La mancata protesta dei Forconi, tutto previsto. E su gli indipendentisti siciliani…

PERCHE’ LE PIAZZE SICILIANE NON SI SONO RIEMPITE? PERCHE’ MARIANO FERRO SI E’ DISSOCIATO DALLA MANIFESTAZIONE A ROMA? PERCHE’ GLI INDIPENDENTISTI I SICILIANI NON GLI HANNO CREDUTO? L’ANALISI DI FRANCESCO GIORDANO

 

E’ finita come doveva finire la cosiddetta, tanto sbandierata, rivolta nazionale dei “Forconi”. La sintetizziamo con una celebre battuta di Franco Franchi: “a schifìu”. Non poteva essere diversamente, del resto. I prodromi dell’insuccesso popolare c’erano tutti, anche se il peggior sordo, o cieco, è colui che si rifiuta di sentire o vedere. E guarda caso, tali soggetti si annidano tra coloro, la gran maggioranza, che hanno le greppie sicure nel proprio conto corrente bancario o postale, o non hanno problemi a mettere insieme il pranzo con la cena, o si baloccano con teorie politiche desuete e sovente condannate dalla Storia (chi ancora ciancia del comunismo, per esempio, scorra la pubblicazione, edita da un pool di storici francesi nel 1997 (nel 1998 in Italia), “Il libro nero del comunismo”, un volume che dovrebbe essere adottato nelle scuole pubbliche, onde capire chi furono coloro i quali, ammantandosi di una ideologia sanguinaria, non solo snaturarono la originaria concezione socialista, ma la uccisero nella loro orgia di assassini. Cioè quei che hanno la situazione economica più o meno certa, non si smuovono perchè non conviene loro: chi non ha nulla e nulla avrebbe da perdere, è conservatore per natura e non fa ghigliottine politiche in piazza. Il sinistrume becero è altresì avido di poltrone e posti sindacalizzati.

Che altro poteva accadere, se non il nulla?
Nessuno strato popolare ha quindi appoggiato la rivolta delle piazze che in Italia ha avuto l’etichetta dei “Forconi”, etichetta del resto di matrice siciliana, se è vero che i comitati si definiscono “del 9 dicembre”. L’attuale Governo ha avuto facile modo di stroncare ogni velleità di ribalderie, con le circolari del Ministero dell’Interno ai Prefetti e Questori ove si fece divieto di assembramenti nelle piazze e di bloccare la pubblica circolazione, pur salvaguardando il diritto alla protesta costituzionalmente garantito. Le esplosioni ribellistiche di Genova, di Torino e di Milano e Cerignola e altre piazze, furono facilmente sedate, essendo opera di facinorosi. Così il gruppo di CasaPound che a Roma ha tolto la bandiera dell’Unione Europea, fu manganellato senza pietà (vedasi il video pubblicato dal Corriere.it) da quegli stessi poliziotti la cui matrice ideologica, spesso, non è nelle linee generali lontana dai ragazzi picchiati. Questo fa parte del “grande gioco”, avrebbe commentato Kipling.
Riguardo la Sicilia, come il Continente italiano, era già tutto scritto: gli accordi del Governo nazionale con gli autotrasportatori italiani e siciliani, siglati dal Ministro Lupi e qui da noi dal Sottosegretario Castiglione, hanno ottenuto la revoca del progettato sciopero dei camions. E basta così: allorchè gli automezzi pesanti i quali trasportano tutte le derrate indispensabili e i carburanti, non hanno scioperato, era palese l’inanità della protesta.
Non per i “Forconi”, i quali hanno ottenuto, fatta salva la buona fede di alcuni tra cui ci piace citare Franco Crupi, che ha pure beccato una denuncia perchè ha diviso dei volantini al casello autostradale di San Gregorio senza autorizzazione (denunzia che lo stato ‘nato dalla resistenza’ ha elevato in base all’articolo 17 della Costituzione, e passim: ma, ciò che più colpisce, e chi vuole capire capisca, in forza di tre Regi Decreti, di cui uno del 1931 e due del 1940, il secondo emanato durante la guerra…!!!.. lo scriviamo per averlo letto dal foglio che Crupi ci ha mostrato firmato dal Questore), quella visibilità a loro utile, ma hanno pure verificato che la gente, anche e soprattutto quella bisognosa, non era con loro.

