Sulla questione dello Statuto dell’Università di Catania interviene con un documento il Coordinamento unico d’Ateneo. Non si tratta solo di una critica al metodo scelto dal Rettore, prof. Antonino Recca, per designare i metodi della commissione che dovrà modificare lo Statuto; ma di una organica proposta su specifici temi: democrazia partecipativa, elezione del Rettore, Consiglio di amministrazione, Senato accademico, composizione e funzione dei dipartimenti. Ecco il testo.
PER UNO STATUTO DEMOCRATICO DELL’UNIVERSITA’ DI CATANIA PROPOSTA DEL COORDINAMENTO UNICO D’ATENEO
1. Principi ispiratori, metodo e partecipazione
Lo statuto dell’Università di Catania dovrà essere ispirato ai principi della democrazia rappresentativa e partecipativa. Riteniamo inaccettabile qualsiasi forma che limiti la partecipazione di tutte le componenti universitarie* alla revisione dello statuto e, pertanto, valutiamo negativamente il meccanismo di nomina e cooptazione scelto dal Rettore per designare i membri della commissione di modifica dello statuto. Le procedure per la stesura dovranno essere caratterizzate dalla massima trasparenza e partecipazione; tutti gli atti della commissione dovranno essere pubblici e reperibili sul sito dell’ateneo e dovranno essere tenute audizioni e assemblee pubbliche e aperte a tutte le componenti universitarie in ciascuna area o facoltà, da tenersi alla presenza della commissione incaricata della stesura, dalle quali emergano le linee del nuovo statuto e nelle quali si possa poi dibattere la bozza proposta dalla commissione. Nella dichiarazione sui “Principi generali”, dovrà essere contenuto che l’Università è un’istituzione pubblica e che non persegue fini di lucro, sottolineando che nessuno dei suoi organi decisionali persegue queste finalità, e che il suo fine è quello di essere promotrice di crescita culturale attraverso lo svolgimento sinergico e inscindibile di ricerca e didattica. Va sancita la libertà di insegnamento e di ricerca, la centralità dello studente e di tutte le sue esigenze, e la pari dignità tra tutti i lavoratori all’interno degli atenei. Nessun apporto finanziario esterno può essere determinante per il funzionamento ordinario dell’Università e condizionare la libertà di ricerca e insegnamento.
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* Per “componenti universitarie” si intendono i professori ordinari e associati, i ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato, il personale contrattualizzato (i lavoratori regolati dal CCNL, tecnico-amministrativi, bibliotecari, lettori/CEL, ecc.), i dottorandi, gli specializzandi, gli studenti e tutto il personale con rapporto di lavoro a tempo determinato (precari.
2. Democrazia partecipativa
Riteniamo che, nonostante l’approvazione della L. 240/10, oggi si debba lanciare la sfida dell’espansione dei diritti e della partecipazione democratica alle scelte operate nei propri luoghi di formazione. È evidente da parte del ministro Gelmini la volontà di accentrare la maggior parte dei poteri decisionali nelle mani dei rettori, di pochi professori ordinari e di enti esterni all’università. Risulta quindi necessaria una mobilitazione che vada nella direzione di aumentare la qualità della partecipazione di tutte le componenti degli atenei nelle scelte che li riguardano, sia garantendo forme di democrazia diretta, sia provando a coniugare questi nuovi strumenti con quelli tradizionali della rappresentanza. Pertanto, dovranno essere previsti all’interno del nuovo statuto strumenti e forme di partecipazione e democrazia diretta, quali referendum, delibere di iniziativa popolare, meccanismi di iniziativa studentesca, progettazione partecipata nel campo dell’edilizia. Proponiamo inoltre l’obbligo di redigere un bilancio sociale (rendicontazione partecipata volta a informare tutta la comunità e i suoi interlocutori sulle scelte operate, le attività svolte e i servizi resi).
Il nuovo statuto dovrà garantire che tutte le decisioni prese all’interno degli organi di governo siano assunte nella massima trasparenza. Le sedute del Senato e del CdA devono essere pubbliche, laddove possibile anche in via telematica, e per tutti gli organi deve essere garantita la pubblicità, la tempestiva diffusione e reperibilità degli atti e dei verbali. All’interno di ogni organo accademico dovrà essere garantita la presenza di una rappresentanza di ogni componente. In particolare relativamente agli studenti, si deve tenere presente il vincolo del 15% come presenza minima della rappresentanza come previsto dall’articolo 6, comma 1, del decreto-legge 21 aprile 1995, n.120.
Le seguenti proposte riguardanti, al momento, solo alcuni dei più importanti organi accademici, sono dunque ispirate al principio democratico secondo cui tutte le componenti che lavorano e studiano nell’ateneo, e non soltanto alcune, devono partecipare alla loro gestione, in continuità con le rivendicazioni espresse dalla mobilitazione dei mesi precedenti e in contrasto con la volontà del governo e del legislatore di accentrare i poteri decisionali nelle mani di poche figure di vertice (rettori e professori ordinari). Inoltre, il principio della pari rappresentanza delle tre fasce di docenza (ordinari, associati, ricercatori) è anch’esso in continuità e logicamente coerente con la rivendicazione del ruolo unico della docenza, espresso dal Coordinamento e dal movimento di protesta.
