Chi conosce la sua storia, non può che essere felice per il ritorno a Catania di Laura Salafia. Leggendo gli articoli sulla vicenda di questa sfortunata ragazza, ho sempre ammirato la sua straordinaria forza d’animo. Ma se Laura è pronta ad affrontare la nuova sfida di tornare alla sua vita normale, si può dire altrettanto della città e dell’Università che la ospitano? Sappiamo bene che entrambe le istituzioni non si sono costituite parte civile nel processo contro il feritore di Laura e che hanno dato un sostegno economico e pratico alla famiglia Salafia con grave ritardo. Un comportamento che ha indignato tantissimi, catanesi ma non solo. E’ come se col loro silenzio sulla vicenda rettore e sindaco non avessero voluto dare pubblicità al caso, secondo un malinteso senso della “reputazione” della città. In questi due anni, al contrario, entrambe le istituzioni avrebbero dovuto approfittare di ogni occasione per parlare di quanto è accaduto in Piazza Dante, organizzando conferenze e dibattiti sulla violenza e sui comportamenti mafiosi, aiutando i più giovani a conoscere, elaborare, capire… Certo è molto più semplice organizzare convegni sui massimi sistemi con ricco buffet finale e uscire dai palazzi a bordo di sicure auto blu! Mi auguro che il ritorno di Laura e la sua volontà di riprendere gli studi, tornando a frequentare le aule dell’ex monastero dei Benedettini sia accolto non con striscioni e sterili cerimonie ma con iniziative che possano aumentare la consapevolezza di studenti e cittadini.
Rosa Vinciguerra, Catania
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