Per formare venerdì 14 dicembre un corteo a Catania, dove come in tutta l’isola le proteste hanno avuto carattere pacifico e rispettoso delle ordinanze, è intervenuta Forza Nuova, che riesce a raccogliere un centinaio di aderenti. Altrimenti sarebbero stati solo una decina , i cosiddetti “Forconi”. Da qui la decisione del loro capo, Mariano Ferro, di non andare a Roma. Giusto temere le strumentalizzazioni: ma cosa mai avrebbero ottenuto, a fronte della forza non già del Governo, ma della assenza della popolazione che non ha condiviso il loro modo di protestare, non si intuisce.
“Mandiamo a casa i politici” è uno slogan accettabile: però, siccome siamo in regime democratico parlamentare, almeno sinora, si pongono due questioni: o si sostituiscono i politici con altri politici, oppure si sceglie la strada con scaltrezza e obliquamente indicata da Beppe Grillo, che non casualmente giorni fa invia una lettera aperta ai capi di polizia, Carabinieri ed Esercito: schieratevi con la gente e non contro chi protesta. E se la gente ora è stata poca, in futuro non si sa. Intanto il messaggio è lanciato a chi di dovere. Se fossimo stati negli anni Sessanta del XX secolo e si avesse ancora un minimo di memoria storica e capacità di discernimento politico, ciò sarebbe stato letto come fu il “golpe” del 21 aprile del 1967 in Grecia. Quello cosiddetto dei “colonnelli”, Papadopulos, Makarezos e Pattakos (che era generale). Forse che in Grecia oggi, data la miseria dilagante nella Patria di Aristotile e Senofonte, se una dittatura garantisse stipendi certi, pensioni minime e reddito di cittadinanza, la popolazione non l’appoggerebbe? Alba Dorata docet. Ma questo può farlo anche una repubblica parlamentare: che però è avida del sangue dei cittadini, almeno attualmente.
Insomma, o si continua col regime dei politici, riformabile quanto si vuole e deprecabile quanto si deve, o c’è la dittatura. E qui non facciamo distinzioni di sostanza ma di forma, poichè non sappiamo se, nell’attuale frangente sociale, sia più auspicabile una dittatura militare o l’attuale democrazia decadente. Crediamo tuttavia che a livello nazionale il messaggio inconscio sia stato recepito. E che la gente, pur stufa della attuale classe politica a tutti i livelli, non intenda -per ora- sostituirla con un regime militare-poliziesco. In Sicilia, peggio che mai. Nell’Isola tutti i protestatari dimenticano, o fingono di dimenticare (ma non lo dimentica il Governo nazionale nè i politici di professione) che alle elezioni regionali del 28 ottobre 2012 il 53% degli elettori, cioè la maggioranza, non è andato a votare. Questi i fatti. E si affannano a rimediare, cripticamente, a tale aperto vulnus democratico.

Tra “forconi”, populisti, liste civiche, unioni di sicilianisti nate ex novo (ce ne occuperemo a breve) si avvicinano le europee. Anche i “forconi”, qualcuno vocifera, intendono formare un partito, una lista. Non è bastata l’esperienza deludente delle regionali dell’anno scorso? E’ ora di tornare a prendere di nuovo in giro i cittadini, specie gli ignoranti e anche i bisognosi, con la fiaba dei “ludi cartacei”, definizione di quell’uomo sotto il cui Governo furono emanati i Regi Decreti anzidetti (oh, era una dittatura, guarda un po’…). Neppure il classico “pusticéddu” però ora, stante il fallimento dell’economia, i politici possono far balenare tra le promesse. Illegalmente, s’intende. I siciliani, che hanno una concezione della ‘legalità’ su cui sono stati scritti romanzi, lo sanno e fanno loro il gesto dell’ombrello. Nel modo più cònsono, ovvero disertando le urne.
Ultima notazione, sugli indipendentisti siciliani: taluni hanno deprecato il loro dissenso dalla mancata rivolta dei “Forconi”. Forse perchè sapevano come andava a finire? Forse perchè fu troppo incentrata sull’Unità nazionale, tema da sempre indigesto ai “separatisti”? Forse perchè il popolo siciliano sa di essere un mondo a sè e di antica civiltà, e non ha necessità di dimostrare il proprio disgusto in maniera plateale? Palermo non si è mossa, Messina non pervenuta; di Catania alcuni, ripetendo una frase stupida, han detto che è “puttana”. Ma le puttane, e bisognerebbe avere rispetto per le lavoratrici del sesso, almeno si fanno pagare, magari non tanto, ma si fanno pagare. In questo caso “non s’acchiappa nènti”. Niente dai “Forconi”, niente dai politici (tranne ai raìs collettori di voti… ma il loro gioco è scoperto oramai). Per cui, che motivo si ha per protestare? O per andare a votare? Sano realismo, nulla più. Il realismo di chi vive in un’Isola le cui ore sono la più gran parte, irradiate dal Sole. Astro del quale il dies natalis coincide con la nascita del Divin Bimbo, che ci apprestiamo a celebrare, i cui doni liberali sono la forze della gente nostra.
Francesco Giordano

Francesco Giordano

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