La musica classica illustrata in un laboratorio. Mozart, Tchaikovsky e Paganini in un’aula universitaria, in una del Medialab per la precisione. Il “Laboratorio di ascolto musicale” è – infatti – una novità nel programma delle attività della facoltà di Lingue e sta attraendo molti studenti che, per curiosità, desiderio o chissà cos’altro, stanno iscrivendosi al corso.
Il coordinatore è Rosario Scafili, redattore ed editor dell’Associazione musicale etnea e collaboratore della cattedra di Estetica della musica a Lettere.
In cosa consiste questo laboratorio?
«Il medialab “Laboratorio di ascolto musicale” sarà un luogo d’incontro tra la musica classica e gli studenti. Si ascolteranno composizioni o brani e si sperimenterà la nostra reazione all’ascolto. Cercheremo di mettere in atto varie maniere di ascolto: non c’è un unico modo di ascoltare la musica. E non c’è un unico modo di parlare su e intorno alla musica. Sarà importante imparare a distinguere forme e stili, ma ciò non è sufficiente e, oltretutto, richiederebbe molto più tempo. Quel che più conta è la curiosità, la pratica e il desiderio di innamorarsi di mondi sonori per tanti ancora sconosciuti».
Come sarà strutturato?
«Sarà un laboratorio interattivo. Ci saranno ascolti da cd, alcuni video-ascolti e attività che non prevedono alcun supporto. Si forniranno le coordinate stilistiche del pezzo o dell’autore o del periodo e ci eserciteremo a sviluppare la nostra attenzione. All’ascolto seguirà la comunicazione delle reazioni: impressioni, resistenze, scoperte. Dopo ogni incontro e fino all’incontro successivo, gli studenti ripeteranno a casa l’ascolto di alcuni dei brani già ascoltati. Inoltre, la collaborazione con l’Associazione musicale etnea ci consentirà di invitare musicisti di fama internazione, non solo di musica classica, e dialogare con loro».
Il corso è rivolto anche a chi non ha particolari familiarità con la musica classica?
«Assolutamente sì. Non importa la familiarità, ma il desiderio di entrare in famiglia. L’esperienza può essere una risorsa, ma anche un ostacolo se non la mettiamo continuamente alla prova. Un laboratorio non è un luogo chiuso: è una bottega, sì, ma senza porte. Sarebbe bello se tanti studenti amanti di letteratura e cinema volessero aprirsi anche alla musica classica».
Solitamente i medialab prevedono un elaborato finale. La regola varrà anche in questo caso?
«Il laboratorio sarà un work in progress. Più che un elaborato finale, ritengo sia utile e interessante la raccolta dei piccoli lavori svolti durante il percorso. Immagino un quaderno per ogni studente, in cui segnare impressioni, appuntare domande ed esercitarsi in brevi pratiche di ascolto. Alla fine, magari, ciascuno potrà scrivere qualcosa in più su un determinato brano. Un po’ come avviene nei laboratori di scrittura creativa, solo che qui la scrittura riguarda la musica o, meglio, la nostra esperienza di ascolto della musica».
Un ruolo importante sarà giocato dai luoghi della musica, quindi gli studenti impareranno a conoscere l’auditorium di palazzo Biscari, il teatro Sangiorgi, l’auditorium del Centro Zo. Inoltre, grazie alla stretta collaborazione con l’Ame, sarà possibile assistere alle prove dei concerti per confrontarsi direttamente con chi fa della musica classica un mestiere, per sfatare assieme luoghi comuni e barriere mentali che spesso allontanano da questo meraviglioso mondo.
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