Al Salone del Libro di Viaggio, oltre alle varie rassegne fotografiche, è presente anche una mostra di quadri, i Collages del barone siciliano Gianni Pennisi di Floristella, artista contemporaneo rivoluzionario che ha rifiutato il pennello e i colori della tradizione per scegliere la più originale via del collage.
I suoi strumenti sono i giornali, il coltello, le forbici, la colla e a volte i pennarelli, utilizzati per tracciare i bordi dei ritagli che attraverso la sua arte si trasformano in frammenti di cielo, montagne, pietre e monumenti.
Così, per esempio, il ritaglio di un foglio di carta stampata che forse una volta doveva fare da sfondo ad una pubblicità, diviene un pezzo di cielo sopra le montagne; il grigio-scuro di una foto da guerra diventa il grigio-pietra di uno scoglio. E poi ancora laghi, templi, colonne appese ad una montagna, fiumi di lava, case come piccole scatolette sparse in un paesaggio inumano. Neanche una figura umana o animale, infatti, è presente nelle sue opere.
Gianni Pennisi si interessa solo della terra, non dei siciliani, e nei suoi collages emerge la vistosa solitudine dei paesaggi, riempita solo da alcune dediche ad uno dei più grandi viaggiatori del Grand Tour: Roger Peyrefitte.
«La Carrozza di Carta, rassegna certamente significativa della sua più impegnata attività, si propone di darci la chiave per capire la Sicilia di cui si vuole rivelare lidentità nascosta e che viene precisata nel rapporto dialettico, e a volte anche contraddittorio, tra monumento e natura, di cui Pennisi riesce ad elencare i vari colori, dal più tradizionale al più aspro ed ostile. E una Sicilia che non è abitata dalluomo, o almeno, lo ignora: al suo posto solo chiari e precisi riferimenti a chi, viaggiatore che arriva dallestero, cerca di interrogare ruderi e rocce per dare alla terra il suo vero valore».
Così viene descritta lopera di Pennisi nel catalogo della mostra, catalogo arrivato, però, in ritardo rispetto allinaugurazione dellesposizione, tanto da lasciare i visitatori di ieri un po smarriti di fronte a queste opere, visto che, «per motivi tecnici», non sono state neanche apposte le opportune targhette con la didascalia che servirebbero ad indicare, quanto meno, autore, tecnica e anno di creazione.
Ci auguriamo vivamente che in futuro certi dettagli così funzionali alla comprensione di una mostra darte (fotografica, pittorica o di qualunque altra espressione artistica), non vengano trascurati per destinare sforzi maggiori nell’organizzazione di uno show di majorettes che poco o niente ha a che fare con i libri di viaggio.
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