C’è una nuova consapevolezza in Sicilia, che cresce di giorno in giorno. Lampi che squarciano il buio della storia recente di questa regione. Finalmente, dall’Ars ai sindacati, tutti si stanno rendendo conto che c’è una partita aperta con Roma. Ed è quella relativa ai rapporti finanziari tra la Regione e lo Stato.
La storia è nota: dai Governi nazionali c’è sempre stata disponibilità ad applicare quelle norme dello Statuto siciliano che assegnano a Roma tributi ed imposte. Assoluta chiusura quando si tratta di applicare le norme che riconoscono alla Sicilia il diritto di riscuotere le tasse, come l’articolo 37 (le imprese che hanno stabilimenti nella regione, ma sede legale altrove, devono pagare in Sicilia le imposte).
Finalmente, la classe politica sembra avere preso coscienza di una ingiustizia che dura da troppo tempo. In questo contesto si inserisce la legge approvata dall’Ars sulla modifica dell’articolo 36 secondo cui le imposte di produzione, in atto riservate allo Stato, devono essere attribuite alla Regione siciliana.
In questo contesto si inserisce anche la Marcia per l’Indipenza siciliana in programma domenica a Palermo. I promotori vogliono attirare l’attenzione su un rapporto distorto con lo Stato italiano che, al di là di una pubblicistica intrisa di pregiudizi, penalizza la Sicilia.
E sulla questione si stanno svegliando anche i sindacati. A cominciare dalla Cgil siciliana, che da Catania, dove è riunita per il congresso regionale, lancia un appello forte e chiaro al Governo siciliano:
“Urgente è la rinegoziazione col governo nazionale dell’articolo 36 dello Statuto per recuperare parte delle imposte di produzione” ha detto il segretario Michele Pagliaro.
Un passo in avanti per il riconoscimento dei diritti negati alla Sicilia.
Per il resto, la Cgil siciliana, boccia il governo di Rosario Crocetta:
“Se si esclude il fronte della lotta alla mafia e alla corruzione -accusa- registriamo a oltre un anno dalle elezioni, un immobilismo inaccettabile dell’azione del governo regionale, che ci consegna su lavoro, sviluppo e riforme un bilancio davvero magro. L’esecutivo, se vuole apertura di credito da parte della Cgil dovrà adesso mettere in campo anche un’azione incisiva per il lavoro e lo sviluppo”.
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Articoli 37 e 38 dello Statuto siciliano: la partita con Roma è ancora aperta
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