NE PARLA IN UN LIBRO FRANCOIS HEISBOURG, CHE NON E’ UN ESPONENTE DELLA DESTRA, MA UN EMINENTE RAPPRESENTANTE DEL FEDERALISMO. TITOLO DEL VOLUME: “LA FINE DEL SOGNO EUROPEO”
La Francia si prepara a uscire dall’euro? Il sito Investire oggi non lo esclude. E pubblica un articolo molto dettagliato sugli umori che oggi si registrano in questo Paese. Precisando che non si tratta del solito euro-scetticismo, ma di qualcosa di più profondo.
Il ritorno al franco francese, insomma, non è solo un sogno di Marine Le Pen (che i sondaggi danni peraltro in crescita). In questi giorni si parla molto di un libro scritto dal professor François Heisbourg (nella foto a sinistra) dal titolo La fine del sogno europeo. Un volume che mette i discussione le certezze non più granitiche di certe élites francesi.
Heisbourg, come si legge su Investire oggi, “non è uomo di estrema destra, ma un fervente sostenitore del federalismo europeo, uno da sempre favorevole alleuro e presidente del prestigioso International Institute for Strategic Studies. Tutto si può dire, tranne che non sia un ‘insider’, un uomo vicino agli apparati”.
Cosa dice, allora, il professor Heisbourg? Dice quello che in Europa sono in tanti a pensare: e cioè che leuro è vissuto come come un incubo. “Prima lo si smantella – dice il professore – tornando alle monete nazionali, meglio è”.
Insomma, l’euro è in crisi. E l’Europa farebbe bene a prenderne atto. Le malattie si curano. E l’euro è una malattia, sembra dire Heisbourg, che rischia di travolgere la stessa costruzione dellUnione Europea.
Che fare, allora? Heisbourg non esclude seri problemi sociali e politici se non si dovesse cambiare registro. Il professore, addirittura, non esclude colpi di Stato o un ritorno al terrorismo in “stile anni di piombo”, con riferimento all’Italia degli anni ’70 del secolo scorso. Gli ‘avvertimenti’ contenuti in questo libro non sono da prendere sotto gamba, se si pensa che in Grecia, proprio a causa della crisi, non si esclude un colpo di Stato per mano delle Forze Armate, con un ritorno di movimento neo-nazisti.
Heisbourg propone una soluzione drastica: lo smantellamento delleuro e il ritorno alle monete nazionali. Il professore, come si può notare, non prende nemmeno in considerazione un’ipotesi che circola già da parecchi mesi: e cioè un euro di serie A (germani eed Europa del Nord) e uno di serie B (Italia, Spagna, Grecia e forse anche Francia).
Dello smantellamento dell’euro, a parere del professore, dovrebbero occuparsi Germania e Francia, per evitare di far ricadere solo sui tedeschi la responsabilità della fine dellEurozona. Il piano, sempre secondo Heisbourg, dovrebbe essere messo in atto in un fine settimana, a mercati chiusi, imitando quanto fatto in Brasile nel 1994 con laddio al cruzeiro.
“Una volta tornati alle monete nazionali – leggiamo sempre su Investire oggi – queste dovrebbe essere lasciate oscillare per un certo periodo, per poi essere fissate a un cambio fisso tra di loro, come avveniva allinterno del serpente monetario pre-euro (SME). Le valute sarebbero fissate a un tasso che terrebbe conto del differenziale di inflazione e dei saldi commerciali accumulati dallintroduzione delleuro. Infine, sarebbe costituito lECU, ununità di conto, frutto della ponderazione delle valute nazionali, necessaria per convertire i debiti esteri privati degli Stati, in modo da ripartire le perdite tra Nord e Sud dellEuropa”.
Il nuovo sistema – che poi sarebbe un ritorno al passato: periodo in cui, in Europa, si viveva molto meglio di come si vive oggi -dovrebbe durare almeno un decennio. Solo dopo questo periodo di decantazione l’Europa dovrebbe tornare a ipotizzare un modello federalista “di cui una futura moneta unica sarebbe solo al servizio e non viceversa”.
La fine del sogno europeo fa un raffronto tra quanto accade oggi e quanto accaduto dopo la Prima Guerra Mondiale. Un periodo di grande nervosismo politico, quando tutto veniva interpretato alla luce di potenziali complotti.
“Il Telegraph, che ha recensito il libro e che ultimamente si fa portavoce delle analisi euroscettiche – conclude Investire oggi – va giù ancora più pesante di Heisbourg sulleuro, sostenendo che nemmeno un ritorno alla crescita potrà disinnescare la crisi alla base della costruzione monetaria unica, perché le distanze tra Nord e Sud sono destinate ad aumentare e non a ridursi, anche qualora si tornasse a livelli di crescita accettabili. E fa un esempio: presto la Germania inizierà a chiedere un aumento dei tassi alla BCE, cosa che il Sud non potrà ancora permettersi”.
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