«Virtuale? Levatevi questa parola dalla testa. Nel mondo di internet ci sono le persone in carne ed ossa». E’ il Safer Internet day, sottotitolo Una vita da social, la giornata che in tutta Italia la polizia postale dedica al rapporto tra i minori e la Rete. All’istituto comprensivo Diaz-Manzoni di Catania, un centinaio di bambini e ragazzi ascoltano il vice questore Marcello La Bella e l’agente scelto Claudio Luca Mammano. Ancora piccoli, un’età compresa tra i 10 e i 13 anni, ma già naturalmente a loro agio tra chat e social. Nativi digitali. «Quando è stata la vostra prima volta?», chiede La Bella. La gara della precocità la vince una ragazzina nelle prime file: a 6 anni il primo profilo Facebook. Altri dicono 7, 8. La maggior parte a 10 anni faceva il suo primo ingresso sul web. Che, quasi sempre, corrisponde all’apertura di una pagina sul social di Mark Zuckerberg.
«L’età dei nativi digitali si abbassa sempre di più, la media oggi è tra i 7 e gli 8 anni», spiega La Bella. E’ questa una delle ragioni per cui i minori non hanno, molto spesso, alcuna percezione dei rischi a cui vanno incontro e dei reati che commettono. Gli uomini della polizia postale provano ad elencarli: è un reato falsificare la proria data di nascita per creare un profilo Facebook; così come parlare male dei compagni o postare foto di sè stessi o di altri senza l’autorizzazione dei genitori. «Ma noi lo facciamo sempre», replicano i ragazzi, per nulla preoccupati. Almeno fino a quando l’agente Mammano precisa: «Anche per uno solo di questi reati si rischia di finire in carcere». Nell’aula gremita cala il silenzio. Gli alunni ascoltano le storie raccontate dai poliziotti: dalla ragazzina che si è vista sottrarre la password per accedere al social dalla migliore amica, alla studentessa adescata da un adulto sul web.
Ogni dieci denunce pervenute alla polizia postale di Catania, tre coinvolgono come vittime dei minori. Sono questi i dati forniti da La Bella, che puntualizza: «I genitori sono i grandi assenti, non tanto perché non controllano i figli, ma perché non hanno consapevolezza di ciò che gli può accadere. Lasciare un bambino davanti ad un computer non è come lasciarlo davanti alla tv, ma è come se si trovasse solo in una grande metropoli». Secondo il dirigente, inoltre, non servono nuove leggi più restrittive. «Quelle che ci sono in Italia sono sufficienti – spiega – serve più prevenzione, l’impegno della polizia da solo non basta, bisogna coinvolgere media, associazioni e scuole».
Al di là degli eventi di carattere nazionale, come quello di oggi, tutti i giorni gli agenti scelti della polizia postale visitano le scuole. Nell’ultimo anno scolastico, a Catania e provincia sono stati 18mila gli studenti raggiunti dalle lezioni di navigazione sicura sul web. Il prossimo appuntamento con gli uomini della Postale è fissato per il 7 marzo in piazza Università.
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