La giusta alimentazione per prevenire l’Alzheimer

MOLTO IMPORTANTI, TRA I CIBI, SONO VERDURA, FRUTTA FRESCA, FRUTTA SECCA E L’USO FREQUENTE DI ALCUNE SPEZIE: IN TESTA LA CURCUMA

di Maddalena Albasese

La malattia di Alzheimer, come abbiamo letto nell’articolo già pubblicato stamattina è una patologia degenerativa del SNC che comporta la lenta alienazione da sé e dalla vita passata, presente e futura del paziente che ne viene falciato.

È inoltre, sicuramente, un peso sempre maggiore in termini di costi materiali, psicologici e spirituali per la società, intesa come famiglia del paziente, posto di lavoro dei familiari, le Regioni che si fanno carico dei malati, il sistema sanitario nazionale. Per dirla con una parola: per lo Stato.

Abbiamo anche visto che esistono mezzi per diagnosticare precocemente il morbo di Alzheimer, in maniera da trattarlo precocemente.

Ma che significa “trattarlo precocemente”? Significa somministrare durante la fase iniziale (la più iniziale possibile) della malattia quei farmaci che la sperimentazione scientifica attuale utilizza per mantenere un po’ più attiva la memoria a breve termine, le concentrazione e le capacità relazionali, che come abbiamo visto sono le facoltà danneggiate dall’evoluzione del morbo.

Non entriamo in spiegazioni istopatologiche approfondite perché non è il nostro campo specifico, ma diciamo semplicemente che queste aletrazioni accadono perché viene danneggiata soprattutto una zona sottocorticale chiamata “ippocampo” ed alcune aree vicine preposte al controllo di queste funzioni. Il danneggiamento è dovuto alla presenza della cosiddetta sostanza amiloide, che si deposita a formare delle placche: la placche beta amiloidi.

Sull’etiopatogenesi dell’origine di queste si sono fatte varie ipotesi, dalla degenerazione tissutale all’infezione da prioni, ma ancora una formulazione univoca non si è trovata, forse perché non c’è, forse proprio perché l’etiopatogenesi è multifattoriale.

Tra i fattori, quello predominante si è scoperto essere l’alimentazione.

Già Ippocrate (460-357 a.C.) diceva: “Chi non conosce il cibo non può capire le malattie dell’uomo”; perché, infatti, la prevenzione primaria delle malattie risiede innanzitutto in una corretta alimentazione ed in un corretto stile di vita.

Se focalizziamo in particolare questo concetto sull’Alzheimer dobbiamo anche premettere che questa patologia è stata definita “Diabete Mellito di III tipo”, proprio per le implicazioni che l’uso di zuccheri raffinati hanno nello sviluppo delle degenerazioni neuro fibrillari.

Altro capitolo fondamentale è il consumo eccessivo di proteine animali che viene fatto nella dieta occidentale, soprattutto quello di derivazione dalle carni rosse. Un’importanza diversa avrebbero le proteine animali originate dal pesce, che comunque andrebbero consumate sempre con moderazione e prediligendo quelle derivanti dal pesce azzurro. Per assicurare una buona quota di acidi grassi omega 3.

Rilevanza fondamentale ha invece l’assunzione di almeno cinque porzioni di frutta e verdure al giorno per assicurare le dosi quotidiane di acido folico, vitamina C , vitamina E ed alcuni oligoelementi tra cui zinco e selenio , fondamentali come catalizzatori delle reazioni enzimatiche.

Anche le uova hanno un ruolo non indifferente: almeno due o tre a settimana comincerebbero a garantire una quantità appena sufficiente di fosfatidilcolina e fosfatidilserina, anch’esse essenziali per i meccanismi neurologici mnemonici e cognitivi.

Ultimi, ma non ultimi per importanza i semi e la frutta a guscio che integrano ulteriormente le carenze vitaminiche. Tra questi, i semi di lino, i semi di zucca, di sesamo, le noci e, visto che siamo in Sicilia, le mandorle e i pistacchi.

Importanti anche alcune spezie: tra queste, la Curcuma, il cui principio attivo – la Curcumina – è uno dei più potenti antiossidanti naturali. Sarebbe bene usarne un po’ ogni giorno. Poi lo zenzero. E qualche erba secca: per esempio, la maggioranza.

Nonostante comunque una dieta variata, le carenze nutrizionali spesso si accumulano prima che noi ce ne rendiamo conto, e l’Alzeimher, come altre patologie degenerative (per esempio, l’osteoporosi) si può definire una “malattia giovanile”, nel senso che la giusta prevenzione va iniziata a vent’anni, per accumulare un capitale di salute da sfruttare al momento opportuno.

A tale scopo il giusto uso di integratori di multi vitamine e di oligoelementi non è controindicato, anzi è da incoraggiare, ma sotto stretto controllo del nutrizionista: perché, come le diete, anche i piani di integrazione nutrizionale sono personalizzati in base alle patologie già presenti ed alle carenze specifiche.

Un recente studio ha dimostrato che il 75% degli italiani ha fatto uso, almeno una volta l’anno, di integratori, per la massa muscolare, per i capelli, come lassativi, per il controllo del peso, per reintegrare i sali, a fronte di una spesa totale di 1.6 miliardi di euro.

Non smentendo ciò che abbiamo detto, vogliamo sottolineare che in Italia abbiamo la fortuna di poterci nutrire con la Dieta Mediterranea (dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità), che si è già dimostrata in grado di proteggere, anche da sola se ben seguita, l’organismo dai danni dell’invecchiamento; quindi il consumo di integratori va modulato attentamente solo dalla supervisione di operatori della salute che hanno studiato l’argomento.

Gli antiossidanti, alcune vitamine (soprattutto le liposolubili, come la vitamina A) se consumate in eccesso possono provocare altri danni.

Per salutarci ricordiamo sempre quanto sia importate una moderata attività aerobica quotidiana dopo valutazione del medico di fiducia ed il mantenimento delle attività cerebrali (leggere, ascoltare musica, sviluppare i contatti sociali) per mantenere giovane il cervello.

Per contattare la dottoressa Maddalena Albanese inviare un E.mail all’indirizzo di posta elettronica: albanesemaddalena@gmail.com 

 

 

Redazione

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