La cultura: un dono immortale se condiviso

I lettori di Step1 probabilmente ricorderanno la storia della biblioteca donata alla Facoltà di Lingue e Letterature straniere, sede di Ragusa, da un benefattore: l’ingegner Cesare Zipelli. «Classici della letteratura greca, latina, italiana e straniera; saggi di filosofia, manuali e pubblicazioni di archeologia, arte, scultura; una varietà di tomi, riviste»scrisse Vittoria Schininà, della redazione di Iblalab, sollevando la questione dell’agibilità e della salvaguardia dell’unico consistente patrimonio librario a disposizione degli studenti. C’era voluto un anno e mezzo per inventariare i circa 15.000 volumi. Quell’importante “laboratorio” per gli studenti della Facoltà di Lingue di Ibla rischiava di venire chiuso. Furono raccolte in pochi giorni centinaia di firme tanto a Ragusa quanto a Catania. I lettori di Step1 e di Iblalab inviarono più di cento commenti. Grazie a quella mobilitazione, pur senza giungere a una soluzione stabile e definitiva,  si riuscì a scongiurare, almeno nell’immediato, la chiusura. In una successiva intervista (febbraio 2009), la presidente dell’area didattica di Ragusa, professoressa Simona Laudani, fece cenno a un possibile bando di concorso per assumere un bibliotecario. Come è andata a finire?  

Purtroppo il 13 giugno del 2009 è venuto a mancare l’ingegner Cesare Zipelli, l’uomo che aveva donato all’università la biblioteca. E’ trascorso esattamente un anno dalla sua morte. Lo ricorda, in questa intervista a Step1, la Dottoressa Daniela Martorana che, con professionalità e dedizione, si è dedicata alla biblioteca anche quando rischiava la chiusura.

Mi ha accennato del rapporto speciale che la legava all’ingegnere Cesare Zipelli. Quale ricordo conserva di lui? In quale occasione vi siete conosciuti?   
«Mi permetta di cambiare il tempo verbale. A Cesare Zipelli mi lega un rapporto speciale. Difficile dire in quale occasione ci siamo conosciuti e non perché io patisca di vuoti di memoria. Ma è opinione diffusa fra i tanti amici, allievi e studenti che frequentavano la splendida casa di Cesare Zipelli, a Ragusa Ibla, che varcare quella soglia fosse come accedere a un’altra dimensione. Ci si ritrovava, infatti, in una “Wunderkammer” aperta, dinamica, viva, all’interno della quale ogni riferimento convenzionale perdeva il suo valore per lasciar posto all’alito di vita che emanava da ognuno degli oggetti, il più delle volte rari e preziosi, che la curiosità di Cesare Zipelli raccoglieva e accoglieva nella sua casa. Ed è in quella casa che, se chiudo gli occhi, lo rivedo. Instancabile e sempre sorridente, fra i suoi libri, ora indaffarato a catalogare un nuovo pezzo di ceramica, il momento successivo a esaminare le iscrizioni nel cartiglio di una cartina della Sicilia appena acquistata e subito dopo seduto al suo tavolo da lavoro a pianificare l’organizzazione di una mostra o di uno dei tanti eventi che, dagli anni ’50 in poi, hanno caratterizzato la vita culturale di Ragusa».      

Quale significato ricopre per lei e per gli studenti questa biblioteca? 
«Un noto proverbio africano ci ricorda che “quando muore un vecchio è come se bruciasse una biblioteca”; per quanto mi riguarda, la biblioteca rappresenta quella parte di sé che Cesare Zipelli ha voluto affidarci perché continuassimo l’opera da lui intrapresa: farne dono agli altri, soprattutto ai giovani».

Esattamente qual è la funzione che ricopre all’interno della biblioteca? 
«Mi occupo della catalogazione, della messa a disposizione dell’utenza, della valorizzazione e dell’assistenza alla gestione del patrimonio bibliografico».  

Chi altro si occupa della struttura? 
«La Biblioteca Zipelli e la Biblioteca di Facoltà costituiscono un’unica biblioteca, condividono spazi e personale e collaborano con lo spirito affettuoso di una grande famiglia per offrire agli studenti la miglior qualità dei servizi. Al funzionamento delle due biblioteche sovrintendono, ovviamente, commissioni composte da docenti della Facoltà mentre il lavoro quotidiano è equamente distribuito fra Valentina Tasca, Enrico Avveduto e la sottoscritta».

Il suo è un contratto semigratuito. Cosa la spinge, nonostante tutto, ad occuparsi della biblioteca? 
«Per questo, beh, credo basti leggere le risposte alle domande precedenti».     

Se non erro, il suo è un contratto a termine. Alla scadenza del contratto, cosa succederà? 
«Corro il rischio e scelgo il più banale fra i luoghi comuni: domani è un altro giorno e si vedrà!».

Ancora sul ruolo della biblioteca Zipelli interpelliamo poi un ragazzo. E’ Sergio Russo, studente del III anno iscritto al corso di laurea in Mediazione Linguistica che, alla domanda su cosa rappresenti la biblioteca iblea per gli studenti, risponde: 
«Dovrei distinguere fra il significato della biblioteca come donazione e della biblioteca in quanto tale. Per il primo, credo che le parole della dottoressa Martorana valgano molto più delle mie. Non avendo conosciuto l’ingegnere Zipelli e sua moglie Doris, posso solo essere loro grato per quest’atto di cultura tout court. Sulla biblioteca in quanto tale, invece, rischierò anch’io di cadere nel banale, ma non credo si possa immaginare un’Università senza una biblioteca fornita ed efficiente. Le biblioteche non sono solo fatte di scaffali e libri a riempirle. Una biblioteca, lo sappiamo, è di più e la biblioteca Zipelli lo è certamente».

Che aria si respira quotidianamente? La biblioteca è frequentata costantemente dagli studenti o solo da pochi estimatori? 
«Credo che gli studenti siano più o meno uguali a tutte le latitudini. I tavoli sono sempre occupati da variopinti capochini che magari parlottano col vicino in cerca della migliore traduzione, di una parafrasi più elegante, di un appuntamento romantico o meglio dopo le sudate carte. Che poi si possa e si debba leggere di più, in biblioteca e non solo, resta un problema che purtroppo non si limita agli studenti».

Secondo te, Sergio, in che modo la biblioteca potrebbe essere ulteriormente valorizzata?  
«Arricchendola di libri e aumentando le postazioni per i computer. Pare che stiano provvedendo…».

Ramona Tafuri

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