Già nel 950 d.C. si coltivava tè in Sicilia. Il primo a portare sull’Isola la pianta fu un emiro arabo che fece scoprire ai siciliani la camellia sinensis e le sue proprietà. «Ma il tè durante il periodo arabo si masticava e veniva impiegato per i carovanieri che così rimanevano svegli e i loro viaggi duravano meno perché si continuava il cammino anche di notte». A raccontarlo a MeridioNews è Salvo Pellegrino uno dei quattro maestri cerimonieri d’Italia che, oltre ad aver studiato la storia della camellia sinensis, è un profondo conoscitore del mondo del tè di Oriente e di Sicilia. Ed è lui che ha creato a Raddusa, al confine tra la provincia di Enna e quella di Catania, un museo dedicato proprio al tè.
Come in un universo parallelo, La casa del tè sorge tra le abitazioni contemporanee della cittadina, ma è un mondo a parte. Chi la visita ha la sensazione di non trovarsi più in Sicilia. Già solo dopo aver varcato la soglia, sembra di avere fatto ingresso in un’altra dimensione. Al suo interno è custodita una collezione di teiere provenienti da tutto il mondo. «I miei genitori le collezionavano nella pasticceria di famiglia – spiega a Meridionews Pellegrino – adesso solo quelle della città di Yixing sono 600. Poi ci sono oltre duemila pezzi provenienti da tutto il mondo». Varietà così differenti che hanno fatto conquistare per questa collezione un record mondiale a cui si aggiungono quello per le 620 varietà di preparazione del tè e infine per la teiera più grande del mondo, realizzata dai ceramisti di Caltagirone.
Ma la casa museo è soprattutto un viaggio sensoriale alla scoperta del tè. «Dopo il Covid stiamo lentamente tornando alla normalità – prosegue Pellegrino – ospitiamo scolaresche e studenti universitari, ma non più di otto, al massimo dieci persone per volta. Ed è anche possibile prendere parte alla cerimonia del tè, ma in quel caso servono almeno due ore e mezza e occorre prenotarsi per tempo». L’esperienza maturata da Pellegrino è frutto di un percorso cominciato quando aveva appena 17 anni. «La passione per il tè è nata durante la Royal Ascot, una manifestazione ippica molto popolare in Inghilterra», ricorda.
Pellegrino ha frequentato un corso di degustazione per imparare ad associare correttamente i dolci siciliani con il gusto tè. «Da lì è nata la mia passione e ho cominciato i miei studi che mi hanno portato in giro per il mondo». Francia, Stati Uniti, Cina e Giappone. Nel Regno Unito ha lavorato per la Twinings e servito la lady di ferro Margaret Thatcher, il re d’Arabia e lo scià di Persia. Ma il richiamo della Sicilia è più forte di tutto e così nel 2000, quando i suoi genitori sono andati in pensione, torna a Raddusa e trasforma la pasticceria di famiglia nella Casa del tè. Decide anche di coltivare il tè per essere certo del prodotto che offre. Una coltivazione che Pellegrino porta avanti ancora oggi in un fazzoletto di terra di quattro ettari. Un’esperienza di 32 anni che ha deciso di racchiudere nel libro Il tè, verità e bugie, pregi e difetti (edito da Avverdi) scritto a quattro mani con Gianluigi Storto.
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