La scheda del regista Marco Bellocchio

Di estrazione borghese (padre avvocato, madre insegnante) e di educazione cattolica nonostante la sua più volte rivendicata laicità, Marco Bellocchio, è uno dei narratori più sensibili e preparati che non solo il cinema italiano,  ma anche quello europeo, abbiano mai conosciuto. Abbandonati gli studi di filosofa, si iscrive nel 1959 al Centro Sperimentale di Cinematografia, salvo poi trasferirsi a Londra presso la rinomata Slade School of Fine Arts, dove si diploma con una tesi brillante interamente incentrata sull’ars visiva di due registi  straordinari come Michelangelo Antonioni e Robert Bresson. Nel 1965 Bellocchio – che ha già alle spalle la realizzazione di tre cortometraggi (tra i quali va assolutamente menzionato il provocatorio “Abbasso lo zio” del 1961) –  esordisce al Festival di Venezia con “I pugni in tasca”.

Non si tratta soltanto di uno dei lavori più apprezzati del maestro, il film (interpretato da un bravissimo Lou Castel) infatti, viene immediatamente adottato come manifesto da un’intera generazione, la stessa che negli anni a venire scenderà nelle piazze italiane. A partire da questo punto, Bellocchio dà libero sfogo alla sua passione politica ed ideologica, andando a firmare due lungometraggi importanti come “La Cina è vicina” (1967) e “Nel nome del padre” (1971). I commentatori dell’epoca non tardano a definire il suo, “un cinema militante”, a tratti dissacrate, a tratti inequivocabilmente cinico. Il periodo che segue – che abbraccerà un lasso temporale lungo un decennio –  è fondamentale ai fini di quello che è il processo formativo che il regista sta vivendo. L’attenzione della sua macchina da presa si sposta da ciò che è il semplicemente intento scenico (il mostrato) alla riflessione/considerazione post-proiettato.

Sono gli anni in cui Bellocchio analizza, decodifica e spoglia il mondo dei media – nello straordinario “Sbatti il mostro in prima pagina” del 1972 con un inarrivabile Gian Maria Volontè –  dei manicomi (“Matti da slegare”, 1975) ed infine, quello militare (“Marcia trionfale”, 1976). Dopo essersi dedicato anche al mondo della televisione con due produzioni di prestigio per la RAI (“Il gabbiano” e “La macchina cinema”), il regista ritorna sui suoi passi, dando vita al seguito ideale de “I pugni in tasca”, “Gli occhi, la bocca” (1982). Degna di nota è la collaborazione con il noto psichiatra Massimo Fagioli con il quale sceneggia tre film, tuttora non pienamente capiti o quanto meno, non del tutto decifrati da pubblico e critica: “Diavolo in corpo” del 1986 (remake del classico del cinema francese anni ’40 firmato da Autant-Lara), “La condanna” del 1990 ed il suggestivo “Il sogno della farfalla” del 1994; quest’ultimi due vengono premiati, nelle rispettive edizioni, con l’Orso d’Argento del Festival di Berlino. 

Gli anni novanta lo vedono autore di altre due pellicole – alle quali è da aggiungersi il poco noto cortometraggio “Sorelle” –  il controverso “Il principe di Homburg” del ’96 ed il criticatissimo “La balia” (con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi e Maya Sansa) del ’99, tratto dall’omonima novella di Luigi Pirandello. Il nuovo millennio riserva non poche sorprese, soprattutto a coloro che avevano dato per morto il talento creativo del regista emiliano. Tra il 2001 ed il 2004 incanta le platee di tutto il continente con due capolavori assoluti, “L’ora di religione” e “Buongiorno, Notte”, la cui intensità è tuttora irrintracciabile altrove, e poco importa, davvero, se la giuria di Venezia, presieduta da Mario Monicelli, gli preferisce, nel settembre del 2003, la pellicola russa di Andrej Zvyagintsev  “Il Ritorno”.

Bellocchio con estrema eleganza incassa il colpo, abbracciato dal pubblico che lo osanna e che lo identifica come uno dei pionieri della rinascita del cinema italiano. Nel 2006 il maestro ritorna in sala con un altro film destinato a far parlare molto di sé: “Il regista di matrimoni”. E ancora una volta il nostro mette a raggi x un’Italia sempre più vecchia, sempre più scontata. Un maestro, unico ed inimitabile.

DATA DI NASCITA – 09/11/1939
CITTA’ – Piacenza (Italia)

FILMOGRAFIA :
1961 – “Abbasso il zio”
1961 – “La colpa e la pena”
1962 – “Ginepro fatto uomo”
1965 – “I pugni in tasca”
1967 – “La Cina è vicina”
1969 – “Amore e rabbia”
1969 – “Paola”
1971 – “Nel nome del padre”
1972 – “Sbatti il mostro in prima pagina”
1974 – “Pianeta Venere” / sceneggiatura
1975 – “Matti da slegare”
1976 – “Marcia trionfale”
1977 – “Il gabbiano”
1980 – “Salto nel vuoto”
1980 – “Vavanxe in Val Trebbia”
1982 – “Gli occhi, la bocca”
1984 – “Enrico VI”
1985 – “Il Diavolo in corpo”
1987 – “La visione del sabba”
1990 – “La condanna”
1994 – “Il sogno della farfalla”
1996 – “Il principe di Homburg”
1999 – “Sorelle”
1999 – “La balia”
2002 – “Addio del passato”
2002 – “L’ora di religione”
2003 – “Radio West” / sceneggiatura

2003 –  “Buongiorno, notte”

2006 –  “Il regista di matrimoni”

Vittorio Bertone

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