La mozione di sfiducia a Crocetta affonda il PD e il Pdl

I GRILLINI RAGGIUNGONO DUE OBIETTIVI. PRIMO: HANNO DIMOSTRATO, CON I FATTI, LA POCHEZZA – CULTURALE PRIMA CHE POLITICA – DEL PARTITO DEMOCRATICO SICILIANO. SECONDO: IN SICILIA ALFANO E LA SUA BAND CONTANO QUANTO IL DUE DI COPPE CON LA BRISCOLA A DENARI… INSOMMA, I DUE PARTITI CHE GOVERNANO A ROMA IN SICILIA NON HANNO UNA CLASSE DIRIGENTE DEGNA DI QUESTO NOME

Dopo l’intensa giornata parlamentare di ieri si tirano le somme. Quasi tutti gli osservatori (a parte i professionisti del ‘lecchinaggio’ governativo, ovviamente), fanno notare che la mozione di sfiducia al Governo regionale di Rosario Crocetta, partendo da 14 voti, prima è arrivata a 18 (numero di deputati indispensabile per la presentazione in Aula) e poi, al momento del voto, ha raggiunto quota 31.

Di fatto, il numero di parlamentari che ha votato contro il Governo è più che raddoppiato. Anche se il vero risultato della giornata di ieri non è contabile, ma politico. E riguarda il PD e il Pdl. I due Partiti che a Roma governano (o quasi) l’Italia. Proviamo a illustrarlo.

La mozione di sfiducia ha messo a nudo, in primo luogo, le contraddizioni di PD e Pdl.

Nel primo caso – il riferimento è al PD – abbiamo assistito alla debacle, che è culturale prima che politica, di questo Partito. Fino a tre settimane addietro tra l’attuale presidente della Regione e questo schieramento politico, come ha giustamente osservato ieri Nello Musumeci, sono volati gli stracci e i piatti. Poi, improvvisamente, è subentrata la calma piatta.

C’è stato un chiarimento politico tra PD e il Megafono del presidente Crocetta, del Senatore Giuseppe Lumia e del gruppo di potere rappresentato da chi, ormai da anni, si è impossessato di Confinduistria Sicilia, trasformando un’organizzazione imprenditoriale in un’impropria forza politica? No. C’è stato soltanto un accordo di potere del quale si conosce poco e si immagina molto.

Ciò che viene fuori agli occhi degli iscritti, dei militanti e dei simpatizzanti di questo Partito è la direzione schizofrenica del PD siciliano, che cambia linea politica da un giorno all’altro senza fornire alcuna spiegazione. Se venti giorni fa bruciavano ancora le ferite di un Megafono che alle ultime elezioni comunali aveva presentato candidati in mezza Sicilia, umiliando, in alcuni casi, i dirigenti locali del Partito Democratico e facendo perdere voti e credibilità al PD, oggi tutto sembra essere stato dimenticato.

Crocetta e Lumia, dopo aver provocato enormi danni – incredibile quello che è successo a Piazza Armerina, a Medica e a Ragusa: ma sono solo tre esempi: se ne potrebbero citare altri – sono di nuovo due ‘autorevoli’ dirigenti del PD siciliano. Mentre il Megafono, da movimento politico ‘autonomo’, è diventato una ‘costola’ del PD, al quale presto si federerà.

Poco importa se gli stessi Crocetta e Lumia, agli illusi che gli vanno ancora dietro, hanno raccontato l’esatto contrario: e, cioè, che il Megafono è un movimento politico autonomo dal PD. La verità è che quello che conta, per il PD e per il Megafono, non sono certo i contenuti culturali e politici, ma i ‘contenitori’ da riempire da chi continua a votare per queste mezze figure da politica-politicante.

Spiace dirlo, ma la classe dirigente della Sinistra siciliana – i Nino Mannino, i Gianni Parisi, gli Ino Vizzini, i Nino Consiglio, i Michelangelo Russo, i Luigi Colaianni, i Franco Piro per citarne solo alcuni – è del tutto scomparsa senza aver lasciato eredi. Il posto è stato preso da ‘nani’ della politica: ‘pagnottisti’ e ‘saccunari’ che non riescono a vedere al di là del proprio ‘culo’: cacciatori di poltrone dediti solo ai propri ‘orticelli’, ai corsi di formazione professionale, alle liquidazioni (e agli incarichi da affidare agli ‘amici’) negli ex consorzi Asi e via continuando con le clientele.

Ieri, a Sala d’Ercole, i parlamentari del PD avrebbero dovuto ribadire il dissenso del loro Partito verso un Governo fallimentare che, fino ad ora, ha prodotto solo enormi danni alla Sicilia (cose peraltro dette in comunicati stampa ufficiali dai vertici del PD siciliano fino a venti giorni fa). Avrebbero dovuto stigmatizzare la legalità amministrativa che il Governo Crocetta ha calpestato. Spiegando al proprio elettorato che il voto favorevole al Governo non sarebbe stato un elogio a Crocetta e ai suoi assessori, ma un atto dovuto di rispetto ai tanti elettori del PD che hanno creduto e votato Crocetta perché si aspettavano un cambiamento vero nel governo della Regione, a cominciare dal ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.

