Mi chiamo Pino Fusari, sono un operatore del sociale e per il sociale, ho visto il vostro articolo sull’azione del Gar. Plaudo all’iniziativa che segna quel bisogno di un momento di decompressione dai fumi dell’alcol e dalle droghe varie. Ma soprattutto buona appare l’idea di un momento di riflessione sul «mondo della notte«, o il «mondo nascosto» dalla notte sarebbe meglio dire, un mondo molto ricco di proposte a Catania e non tutte al buio, che adesso va oltre le «classiche» droghe.
Coglie in pieno la necessità di informazione in tal senso, coglie l’arretramento dei servizi, servizi che sono stremati dai tagli alla spesa e dalla differenziazione delle richieste d’aiuto, che evidenzia Catania tra le città metropolitane con maggiori problemi, basta solo fare attenzione agli arresti per spaccio ed ai numeri dei sequestri nel terreno delle dipendenze. Similmente il Comune di Catania non riesce a gestire un centro di «Prima Accoglienza», né un ufficio per le dipendenze che potrebbe fare da coordinamento a quelle sparute ed estemporanee progettualità spesso gestite da privati, che a volte tutto hanno tranne che i titoli per cose del genere.
In questi tempi di magra solo le famiglie mafiose hanno denaro per investire e continuare a completare la loro «offerta commerciale» – oltre il florido mercato delle droghe – con agenzie di scommesse, acquisto oro, centri commerciali, pub, etc… Per esempio nel campo delle dipendenze patologiche sta per esplodere il problema del gioco compulsivo, i dati sono terribili: si calcola che gli utenti dei Ser.T. (i servizi pubblici che si occupano delle dipendenze patologiche) abbiano in carico circa 300mila utenti per le «vecchie» dipendenze, mentre i giocatori problematici si aggirano, come stima, ad una cifra intorno alle 800mila unità, quindi un carico di umanità che tra poco si abbatterà sui servizi che già sono si pieni di esperienza e professionalità, ma anche saturi di lavoro. Tra l’altro questi nuovi costi, umani ed economici, dimostreranno che gli unici a guadagnarci dal gioco sono le famiglie mafiose che si dividono le concessioni si vedano i rapporti di Libera su questo specifico o i bottegai che si costruiscono fortune anche sulla pelle dei disperati.
Allora se si vuole mettere a fuoco tutto questo, finalmente anche a Catania ha senso occupare e riprendersi uno spazio e liberarlo alla riflessione e farne «palestra per la mente». Uno spazio che solleciti il territorio a questi temi, che dia informazioni a chi è vicino a chi si inguaia, che accoglie chi non ha più nessuno ad ascoltarlo, che solleciti la riflessione, per esempio, su quanti esercizi commerciali sono stati chiusi a favore delle agenzie di scommesse e su quale è la concentrazione di queste nel territorio; ma anche uno spazio che sappia dare informazioni a chi gestisce un bar o una discoteca sulle proprie responsabilità rispetto ai temi delle dipendenze e dell’uso o abuso di sostanze psicotrope.
Se così si vuole affrontare la tematica sui vari livelli e non più a settori e senza manipolazione, senza strumentalizzazioni, guardando alle sofferenze di tutti gli attori, ma anche all’esigenza della costruzione di una informazione critica e consapevole, allora ci si può stare, allora anche un’occupazione diventa un’operazione complementare ad un ente locale che non ce la fa proprio più a proteggerci ed a costruire cultura civica e di responsabilità. Allora è probabile che ci si incontri per collaborare.
Infine un’ultima cosa: le sere si faranno sempre più fredde ed il Comune proprio non ce la fa ad aprire o far aprire un altro dormitorio, mentre fuori c’è davvero tanta gente, mentre si pensa a come fare il «Museo temporaneo e la palestra della mente», anche fino all’apertura, non si potrebbe intanto cominciare ad ospitare qualcuno, non si potrebbe aprire un «bando di solidarietà» e pulire tutti insieme il posto per offrirlo a cominciare da questa «emergenza annuale»?
Pino Fusari
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