3. Elezione del Rettore
L’elettorato attivo per la carica di Rettore deve essere costituito da tutti i professori ordinari (PO), professori associati (PA), ricercatori a tempo indeterminato (RTI) e a tempo determinato (RTD) e personale equiparato, dai precari della ricerca. Inoltre deve essere previsto un voto ponderato, nella misura più ampia possibile, degli studenti, dei dottorandi, degli specializzandi e del personale tecnico-amministrativo. Il peso degli studenti deve raggiungere almeno quel 15% in rapporto al personale docente che è la quota studentesca in ogni organo. L’elettorato passivo deve essere limitato ai PO dell’ateneo.
4. Consiglio di Amministrazione
Per quanto riguarda le modalità di scelta dei componenti del CdA esprimiamo le seguenti considerazioni.
1. Non riteniamo opportuno che a scegliere sia il Rettore, sia per quanto riguarda i componenti esterni che quelli interni. La Legge 240/2010 ha accresciuto i poteri del Rettore. E’ quindi sbagliato accrescerli ulteriormente permettendogli di scegliere qualcuno dei componenti del CdA.
2. Non riteniamo opportuno che a scegliere sia il Senato Accademico. I due consessi (Senato Accademico e CdA) devono essere autonomi e non subordinati l’uno all’altro.
3. Per lo stesso motivo siamo contrari che a scegliere sia una commissione formata dai direttori dei dipartimenti. E’ molto probabile, infatti, che questi facciano parte di diritto del Senato Accademico.
4. Riteniamo invece preferibile che la scelta dei componenti del CdA venga effettuata da una commissione di saggi che rappresenti, in egual misura, tutte le aree scientifico disciplinari.
La proposta che avanziamo è dunque la seguente.
Si individuino tre corpi elettorali in analogia con le tre macro-aree indicate dal CUN, anche qualora queste ultime non siano state ancora definitivamente approvate dal Ministero. Queste tre macro-aree dovrebbero essere così formate:
1. Macro-Area A: Scienze e tecnologie formali e sperimentali. Ricomprende le Aree 01, 02, 03, 04, 08, 09 (483)
2. Macro-Area B: Scienze della vita. Ricomprende le Aree 05, 06, 07 (551)
3. Macro-Area C: Scienze umane, politiche e sociali. Ricomprende le Aree 10, 11, 12, 13, 14 (478)
L’elettorato attivo, per macro-area, sarà composto da tutti i docenti (ordinari, associati e ricercatori TI e TD) e, nella misura più ampia possibile, gli assegnisti di ricerca, i dottorandi, gli specializzandi e i T.A.. Gli studenti eleggeranno i loro due rappresentanti. Per quanto riguarda l’elettorato passivo, ognuna di queste Macro-Aree eleggerà 3 docenti (un ordinario, un associato e un ricercatore TI o TD), per un totale di 9 docenti che formeranno la commissione di saggi che elaborerà ed emanerà i bandi per la selezione sia dei 3 componenti esterni che dei 5 interni del CdA (questi ultimi scelti tra il personale di ruolo dell’Ateneo, compresi i T.A.), nel rispetto dei vincoli di compatibilità ed eleggibilità presenti nello Statuto. La commissione esaminerà, quindi, i curricula e sceglierà i componenti del CdA. La commissione resterà in carica per due mandati del CdA, sia per la conferma o meno, al termine del primo mandato, dei componenti del CdA, sia per l’ eventuale sostituzione di qualcuno di essi. Occorre prevedere inoltre la possibilità che il CdA, o parte di esso, possa essere sfiduciato dalla commissione, per decisione autonoma oppure per iniziativa dei tre corpi elettorali.
La presenza di componenti esterni ai ruoli dell’Ateneo nel CDA richiede la previsione, all’interno dello Statuto, di alcune elementari criteri ex-ante che sanciscano il regime di incompatibilità degli stessi componenti. In relazione ai componenti esterni, devono essere considerati incompatibili – e dunque non candidabili – i soggetti che abbiano ricoperto, nei sei anni precedenti:
– cariche politiche elettive nell’ambito di istituzioni nazionali, regionali e locali
– incarichi in organismi politici esecutivi
– cariche di direzione sindacale
– cariche di direzione di partito
– cariche all’interno di CDA di enti pubblici e privati che abbiano rapporti contrattuali a qualunque titolo con l’Università.
