di Gabriele Bonafede
Beh, non cè che dire: complimenti ai tecnocrati e ai soliti schiavetti della graziosa sovrana dEuropa, lonnisciente, onnipresente, filantropa e salvatrice dei deboli, amica giurata di greci e siciliani, di portoghesi e spagnoli, Angela Merkel.
Lasciamo stare la polemica sulla gestione folle dellEuro e sulla direzione fiscale e monetaria della crisi, ancora più folle e punitiva per le periferie dEuropa. Lasciamo stare tutto il resto. Ma il budget 2014 2020 che sta per essere approvato a Bruxelles ha veramente del grottesco, dellimpensabile, dellipocrisia più sconcertante, degna dei Gosplan stalinisti e brezneviani al loro più alto punto di follia e ingiustizia.
Per dirla in due parole, lUE opera come Nibor Dooh, il Robin Hood al contrario: toglie ai poveri per dare ai ricchi. È un tipo di politica molto caro alla Merkel e ai suoi elettori tedeschi, lo abbiamo già imparato a nostre spese e sulla nostra pelle. E questo lo si vede già a scala territoriale e con quantità monetarie, senza andare a sondare la discutibile qualità. Ad esempio, in un budget di previsione di 376 miliardi per la cosiddetta politica di coesione intesa ad aiutare lUnione ad avere maggiore equità economica, solo il 43% (meno di 163 miliardi) va alle regioni povere, il resto (il 57%) va a tutte le altre regioni, ossia quelle che hanno un reddito uguale o superiore alla media.
Si, si, avete capito bene. Si può verificare facilmente nella pagina ufficiale dellUE http://europa.eu/legislation_summaries/budget/bu0001_it.htm sapendo che le regioni con un reddito minore (le regioni povere) sono definite come regioni dellobiettivo convergenza (in rosso nella mappa), e le altre beh, le altre sono tutte le altre, comprese Lombardia, Westfalia, Baviera, o quelle abitate dai poveretti che vivono in Lussemburgo, a Berlino, a Parigi o a Bruxelles stessa, incluse a vario titolo in altri tipi di fondi.
Mappa delle regioni dell’UE. Le regioni “convergenza”, cioè le meno ricche, sono segnate in rosso.Quindi, ben più della metà è destinato alle regioni con un reddito pari o oltre la media europea.
E stiamo parlando, appunto, dei cosiddetti fondi per la politica di coesione, cioè quelli che dovrebbero essere assegnati per ridurre il divario economico tra regioni in ritardo, comprese la Sicilia, e regioni ricche, come la Renania o altre parti opulente dellUnione Europea.
Se includiamo gli altri fondi, e sempre lasciando da parte gli effetti perversi della gestione dellEuro, troviamo che la percentuale destinata alle regioni ricche cresce ancora di più. Se includiamo i 40 miliardi per i trasporti, in massima parte spesi nelle regioni che stanno meglio, e altri 371 miliardi della PAC, la Politica Agricola Comunitaria, per la quasi totalità spesi nelle regioni più ricche (soprattutto in Francia, Germania, settentrione dItalia e Gran Bretagna), e tralasciando le briciole date al fondo per i giovani o simili, si arriva a una sproporzione che lascia di stucco.
A occhio e croce la percentuale di fondi che andranno alle regioni più ricche dEuropa potrebbe salire fino all80% e quella per le regioni povere scendere al 20%.
E ancora non abbiamo calcolato la qualità della spesa (ci vorrebbe un articolo, anzi, tanti articoli a parte) e i costi di gestione per la spesa di tali fondi. Abbiamo infatti imparato a nostre spese che il sistema di gestione dei fondi europei non è a costo zero. Spendere, o sarebbe meglio dire investire questi soldi costa in tempo, salari allamministrazione, incertezza, eventuali spese legali, documentazione, archivi, valutazioni, monitoraggi, etc. etc. Questi costi incidono molto di più nelle amministrazioni delle regioni con reddito minore, come la Sicilia.
Il risultato finale, come al solito, sarà che del 43% del fondo delle politiche di coesione se ne spenderà molto poco nelle regioni più deboli. Nel complesso sarà speso di più nelle regioni forti e molto meno in quelle deboli, che appunto non riescono a spendere.
A conti fatti, anche tralasciando gli effetti perversi delleuro e delle politiche fiscali deflattive e recessive della Commissione Europea, che colpiscono molto più duramente le regioni periferiche, lUE si comporta come una vera matrigna, anzi, peggio: mentre da un lato concede lelemosina, dallaltro lato svaligia la casa.
Come possiamo chiamare questa operazione, per giunta sbandierata ai quattro venti come aiuto, solidarietà, convergenza?
Ce lo farà ancora una volta tanto così?Nelle notizie riguardanti il dare e avere nei confronti dellUnione Europea, spesso è citato il fatto che la Germania sia il paese che contribuisce maggiormente al bilancio. Non che non sia vero, ma sbandierare questo fatto in se stesso è qualcosa di vergognoso. Infatti, da un lato è vero che la Germania contribuisce al bilancio europeo maggiormente rimanendo in passivo rispetto allEuropa.
Ma è un passivo della Germania rispetto al budget europeo è semplicemente ridicolo: di soli 7 miliardi circa, per altro riducendolo di un buon 20%, prima era di 8,8 miliardi. Il che equivale allo 0,02% del PIL tedesco annuale. Se si considera che il budget dellUE stabilito in questi giorni è settennale, il contributo della Germania equivale a meno dello 0,003 % del PIL annuale tedesco Una cifra infinitesima per lopulenta Germania, che il governo tedesco continua a sbandierare senza alcuna dignità.
La Merkel ha avuto il coraggio di citare questa umiliante elemosina elargita dalla Germania come un segnale di solidarietà. Il tutto mentre si richiedono tagli decine, centinaia, di volte maggiori alla ridicola somma messa in campo dalla Germania, ad oggi maggiore, se non unico, Paese beneficiario delle dissennate politiche dausterità imposte dalla Commissione Europea.
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