La parole – soprattutto in certi difficili passaggi politici e parlamentari – sono sostanza. Ma dalle parole pronunciate in Aula ieri dagli esponenti del PD non è venuto fuori alcun ragionamento politico di ampio respiro. Certo, chi non ha capacità politiche non può inventarsele. Non ci si improvvisa bravi. Si possono copiare versioni, temi, compiti di matematica. Si può ‘volare’ all’università con le materie superate grazie a una raccomandazione dietro l’altra. Poi, però, a ‘bocciare’ questi furbi ci pensa la vita.

E ieri, per i parlamentari del PD presenti in Aula – figli della ‘furbizia’ – la ‘bocciatura’ è stata solenne. Non hanno parlato delle tante cose che li divide da Crocetta e dal suo non-Governo della Sicilia. Non un accenno agli oltre 200 Comuni con i dipendenti senza stipendio da due mesi (lo ha ricordato proprio ieri il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta). Non una parola sull’ormai integrale deindustrializzazione della Sicilia (ci rimangono solo le cementerie, le raffinerie e i fallimentari stabilimenti chimici: guarda caso, solo i gruppi che inquinano la nostra Isola e pagano le imposte per lo più in Lombardia…).

Nulla sulla crisi dell’agricoltura e sui fondi del Piano di sviluppo rurale (oltre 2 miliardi di euro!) finiti chissà dove. Nulla sulla scomparsa di un miliardo e 600 milioni di euro del Fondo sociale europeo. Non una parola sulla crisi del turismo (l’incredibile ‘caso’ di Pollina e altre vicende negative continuano a ‘suscitare’ il totale disinteresse della politica regionale). Nulla sul dissesto del bilancio regionale tenuto nascosto per volere di Roma. Perché la reale conoscenza dei ‘buchi’ del bilancio regionale farebbe sprofondare l’Italia che, in realtà, è già sprofondata grazie ai Governi Berlusconi, Monti e Letta-Alfano.

Nulla di tutto questo. Solo una giustificazione che non giustifica alcunché: il PD h criticato il Governo Crocetta per migliorare la sua azione… Penoso.

Ieri, insomma, il PD siciliano, a dispetto di tante persone per bene che ci credono, ha dimostrato di non avere una classe dirigente all’altezza del compito che è chiamata a svolgere. E ha dimostrato che, se questo Partito esiste ancora, esiste perché la base è sana e perché la stessa base non ha un’alternativa credibile e possibile.

Se si dovesse formare uno schieramento di sinistra serio, superando le divisioni che oggi contraddistinguono Sel, Rifondazione, Ingroia e i Sociliasti, il PD siciliano avrebbe serie difficoltà. Molto più serie di quelle che ha incontrato fino ad oggi.

Non è andata meglio al Pdl. La mozione di sfiducia dei grillini ha messo a nudo le contraddizioni e le divisioni di uno schieramento dove i tradimenti e i traditori non hanno la maggioranza.

Ieri, di fatto, è stata sconfessata la linea della segreteria regionale e del capogruppo di questo Partito. Il Pdl, in conferenza stampa, aveva annunciano ‘solennemente’ che non avrebbe votato in favore della mozione di sfiducia dei grillini. Bisognava dare al Governo – sono state le ultime parole famose del capogruppo del Pdl all’Ars, Nino D’Asero – altri tre mesi di tempo e bla bla bla.

Un’ora dopo la conferenza stampa Marco Falcone, autorevole esponente del Pdl a Sala d’Ercole, apponeva la propria firma alla mozione di sfiducia, dimostrando, nei fatti, che la risoluzione della segreteria regionale e del capogruppo del Pdl all’Ars era solo carta straccia.

Ieri, alla fine, per il povero D’Asero è stata una Caporetto: quasi tutto il gruppo parlamentare del Pdl ha votato la sfiducia al Governo.

Per mezzo Pdl siciliano è un paradosso. Ci riferiamo proprio a D’Asero, espressione di quella parte del Pdl – che fa capo ad Angelino Alfano, a Pino Firrarello e all’ ‘intellettuale’ del gruppo, alias Giuseppe Castiglione – che sottobanco appoggia il Governo Crocetta. Pensate un po’: votare contro un Governo pur avendo un assessore in Giunta!

Certo, D’Asero e compagni avevano la certezza che la mozione avrebbe sì preso più voti del previsto, ma non sarebbe comunque stata approvata.

In ogni caso, il Pdl ufficiale, dalla giornata di ieri, esce a pezzi. Segreteria regionale e capogruppo, messi insieme, contano quanto il due di coppe con la briscola a denari.

Il messaggio politico è chiarissimo: Alfano, Firrarello e Castiglione, ovvero i ‘traditori’ che dovrebbero togliere voti a Berlusconi in Sicilia, non hanno seguito: né dentro l’Ars, né – soprattutto – fuori.

 

Redazione

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