«La disoccupazione giovanile nel capoluogo siciliano tocca il 60 per cento». «I giovani che non studiano e non lavorano sono più del 78 per cento». E ancora: «Negli ultimi due anni si è perso per strada il 22 per cento delle imprese palermitane». Altro che segnali di ripresa. Altro che «crescita dell’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese», secondo le ultime stime nazionali dell’Istat per il mese di settembre. Per la Cisl Palermo Trapani la Sicilia occidentale è un malato grave, praticamente in coma. Una vera «emergenza nazionale», con il continuo ricorso agli ammortizzatori sociali, l’emorragia dei giovani in fuga e lo spopolamento del capoluogo, la crescente disoccupazione, le pensioni al di sotto della soglia di povertà, le vertenze aziendali.
A parlare, secondo il sindacato, sono i numeri delle province di Palermo e Trapani. Durante l’ultima assemblea organizzativa a Mondello gli oltre 300 fra quadri dirigenti, delegati, Rsa e Rsu, attivisti e operatori ne hanno snocciolati un bel po’. La disoccupazione, innanzitutto: oltre il 60 per cento quella giovanile contro il 23,16 per cento della media del capoluogo. Le imprese sono 77.209 (-2 per cento nel 2014 e addirittura -22 per cento nel biennio) con 311.571 occupati e un tasso di occupazione del 24 per cento. Le vertenze più delicate sono purtroppo note: da Grande Migliore a Mercatone Uno, dall’Ansaldo Breda di Carini all’ex Fiat di Termini Imerese con il tentativo di acquisizione da parte di Blutec, dagli ottomila impiegati nei call center al Cantiere navale di Palermo, che attende ancora la costruzione dei bacino da 80 mila tonnellate, per il quale solo adesso è arrivato il via libera dell’Ars all’utilizzo dei 50 milioni di euro di fondi regionali.
«Per quanto riguarda l’ultimo accordo che salva gli operai di Carini – commenta De Luca – siamo soddisfatti della salvaguardia dei lavoratori, ma ciò che appare evidente è la mancanza di una visione industriale che riporti al centro la metalmeccanica nella nostra città». E così non si ferma il ricorso agli ammortizzatori: nel 2014 a Palermo i lavoratori in Cig sono stati oltre 7mila, con 6.832.961 ore autorizzate di Cig in deroga, oltre un milione e 600mila ore di Cig ordinaria e 6.227.859 ore di Cig straordinaria. La mobilità ha riguardato 2.455 lavoratori. In quattro anni se ne sono andati 46mila posti di lavoro.
«I dati della disoccupazione sono allarmanti e qui non si notano ancora i segnali di ripresa che si vedono altrove, almeno secondo quanto riportano il ministero dell’Economia e Confindustria – commenta la segretaria -. C’è un minimo accenno di crescita nel trapanese, ma bisogna vedere quanto legato alle stabilizzazioni del Jobs Act. I dati generali, invece, sono assolutamente sconfortanti. Siamo dispiaciuti e disperati, perché non è possibile che le misure pensate a livello europeo in Sicilia non abbiano avuto efficacia. Qui la politica non ha avuto la minima capacità di incisività perché purtroppo c’è un delirio di autosufficienza. Le misure come Garanzia Giovani, che altrove hanno portato un po’ di respiro, qui risultano del tutto vanificate». Una situazione che spinge tanti a cercare fortuna altrove: secondo le previsioni dello Svimez la popolazione di Palermo entro il 2050 registrerà un collasso di 152mila abitanti.
Neanche il turismo gode di buona salute. Questa estate la città con il «promontorio più bello del mondo» e con uno straordinario patrimonio Unesco ha registrato un boom di presenze ma i dati non sono ancora disponibili. Fino all’anno scorso, tuttavia, la situazione era ben diversa, con flussi in calo del 3,1 per cento. «Il territorio è in sofferenza – ribadisce De Luca -: la profonda crisi del settore edile, nel quale negli ultimi anni sono stati persi 6mila posti di lavoro a Palermo e 5mila a Trapani, l’eterna vicenda dei precari del settore pubblico, il commercio che annaspa a causa dell’abbattimento dei consumi in un territorio che registra i redditi più bassi del Paese. Nessun settore può dirsi al riparo». E nonostante le tante pensioni al minimo (65mila persone a Palermo percepiscono un importo medio che si aggira attorno a 503,23 euro, sotto la soglia di povertà), si mantiene bassa la spesa destinata agli interventi sociali e ai servizi: 86 euro pro capite a Palermo, 70 a Trapani, contro i 159 di Milano.
«Sul fronte dei conti pubblici e delle partecipate – conclude la sindacalista – sia a Palermo sia a Trapani i sindaci in carica si fanno vanto di un’azione di risanamento dei conti, una messa in trasparenza della gestione pubblica, da ultimo la programmazione dei Piani triennali delle opere pubbliche, 80 milioni per Trapani e oltre 2 miliardi di euro nel triennio per Palermo. Peccato che i problemi rimangono sul tappeto, con servizi pubblici tutt’altro che all’altezza degli standard che le nostre città meriterebbero, dai trasporti ai rifiuti. Il degrado appare evidente».
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