La sceneggiata dei fondi europei: il ‘caso di Acquaviva Platani

La massa finanziaria destinata all’Italia da Bruxelles per il periodo che va dal 2007 al 2013 (fra finanziamento comunitario e contributo nazionale) ammontava a ben 59,4 miliardi di euro. Di questi, 47 miliardi avrebbero dovuto essere destinati alle regioni meridionali. Ebbene, di quella somma, alla fine del 2010, erano stati impegnati solo 12 miliardi, il 18,9%. In realtà, però, la quantità di denaro realmente utilizzata era pari a 5,9 miliardi, ovvero il 9%.

Risultato? Secondo i dati Svimez, il Prodotto interno lordo medio delle Regioni meridionali, che nel 1951 era pari al 65,5% di quello del Centro Nord, nel 2009, era al 58,8%. Nella graduatoria delle 208 Regioni europee meno sviluppate, quelle del Sud Italia, nel 1995, si posizionavano tra il 112° e il 192° posto. Dieci anni dopo la loro posizione non era migliorata, anzi erano scivolate tra il 165°e il 200° posto.

Ma allora a che serve far parte dell’Unione Europea? Non solo dobbiamo rispettare quanto ci viene da loro imposto e dobbiamo contribuire al sostentamento di quest’istituzione con i nostri soldi che vengono prelevati direttamente dalle nostre tasse, ma non possiamo trarne alcun beneficio.

Eppure, stando ai numeri, a molti europei dobbiamo sembrare spreconi e ingrati. I Comuni che hanno ricevuto (in euro pro capite) dall’Europa i maggiori aiuti sono Acquaviva (Agrigento), Montemonaco (Ascoli) e Rondanina (Genova). Di certo, gli abitanti di questi Comuni insorgeranno, facendo notare come, in realtà, nelle loro tasche non sia finito un centesimo.

Da un’analisi più approfondita si scopre che tale primato deriva dalle somme “destinate” agli abitanti di questi Comuni sulla base di interventi infrastrutturali mai realizzati o in “fase di realizzazione” (e sappiamo cosa questo significhi in Italia).

Ad esempio, la posizione in classifica di Acquaviva deriva da somme che dovevano servire per realizzare un acquedotto che collega le province di Agrigento, Trapani e Palermo. Dimenticando di dire, però, che, dopo che nel 2010 la prefettura di Roma aveva revocato l’appalto alla società Safab spa per sospetta vicinanza alla mafia, i tempi per la realizzazione dei lavori si sono prolungati ed ora c’è una magra speranza di chiuderli entro l’agosto del 2013.

Come riportato sul sito di Opencoesione, il portale per la trasparenza sui fondi strutturali voluto dal ministro Fabrizio Barca, solo il 10 per cento delle somme previste sarebbero state effettivamente stanziate e se i lavori non saranno completati entro il 2014 l’Unione Europea potrebbe chiedere la revoca del finanziamento dei restanti 60 milioni di euro, che così, dopo essere stati destinati “ufficialmente” al Comune di Acquaviva e al miglioramento delle infrastrutture del nostro Paese, finirebbero in ben altre tasche.

Eppure, secondo l’Unione Europea, gli abitanti del Comune di Acquaviva Platani (Agrigento) hanno ricevuto più o meno 165 mila euro a testa di contributi! (sulla carta, ovviamente).

Prima che i cittadini del Comune agrigentino insorgano, però, qualcuno in vena di lodare l’operato dell’Unione Europea dovrebbe precisare che tali somme riguardano anche i fondi (167 milioni e 500 mila euro, di cui 112 milioni dalla UE e, i restanti, dallo Stato) stanziati (e non quelli realmente utilizzati) per la velocizzazione della linea ferroviaria Agrigento-Palermo, che attraversa il Comune.… tralasciando, però, di dire che, mentre si pensa alla linea ferroviaria ad alta velocità, non è stata ancora realizzata alcuna autostrada che colleghi i due capoluoghi siciliani (e forse non lo sarà mai).

(Quinta puntata/continua)

 

C.Alessandro Mauceri

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