Pananti, la prestigiosa casa d’aste fiorentina fondata nel 1968, sbarca a Palermo. Aprirà un ufficio di rappresentanza in città, non una galleria, ma una sede operativa dalla quale i referenti Antonella Amorelli e Alfredo Fiorentino faranno da tramite per le valutazioni, i trasporti e le eventuali compravendite. Per l’occasione ha preso il via oggi una tre-giorni di expertise, che continuerà anche domani, dalle 10 alle 13, e venerdì 2 ottobre, dalle 10 alle 19, al Grand Hotel Villa Igea (in Salita Belmonte 43). La Pananti in oltre 45 anni di attività, infatti, ha svolto un’incessante attività culturale, organizzando prima nella storica sede di piazza Croce a Firenze e da alcuni anni nei saloni espositivi di Palazzo Peruzzi de’ i Medici, più di 300 esposizioni d’arte e dato vita a oltre 400 pubblicazioni.
«Una delle più grosse italiane case d’asta italiane vuole aprirsi al mercato siciliano e sarà da quest’ufficio di Palermo che verranno creati i contatti con gli esperti che, a cadenza regolare, arriveranno per fare valutazioni gratuite dei beni – spiega a MeridioNews Antonella Amorelli -. L’interesse per l’antiquariato è scemato in Italia, mentre sul mercato estero è ancora molto forte». Il venire meno dell’interesse dei giovani per l’antiquariato e per i «beni di famiglia», riscontrato negli ultimi anni, di sicuro avrà un’incidenza sul mercato, oggi ritenuto «asfittico» da chi opera nel settore.
Antonello Governale, presidente dell’associazione sindacale antiquari e mercanti d’arte siciliani, si scaglia contro le istituzioni. «Il Sud si sta rivelando un buon territorio, ci sono più clienti disposti a vendere oggetti di famiglia viste le ripercussioni di una crisi che qui viene percepita maggiormente – dice -. Ma negli ultimi anni il mercato dell’arte è stato quello più colpito e oggi è asfittico». Per lui il cambio generazionale non aiuta. «Grazie alla mancanza di una sensibilità in tal senso, i giovani guardano solo all’Ikea – prosegue Governale -. Le autorità potrebbero rilanciare la cultura del bello attraverso occasioni pubbliche di incontro. Ci scordiamo della funzione divulgativa della cultura e ci stiamo appiattendo».
L’esempio potrebbe arrivare dalle altre città. «A Milano riescono a creare indotto, a Palermo ancora non hanno capito come funziona – continua -. Un mercato paralizzato da anni e rallentato viene forse agevolato da questo cambio di gusto, che rende il terreno fertile per le case d’asta».
Sulla stessa lunghezza d’onda il gallerista e professore di economia mercato dell’arte Francesco Pantaleone. «Ancora siamo un po’ lontani dagli standard delle altre realtà italiane come Milano e Roma, per non parlare di realtà estere – afferma -. Palermo è assopita e l’arte contemporanea, che è globalmente riconosciuta come un valore assoluto culturale ed economico, non è ancora entrata a pieno nella vita dei palermitani. Però sono ottimista, vedo segnali di ripresa culturale e forse l’arrivo di Manifesta nel 2018 in città porterà qualche bella sorpresa».
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