Si escludono dalla selezione soggetti che abbiano ricevuto condanne per reati contro la pubblica amministrazione e contro la pubblica fede. È necessario che, nello stilare i bandi, la commissione valutatrice tenga conto dei requisiti di legge relativi alla qualità del curriculum, alla alta qualificazione scientifica e culturale e alla capacità di conduzione manageriale, per un tempo congruo, certificate dai candidati. Per i componenti interni del CDA, provenienti dai ruoli interni dell’Ateneo, la scelta deve essere effettuata tra personalità in possesso di comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un’esperienza professionale di alto livello, con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica e culturale, e in particolare alla attività di ricerca che deve essere di chiara proiezione internazionale. Requisito necessario di nomina è quello della distanza al momento dell’insediamento di almeno quattro anni – tempo di nomina del CDA – dalla messa fuori ruolo.
5. Senato Accademico
Riguardo al Senato Accademico premettiamo i seguenti principi ispiratori:
– Il Senato Accademico deve essere elettivo e deve essere garantita, per quanto possibile, pari rappresentanza ai professori ordinari, professori associati e ricercatori a tempo indeterminato e determinato, nella misura consentita dalla legge;
– Nessun rappresentante di enti esterni all’università dovrà essere presente all’interno del Senato Accademico;
– A tutto il corpo docente, senza distinzione di fascia, deve essere garantito l’elettorato attivo e passivo;
– Devono essere previste una rappresentanza dei ricercatori precari e dei tecnici amministrativi nella misura più ampia possibile a seguito delle limitazioni previste dalla legge; una rappresentanza degli studenti non inferiore al 15%, come previsto dall’articolo 6, comma 1, del decreto-legge 21 aprile 1995, n.120; una rappresentanza specifica dei dottorandi e degli specializzandi;
– Il Senato Accademico dovrà mantenere nella misura maggiore possibile tutti i poteri di scelta politica. In particolare si deve prevedere che il SA deliberi su qualsiasi proposta in merito alla didattica, alla ricerca e ai servizi agli studenti, dando parere obbligatorio al CdA e, laddove possibile, vincolante. In particolare, applicando i suddetti principi nei limiti imposti dalla legge (la presenza di almeno 2/3 di docenti, di cui almeno 1/3 Direttori di dipartimento, rappresentativi delle aree scientifico-disciplinari), la nostra proposta è la seguente.
Il Senato dovrà essere composto dal numero massimo di componenti previsto per legge, ovvero 35 membri così suddivisi:
– Il Rettore;
– 12 Direttori di dipartimento, 4 per ciascuna delle tre macroaree individuate per la designazione del CdA (sorteggiati, per ogni macroarea, tra tutti i direttori dei dipartimenti ad essa afferenti, e prevedendo dei meccanismi di rotazione);
– 14 docenti, uno per ciascuna area CUN, eletti successivamente alla designazione dei 12 Direttori di dipartimento, in modo da equilibrare quanto più è possibile la rappresentanza delle tre fasce di docenza (p.e. se i 12 Direttori di dipartimento dovessero essere tutti PO, i 14 docenti eletti saranno 7 PA e 7 RTI/TD, sorteggiando le aree rappresentate dai PA e quelle rappresentate dai RTI/TD e prevedendo meccanismi di rotazione);
– 5 rappresentanti degli Studenti;
– 2 rappresentanti dei T.A.;
– 1 rappresentante dei ricercatori precari, dottorandi e degli specializzandi;
6. Composizione e funzioni dei dipartimenti.
Ai Dipartimenti compete l’elaborazione di linee programmatiche e strategiche pluriennali. La riorganizzazione dei dipartimenti dovrà comprendere uno o più Settori Scientifico Disciplinari, omogenei per fini o per metodi, secondo i seguenti criteri:
1. dichiarata e comprovata collaborazione scientifica;
2. dotazione di attrezzature scientifiche e didattiche del dipartimento, utili all’attività di ricerca/didattica dell’afferente;
3. esigenze didattiche relative ai corsi strutturati dal dipartimento.
Il Consiglio di dipartimento dovrà essere costituito da tutti i docenti (PO, PA, RTI e RTD) e da un’adeguata rappresentanza dei precari, dei TA, dei dottorandi/specializzandi e degli studenti, e dovrà coincidere con l’elettorato attivo per l’elezione del Direttore di Dipartimento. Quest’ultimo dovrà essere eletto (elettorato passivo) tra tutti i docenti facenti parte del Consiglio. Dovrà essere salvaguardata la parità numerica delle tre fasce di docenza nell’elettorato attivo e passivo per la formazione delle Giunte di Dipartimento. In queste dovrà essere garantita la presenza di almeno un rappresentante del personale TA.
Dovrà confermarsi l’attribuzione ai Dipartimenti della competenza a formulare al CdA e al Senato Accademico proposte in materia di programmazione e della competenza a deliberare sulle chiamate di professori e ricercatori, nonché l’approvazione delle richieste di posti per la programmazione da parte del Consiglio di dipartimento in seduta plenaria sulla base delle linee strategiche.
Coordinamento Unico d’Ateneo
Catania, 24/3/2011
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