La Palermo del film “E’ stato il figlio”? Uno spot negativo girato ad hoc

L’esperienza emotiva nel vedere il film “E’ stato il figlio” equivale a un pugno allo stomaco realizzato attraverso la rappresentazione distorta e irredimibilmente pessimista di un quartiere popolare “X” di Palermo. Rimane la sensazione che chi ha scritto questo film non ha abbia fatto attività sociale in nessun quartiere di Palermo: è una visione scostante, quasi razzista, del “popolino palermitano”, votato, secondo gli autori, sempre e comunque alla sconfitta.

Sono orribili i paesaggi urbani, proprio perché magnificamente rappresentati dalle sublimi capacità fotografiche e coinvolgenti del regista Daniele Ciprì, giustamente premiato più volte. Mirabilmente affrescata e splendidamente interpretata da un cast fenomenale (Toni Servillo, Giselda Volodi, Fabrizio Falco, una inarrivabile Aurora Quattrocchi, Benedetto Raneli, Piero Misuraca, Alfredo Castro, Giacomo Civiletti, Pier Giorgio Bellocchio), la storia è troppo brutta per essere vera. Si rappresenta solo ed esclusivamente il peggio delle classi popolari palermitane, finendo inevitabilmente per insultarle. (a sinistra, foto tratta da federicomauro.eu)

Ma, se non altro, il film ha un messaggio da dare, anzi due. Il primo è che il mondo, anche nelle peggiori favela delle peggiori realtà periferiche d’Italia, è molto meglio di quello rappresentato nel film. Anche perché, non ci vuole molto. Bisognerebbe fare una passeggiatina in un girone dantesco per avere di peggio dal punto di vista emotivo. Il secondo è che, dietro il messaggio senza speranza, c’è un monito, sia pure nascosto e quasi chiesastico: ecco dove si va a finire quando non esistono altri valori che la soddisfazione materiale. (a destra, foto tratta da spettacoli.blogosfere.it)

Un’altra nota positiva è che la Regione siciliana non ha finanziato il film. Sarebbe stato quanto mai autolesionistico spendere i soldi dei contribuenti siciliani per un film che dipinge in una maniera così avvelenata, distruttiva e senza speranza ciò che in realtà non è così: città come Palermo anche nelle peggiori periferie mantengono una vitalità neppure sospettata dagli autori del film. Insomma, le parti peggiori di Palermo sono esaltate a tal punto che sembra uno spot negativo girato “ad hoc”.

Troppo oscuro e vuoto è l’orizzonte che si rappresenta di una società, quella delle periferie palermitane, che, seppur lacera e disgregata, malata socialmente, non arriva che in rari casi agli eccessi rappresentati in “E’ stato il figlio”. Scuote la voglia dell’autore di dipingere tanti personaggi di una cattiveria luciferina con un attaccamento quasi morboso al male, anche nel gioco dei bimbi, e che finisce per tradire lo scopo: solo descrivendo il male e il bene si esprime un dipinto che regga la realtà umana e ne esalti le caratteristiche, soprattutto in queste realtà sociali.

Il film esprime solo personaggi negativi, malefici. Soprattutto il ruolo della “Nonna”, magistralmente interpretato dall’arte innata di Rori Quattrocchi, è di una cattiveria semplicemente abissale. Al pari della madre (intrepretata da una spettacolare Giselda Valodi) che, pur avendo già perso una figlia, non esita a spedire in galera il solo figlio che le rimane al fine di continuare a campare con i soldi guadagnati dall’assassino del proprio marito…

Siamo nell’ambito della rappresentazione del male puro. Difficile che esista una tale bestialità emotiva nella sia pur mostruosa realtà delle favela meridionali. (a sinistra, Daniele Ciprì, foto tratta da sentieriselvaggi.it) 

Gli unici eroi positivi sono le due vittime della tremebonda storia messa in scena: la bambina uccisa per sbaglio in un regolamento di conti e il fratello che paga per tutti facendosi mettere letteralmente in croce come il Cristo. Ah no… c’è un’altra vittima: il padre, lavoratore ma d’una ignoranza al limite dell’impossibile, che non esita a massacrare di pugni il proprio figlio per aver fatto un graffio alla propria macchina. Toni Servillo supera tutte le aspettative impersonandolo in maniera eccelsa: da Oscar per miglior attore protagonista.

Da vedere solo se si vogliono apprezzare le grandi qualità di regista e attori, i quali con la loro arte e le loro capacità, riescono a far rendere quasi credibile e quasi reale l’inferno estremo che si vorrebbe rappresentare.

Per fortuna, il mondo è molto migliore. E quando si esce dalla sala si tira un respiro di sollievo.

 

Gabriele Bonafede

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