La collezione di casacche per Alessandro Porto prosegue. L’assessore catanese approda – quanto sarà lunga la sosta lo si vedrà – nella Lega, assumendo il ruolo di coordinatore politico in provincia di Catania e portando così a due i posti gli esponenti del Carroccio nella giunta Pogliese. Il neoleghista condividerà il proprio ruolo con Anastasio Carrà, sindaco di Motta. «Con le sue deleghe alla Protezione Civile, ha dato prova di eccellenti capacità gestionali delle emergenze e la sua scelta è motivo di soddisfazione ed orgoglio», si legge in una nota della segreteria siciliana della Lega. L’annuncio è arrivato nella giornata in cui ad arrivare a Catania – per presentarsi davanti al giudice chiamato a esprimersi sulla richiesta di processarlo per sequestro di persona – è stato Matteo Salvini.
Ripercorrere la carriera politica di Porto è un po’ come mettersi in un frullatore e abbandonarsi alla forza centripeta. Consigliere comunale dell’Mpa di Raffaele Lombardo, è stato capogruppo di Con Bianco per Catania, ma anche candidato alle Regionali con Forza Italia e commissario provinciale Udc. Adesso è leghista. L’attitudine eclettica portò poco più di tre anni fa – mancavano poche settimane alle elezioni regionali – ad annunciare, con tanto di manifesti ma senza simboli di partito, il proprio sostegno al candidato presidente del centrosinistra Fabrizio Micari, salvo poi fare l’ennesima giravolta e trovare un posticino tra le fila della coalizione che ha portato Nello Musumeci a palazzo d’Orleans. Alla fine, tuttavia, l’attuale assessore di Catania non riuscì a essere eletto, dovendosi accontentare di un posto nel gabinetto dell’assessore Mimmo Turano.
A parlare di lui – ma sulla vicenda non ci sono stati ulteriori riscontri e si è conclusa con un’archiviazione -, è stato anche anche il collaboratore di giustizia Gaetano D’Aquino, nel corso del processo per concorso esterno a Raffaele Lombardo. L’ex boss ha dichiarato di averlo incontrato anche durante una riunione elettorale in un bar della zona Vulcania, ma Porto davanti al giudice ha negato la circostanza e promesso querele. Fatti tuttavia che gli valsero la citazione da parte della commissione regionale Antimafia dell’era Crocetta, quando a guidarla c’era proprio Musumeci.
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