La casta in Sicilia? Inamovibile. Intoccabile. Pronta a tenersi tutte le poltrone disponibile. Anche contro le indicazioni della Corte Costituzionale. Certo, magari ancora -almeno per alcuni- la cosa è fresca. Ma per altri ormai è inveterata. Parliamo, ovviamente, dei parlamentari di Sala d’Ercole, eletti sindaci. Con Giuseppe Buzzanca, Pdl e sindaco di Messina, abbiamo perso la speranza. Questo signore ha deciso che nella vita deve fare tre cose: il deputato regionale, il nume tutelare di un ente di formazione professionale e il primo cittadino di Messina.
Smuoverlo da queste tre poltrone che occupa contemporaneamente? Non se ne parla nemmeno. Lì è lì resta. Del resto nessuno gli contesta niente e lui tira a campare. Ma non è il solo.
Il più simpatico di tutti è Nino Di Guardo, parlamentare regionale del Pd, rieletto sindaco di Misterbianco, grosso centro in provincia di Catania. Rieletto perché, se non ricordiamo male, è già stato sindaco di questa cittadina. La sua vicenda, come già detto, è la più ‘simpatica’. Appena eletto sindaco il deputato avrebbe detto che si sarebbe dimesso dall’ Ars il giorno stesso in cui sarebbe stato proclamato sindaco. Si racconta che avrebbe anche avvertito il primo dei non eletti della lista Pd si Catania, Beppe Spampinato.
Per la felicità, ovviamente, di quest’ultimo, che già come dire? Festeggiava. Spampinato deve essere un tipo fortunato. Perché nell’attesa della nomina a deputato regionale, dopo le annunciate dimissioni di Di Guardo, è arrivata per lui-improvvisa-una nuova nomina: quella di assessore regionale alla Famiglia, nella giunta guidata da Lombardo. E, infatti, già da qualche giorno è assessore, ma non deputato. Perché nel frattempo, a quanto pare, Di Guardo ci avrebbe ripensato. Lui insieme con il suo partito. Perché Spampinato, che dovrebbe succedergli a Sala d’Ercole non è del Pd, ma dell’Api. Alla fine perché dare un poso ai rutelliani? Così s tiene tutte e due le poltrone.
Resta un’altra casella da riempire (o da svuotare). E’ quella di Giulia Adamo, capogruppo Udc all’Ars e neo sindaco di Marsala. Anche lei adesso dovrebbe scegliere: o fare il sindaco della propria città o la parlamentare. Anche nel suo caso, va detto che, in caso di dimissioni dall’Ars, non subentrerebbe un compagno di partito (Udc) perché, come si ricordeà nel 2008 Giulia Adamo è stata eletta con il Pdl. Quindi se lei si dimette la cosa andrebbe a avantaggio di quello che resta dei berlusconiani.
Ognuno di loro ha un buon motivo per tenersi contemporaneamente le due poltrone. Alla faccia della Corte Costituzionale. Ma, forse, la sentenza sulla incompatibilità tra la carica di parlamentare e sindaco, vale in Italia, ma non in Sicilia. Del resto a qualcosa l’Autonomia deve servire, no? A tenersi le potrone, ad esempio….
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