La frana sull’A19, di chi sono le responsabilità? Dal 2005 al marzo 2015, gli sos lasciati nel cassetto

Il viadotto Himera dovrà essere completamente abbattuto. Neanche la corsia non toccata direttamente dalla frana che scende dalle colline di Scillato è ritenuta sufficientemente stabile. La Sicilia resterà dunque divisa in due. Secondo le prime stime dei tecnici dell’Anas serviranno 18 mesi per ricostruire il ponte. E passeranno almeno tre mesi prima che la soluzione tampone – una bretella sulla provinciale 24 e la statale 120 con una deviazione poi collegata allo svincolo Scillato – possa vedere la luce. Di chi sono le responsabilità di questa situazione? La Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti. Sarà la magistratura a fare chiarezza. Intanto, mettendo in fila i fatti, uno dopo l’altro, emergono numerosi allarmi sottovalutati da più enti. La ricostruzione parte da lontano, dal 2005.

La frana che si trova nel territorio del Comune di Caltavuturo, infatti, è attiva da dieci anni e ha continuato inesorabilmente il suo movimento verso valle. Uno scivolamento che nelle ultime settimane, tra il 30 marzo e l’8 aprile 2015, ha subito una notevole accelerazione. 

Nel 2005 il servizio geologico e geofisico della Regione Sicilia ha prodotto una relazione, consultabile ancora sul sito dell’assessorato all’Industria, in cui si mette nero su bianco la pericolosità della frana, anche per l’autostrada Palermo-Catania. «Si sviluppa per una lunghezza di circa 200 metri e una larghezza di 250 metri – si legge nel documento – Le quote della corona e dell’unghia sono rispettivamente di 270 metri e 230 metri sul livello del mare. Il piede della frana si estende fino al fiume Imera, sotto l’autostrada». Alla luce di questa analisi appare riduttiva la difesa dell’Anas nelle ore successive alla chiusura del viadotto Himera: «L’Anas non ha alcuna competenza sul versante franato, che peraltro era assai distante dalla sede autostradale, che non ha mai ricevuto né direttive né fondi per la risoluzione del dissesto. Inoltre non risultano pervenute segnalazioni del pericolo da parte degli enti territoriali competenti. Il viadotto Himera – conclude la nota – non aveva necessità di alcun monitoraggio in quanto la struttura, prima dei noti fatti, risultava perfettamente efficiente a seguito dei controlli periodici dei tecnici di Anas». Analisi che ha ricevuto indirettamente anche le critiche del consiglio nazionale dei geologi che in una nota afferma: «In Italia si monitorano le parti strutturali dei viadotti e delle gallerie, i cavi delle funivie, le sezioni impiantistiche, ma non si controllano mai le interazioni tra le opere e i terreni».

Sempre nel 2005, poi, la provincia di Palermo, allora guidata dal presidente Giovanni Avanti (Udc), ha avviato dieci indagini geologiche, di cui, però, non sono mai stati divulgati i risultati. I sondaggi iniziarono nell’ottobre del 2005 e si conclusero nel giugno del 2006, per un costo di 30mila euro. Ma non hanno prodotto nessuna relazione tecnica conclusiva. Adesso il comune di Caltavuturo ha intenzione di recuperare quelle analisi, sostituendosi alla provincia commissariata. «In dieci anni – ha affermato il vicesindaco Domenico Giannopolo – non è stato fatto niente. Da parte di Anas, protezione civile e provincia c’è stata una sottovalutazione, nonostante le nostre ripetute segnalazioni».

Eppure, proprio dall’amministrazione del piccolo centro del Palermitano, sono partite, tra il 2007 e il 29 marzo del 2015, numerose segnalazioni a diversi enti competenti, regionali e nazionali. Nel 2007 il Comune di Caltavuturo chiede alla Provincia di Palermo di inserire fra le priorità i lavori di rifacimento della viabilità locale e di consolidamento del fronte franoso. Nel 2008 il consiglio provinciale di Palermo boccia un ordine del giorno che impegna la giunta a intervenire sul versante pericoloso. Il 25 giugno 2013 il Comune di Caltavuturo segnala all’assessorato regionale al Territorio tre frane che hanno segnato il territorio negli ultimi anni (in contrada Favarella, Olivazzo e Arancitello). 

Si arriva così ai fatti più recenti. Il 13 marzo 2015 ancora l’amministrazione di Caltavuturo segnala alla prefettura di Palermo, al Comando polstrada Sicilia occidentale, a polstrada Palermo, alla protezione civile regionale, al commissario della Provincia regionale di Palermo, il pericolo frane sulla strada provinciale 24 Scillato-Caltavuturo. Quella che, pochi giorni dopo, verrà completamente distrutta dalla frana per un fronte di 400 metri di lunghezza. Il 23 marzo ritrasmette la nota sulla situazione della frana alla presidenza della regione siciliana e all’assessorato Infrastrutture. Tra il 28 e il 29 marzo nuovi smottamenti portano alla chiusura della strada provinciale 24 e il consiglio comunale torna a chiedere interventi urgenti. Nonostante il lungo elenco di allarmi, nulla nelle ultime settimane è stato fatta e la frana ha concluso la sua discesa sui piloni del viadotto Himera il 10 aprile. 

Tutti questi fatti sono stati riepilogati dal deputato di Sinistra ecologia e libertà, Erasmo Palazzotto, che venerdì prossimo presenterà un’interpellanza parlamentare al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Chiedendo di «accertare ogni responsabilità specialmente in relazione alla sottovalutazione del rischio già accertato e denunciato alle autorità competenti», e di «utilizzare, almeno in parte, le risorse della programmazione europea 2014/2020 per consentire agli enti locali di avere gli strumenti finanziari necessari per effettuare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, autostrade e in particolare di quelle extraurbane». 

Salvo Catalano

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