Italia: mille leggi e nessun controllo

Italia: terra di santi, poeti, navigatori, ma anche di incorreggibili contravventori! Siamo la nazione che in Europa, numeri alla mano, ha il primato di leggi, codici e regolamenti. Siamo il paese che per ogni cosa, per ogni fatto, per ogni azione ha un ordinamento ad hoc! E forse per si tanta munifica giurisprudenza, siamo anche tra i più “fuorilegge” del vecchio continente.

 

Siamo talmente oberati di adempimenti, obblighi e coercizioni che i nostri anticorpi hanno sviluppato nel corso degli anni le giuste difese per sopravvivere nella giungla di leggi e leggine, preservandoci dal contrarre sanzione amministrative e penali (alias, farla franca senza pagare multe o finire in galera). L’infrazione è la regola, l’assioma radicatosi anche nella mente del cittadino più onesto ed integerrimo, secondo il quale rispettare le leggi non conviene! Chi lo fa è un ingenuo, che non le rispetta, un furbo! Mille e mille regole, mille volte disatte, eluse, raggirate, grazie anche a quei meccanismi di furbizia legislativa intrinseci alle stesse direttive! E allora, per fa sì che le disposizioni vigenti vengono rispettate, giù a fabbricarne di nuove, perché si pensa (illusione, dolce chimera se tu!) ne occorrono sempre altre e delle altre ancora per sancire quelle vecchie. Cosi alla maniera dell’aumento delle tasse che non produce un incremento delle entrate, ma un calo del gettito nelle casse dello stato, idem per le leggi: più norme, meno trasparenza, meno giustizia!

 

Siamo il paese del bengodi, dove fatta la legge, trovato l’inganno! L’Italia di quelli che superano gli ingorghi stradali sorpassando sulla corsia d’emergenza e di quelli che non ne hanno fegato, ma gli piacerebbe tanto farlo e domani, chissà… L’Italia di quelli che non pagano le tasse perché, a conti fatti, conviene aspettare il prossimo condono e di quelli che non hanno il coraggio di evadere e – obtorto collo dichiarano, ma dichiarano un reddito inferiore al salario di uno dei loro dipendenti. Siamo il paese del vivi e lascia vivere, dove fatta la legge non trovi nessuno a farla rispettare! L’Italia che impone limiti di velocità, cinture di sicurezza, fari accesi di giorno, casco in moto e poi ogni anno conta migliaia e migliaia di morti per incidenti stradali! L’Italia che scrive “divieto di affissione” e poi sotto, se non addirittura sopra, il cartello di divieto, incolla dieci strati di manifesti pubblicitari o elettorali! L’Italia che proibisce il fumo nei locali pubblici e poi infrange volutamente ed impunemente questo divieto persino nelle corsie degli ospedali. Allora, a cosa serve tanta prolificità legislativa se “poi” le regole non vengono rispettate e fatte rispettare? Certo non si può pretendere che per ogni cittadino ci sia una guardia! Vada per il poliziotto di quartiere, ma il poliziotto “ad personam” appare sinceramente eccessivo!

 

Il nostro è un gran bel paese! Montagne di leggi, un mare di regole, fiumi di decreti che non sono sinonimo di ordine e garanzia di sicurezza per il solo fatto di esserci, ma palliativi: la cartina di tornasole dell’inadeguatezza di chi preposto a far rispettare le regole e a punire che li infrange sceglie di percorrere la scorciatoia legislativa per bypassare la via ben più ardua ed impegnativa dei controlli, del rigore, delle sanzioni!

 

Ma le responsabilità  sono anche nostre, di noi cittadini! Troppo spesso lasciamo correre o mugugniamo in silenzio il nostro dissenso, quando invece sarebbe il caso di reagire, di protestare energicamente, di opporsi con grinta e coraggio. A volte è necessario battere i pugni sul tavolo! A volte occorre denunciare ad alta voce i trasgressori! A volte è indispensabile scuotere anche gli scettici, i timorosi, i qualunquisti! Altrimenti i furbi diventano sempre più furbi e gli onesti perdono via via quel barlume di speranza che qualcuno faccia rispettare le “regole”. Per addivenire a tanto, occorre un lungo e faticoso processo di crescita sociale, umana e culturale delle persone, improntato alla solidarietà ed alla cooperazione, che riporti alla centralità dell’individuo, mutando la gerarchia di valori e priorità di una società globalizzata al profitto e omologata al capitalismo sfrenato, senza regole! Nelle libertà di scelte diverse, nella democrazia di opinioni divergenti, nella imprescindibilità del bene comune, nel reciproco rispetto, nella tolleranza, nella solidarietà, il popolo di quelli che non sono troppo furbi può sentirsi forte, può trovare dei momenti in cui vivere da esseri umani e rapportarsi agli altri come tali.

 

Il rinnovamento, il cambiamento deve partire da ognuno di noi! Una società che soddisfa i bisogni primari dell’individuo (lavoro, casa, salute, famiglia, studio), una collettività che si organizza per convivere in modo rispettoso, onesto e civile nei confronti dell’altro, non determina né tante leggi, né tante guardie. Ma questo è un mondo ideale!

Gaetano Bonaventura

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