi di Vito Scalia e della ‘Milano del Sud’ sono ormai lontani, molto lontani.

Giulio Ambrosetti

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