La Riviera dei Ciclopi, Taormina e l’Alcantara Toccata e fuga tra agrumeti, canoa e trekking

Chi si trova a fare un giro tra i paesi etnei a ridosso della scoscesa costa lavica del mar Ionio non può fare a meno di notare un comune denominatore tra molte località. Acireale, Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Acitrezza, Aci Catena, Aci S. Filippo, Aci Platani, tutti questi luoghi sono accomunati dallo stesso prefisso. Secondo un antico mito Aci era il nome di un pastorello innamorato della bella ninfa Galatea che viveva tra boschi alle pendici dell’Etna. Ingelosito dall’amore tra i due giovani, il gigante Polifemo uccise Aci scagliandogli contro un grosso masso. La disperazione di Galatea convinse poi il dio Nettuno a trasformare il sangue del giovane pastore in un fiume che dall’Etna scorreva fino al mare, permettendo così ai due amanti di potersi riabbracciare ancora. Ecco il motivo, secondo la leggenda, per cui tutti i paesi attraversati da quel fiume ne ricordano il nome. 

La striscia di costa ionica compresa tra Aci Castello e Acireale prende il nome di Riviera dei Ciclopi ed è un tratto di litorale interamente disegnato dall’Etna dove ogni roccia racconta la storia dell’attività più antica del vulcano. Il viaggio alla scoperta dei tesori di questi luoghi parte da Aci Castello con la sua rocca normanna abbarbicata sulla roccia lavica. La particolare cornice della piazza principale e la splendida vista che domina l’Isola Lachea e gli imponenti Faraglioni, riserva naturale dal 1989 per la bellezza del mare cristallino e per i fondali ricchi di vita, invita a trascorrere un po’ di tempo in questo luogo, magari gustando una deliziosa granita sul lungomare. In estate, si consiglia di recarsi presso questa passeggiata durante i giorni feriali, meglio all’alba o al tramonto, per poterne apprezzare il fascino più autentico. Infatti, essendo un luogo molto amato dai catanesi, è praticamente impossibile trovare parcheggio o sedersi a un bar non troppo affollato.

La riserva è accessibile tramite delle piccole barche che fanno la spola dal porticciolo di Aci Castello fino all’isola e che con pochi spiccioli permettono di trascorrere un’intera giornata in un vero e proprio paradiso naturalistico a due passi dalla città. In alternativa si possono noleggiare canoe o sup per avvicinarsi il più possibile alle splendide formazioni vulcaniche dei basalti colonnari originatisi durante le eruzioni sottomarine circa 500mila anni fa. Questa zona, infatti, è considerata la madre geologica dell’Etna poiché proprio sotto questi fondali sono avvenute le prime manifestazioni vulcaniche, quando ancora il Mongibello non esisteva. Forse meno famosi dei Faraglioni di Capri, gli iceberg di roccia lavica che costellano la riviera sono i veri protagonisti del panorama. Un’altra leggenda omerica racconta che i grossi blocchi di roccia siano stati scagliati dal Ciclope Polifemo, prima ingannato e poi accecato da Ulisse. Proprio in ricordo di questa leggenda, la zona riporta oggi il nome di Riviera dei Ciclopi. Il Faraglione Grande è l’unico ad essere stato toccato dalla mano dell’uomo, come testimonia la presenza di una scala in muratura che conduce fino ad una piazzetta dove è sistemata la statua della Vergine, segno di devozione dei pescatori. 

Poco più a nord di Aci Castello, troviamo la frazione di Aci Trezza, il famoso villaggio di pescatori incastonato tra il vulcano e il mare e reso celebre da Giovanni Verga nel romanzo de I Malavoglia. Tuttora il suo piccolo porticciolo conserva le caratteristiche di borgo marinaro con i suoi profumi, il mercato del pesce e i suoi caratteristici colori. Proseguendo la passeggiata si incontra prima il borgo di Capomulini con il suo caratteristico lungomare costellato di ristorantini tipici di pesce, quindi il comune di Acireale. Qui la linea di costa s’innalza improvvisamente fino a raggiungere un’altezza di 120 metri sul mare, prendendo il nome di Timpa. Si tratta di una scarpata naturale causata dal movimento di una delle maggiori faglie del settore orientale etneo. Sede di una riserva naturale orientata, quest’area oltre a conservare i prodotti più antichi dell’attività eruttiva dell’Etna, preserva l’antica memoria del paesaggio rurale costiero etneo con i terrazzamenti realizzati in pietra lavica, i piccoli camminamenti interni, i canali d’irrigazione e i muretti a secco. Acireale è anche la più ricca città del territorio dal punto di vista artistico e gli appassionati di storia e di arte potranno perdersi tra le sue numerosissime chiese e gli edifici espressione del barocco siciliano. 

Il tratto di costa successivo ad Acireale torna ad addolcirsi e prende il nome di Riviera dei Limoni per via dello straordinario spettacolo offerto dai lussureggianti agrumeti che circondano la strada. Ci imbattiamo quindi nelle frazioni di Santa Tecla, Stazzo, Pozzillo, Praiola e Torre Archirafi, deliziose località balneari che segnano il graduale passaggio dalle scogliere di roccia lavica alle spiagge di ciottoli fino ad arrivare alla cittadina di Riposto, soprannominata Porto dell’Etna, per la sua strategica posizione ai piedi del vulcano, a due passi da Giarre e non molto distante dalla rinomata Taormina

Questa piccola cittadina conosciuta in tutto il mondo, vero e proprio gioiello di storia e di architettura, non ha di certo bisogno di presentazioni. Eppure, nonostante l’incredibile turismo che senza sosta affolla le sue stradine e la rinomata spiaggia di Isola Bella, Taormina riserva ancora degli angoli poco conosciuti per chi volesse andare alla scoperta di itinerari di trekking. È questo il caso del sentiero che porta fino al Santuario della Madonna della Rocca. Si tratta di un percorso piuttosto impegnativo poiché tutto in salita e che dalla piazza IX Aprile situata proprio nel cuore della cittadella, arriva fino alla chiesetta costruita dentro una grotta dalla quale si accede a delle terrazze che si aprono su una superba vista sull’Etna, sul Teatro Greco e sulla baia di Giardini Naxos. Altro panorama imperdibile è quello che si ammira da Castelmola, abbarbicata sulla roccia a oltre 500 metri di altitudine e iscritta tra i borghi più belli d’Italia. Obbligatoria è senz’altro una sosta al celebre Caffè Turrisi, un singolare bar dall’atmosfera simile a quella di un pub del nord-europa per via del suo arredamento in legno e del gradevole sottofondo jazz dove è possibile ammirare una vastissima collezione di oggetti dalle bizzarre forme falliche.

Una meraviglia naturale a poca distanza dalla zona di Taormina che merita senz’altro una sosta sono le Gole dell’Alcantara, un Parco Naturale Botanico e Geologico nella provincia di Messina ma molto legato alla provincia catanese dato il forte legame con il vulcano. Infatti le gole e l’intera vallata sono il risultato di un lento e incessante lavoro di erosione da parte del fiume Alcantara che nel corso dei millenni ha modellato le ruvide forme vulcaniche affioranti. Strette pareti laviche dal grigio marmoreo, basalti colonnari, costoni a strapiombo, bellissime cascate e laghetti d’acqua cristallina e gelida anche ad agosto, contribuiscono a rendere questo paesaggio dagli aspri contorni un’oasi naturale e una tappa irrinunciabile per chiunque si trovi nei territori etnei.

Michela Costa

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