La satira arrabbiata di Sabina

Oltre due ore di satira pungente, divertente, ma che allo stesso tempo fa riflettere tra trasformismi berlusconiani iniziali e pseudo danze maori, tra canzoni rap appositamente create per il tour e il mixaggio delle stesse fatto da Sabina Guzzanti trasformatasi per l’occasione in dj, anche in risposta alle tante definizioni che danno di lei: soubrette, showgirl… Tutto questo è il Vilipendio tour che ha fatto tappa a Catania lo scorso 6 febbraio al teatro Metropolitan. La regia è firmata da Giorgio Gallione, già al fianco della Guzzanti nel 1994, 2003 e nel 2004-5 per, rispettivamente “Non io Sabina e le altre”, “Giuro di dire la varietà 2” e “Reperto Raiot”, le musiche, dal vivo, di Danilo Cherni e Maurizio Rizzuto in scena, rispettivamente, alle tastiere e alle percussioni.

Uno spettacolo in pieno Guzzanti-style, portatore sano di risate spesso accompagnate da tanti applausi, che in modo “leggero leggero” come ha detto la stessa Sabina, veicola delle verità, a volte ai più sconosciute, fa scaturire dubbi, svela ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni. Parla della situazione di esasperazione in cui si vive in Italia, dice che al Governo sono furbi, subdoli, perché preparano prima il terreno per le riforme che servono loro facendo crescere la paura nei cittadini, per poi avere campo libero nel momento di attuare tali leggi. “Lo hanno fatto in passato per gli immigrati – alza la voce Sabina – e per le intercettazioni da qualche mese a questa parte si è sempre gridato alla invasione della privacy ed ecco che spunta la legge che le limita, e parecchio anche, togliendo l’ennesimo strumento ai magistrati per le indagini. E la cosiddetta riforma della giustizia che prevede che sia solo la polizia a potere decidere di aprire un’ indagine? Considerando che la polizia dipende dal governo, quali garanzie abbiamo? Sono subdoli – ha detto ancora – si stanno preparando a reprimere le lotte che nasceranno con questa crisi che colpirà il nostro Paese in modo più pesante degli altri, non più leggero come vorrebbero farci credere. Sanno che ci saranno tumulti, conflitti, spaccature. Si preparano a reagire con un regime di polizia che protegge solo chi prende parte alla spartizione del potere, tutti gli altri sono soggetti all’arbitrio più assoluto”. 

Tutti nel mirino di Sabina, certo: Berlusconi e la Carfagna sono i suoi bersagli preferiti, ma ne ha per tutti, anche per l’opposizione tra una parodia di Veltroni e una della Finocchiaro, passando per il suo esilarante D’Alema: opposizione fatta da uomini che “non sono certo dei santi sulla terra, anzi definiamoli pure come meritano, ovvero collusi, corrotti, nemici del Parlamento. Questi grandi strateghi che ci attaccano definendoci qualunquisti, loro che sono i primi a tacere su tutto quello che riguarda Berlusconi e sono solo impegnati a distribuire i culi sulle poltrone”. Il riferimento è alla passata legislatura, in cui invece di rifare subito la legge elettorale e quindi tornare alle urne, pur di poter stare al Governo il centro-sinistra ha governato (governato?) con soli 2 senatori di maggioranza. 

Ma sono i fatti di piazza Navona, durante il “No Cav. Day” del luglio scorso, e tutto quello che ne è conseguito, comprese naturalmente l’accusa di vilipendio al Papa e la denuncia civile da parte dell’attuale Ministro alle Pari Opportunità Mara Carfagna, a fare la parte del leone nel suo show. Ne parla così: “Mi sono chiesta tante volte, dopo quel giorno, che cosa abbia mai detto di scandaloso da provocare tutte queste reazioni, senza però mai riuscire a capirlo, perché in realtà ho solo detto quello che pensavo e che pensano in molti, ovvero che è uno abuso che la Chiesa Cattolica parli sempre di cosa succede e si dice nel nostro Paese, che l’informazione non esiste, che l’opposizione fa schifo e che il fatto che la Carfagna sia un ministro della Repubblica Italiana è davvero imbarazzante”. Per questi discorsi, è noto, è stata accusata un po’ da tutti, di volgarità, di essere stata esagerata, addirittura troppo arrabbiata, con la gara di molti a darle insegnamenti su come si faccia satira. Sabina contrattacca dal palco: non si può parlare di volgarità solo perché ha detto delle parolacce, “c’è differenza”. I fatti più gravi, comunque, sono le accuse di vilipendio al Papa e quella per diffamazione presentata dalla Carfagna. La prima accusa, legata ai Patti Lateranensi firmati nel ’29 da Mussolini, allora Capo dello Stato Italiano e dal Segretario di Stato Vaticano, allora cardinale Pietro Gasparri, è stata ripresa indistintamente da tutti i giornali senza però dire anche che tali Patti sono stati modificati dal governo Craxi nel 1984 e quindi tale “reato” non è più considerato tale. 

I media italiani, però, parlarono di ‘perdono’ del Ministro della Giustizia Angelino Alfano e Sabina ha voluto ripeterlo anche venerdì scorso il suo grazie all’illuminato ministro, non tanto perché ha evitato lo svolgersi del provvedimento, ma perché gli ha suggerito il titolo per lo spettacolo che aveva scritto. Per l’accusa della Carfagna invece “C’è qualcosa di strano – dice – ”Come mai ha fatto una denuncia civile e non penale che avrebbe portato ad un processo vero per stabilire la verità? Inoltre mi ha chiesto un milione di euro come risarcimento danni, bella donna, ma che tariffe!” – ha continuato, tornando all’argomento usato già a Piazza Navona per sostenere l’inadeguatezza del ministro Carfagna…

Fin dove può arrivare la satira e che toni deve usare? Dopo quel giorno del luglio scorso è dunque diventata questa la domanda fondamentale per chi fa questo mestiere, compresa Sabina, la quale, alla fine dello spettacolo, ringraziando il pubblico, ha detto: “Io credo che la satira debba essere arrabbiata, perché tirar fuori la rabbia è principio di amor proprio e di patria, la libertà si difende prendendosela. Lo faccio perché lo ritengo giusto, perché considero un privilegio poter dire quello che penso in assoluta libertà come stasera, ed è proprio di questo che hanno paura i nostri politici. Non facciamoci togliere quello che abbiamo di più importante, la libertà”.

desireemiranda

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