Ancora una volta in piazza per chiedere la riapertura dell’ippodromo chiuso ormai da quasi 500 giorni. A pretendere risposte certe sono gli ex lavoratori della struttura e della filiera ippica che oggi hanno manifestato con un corteo da piazza Verdi fino a Palazzo delle Aquile. La protesta, organizzata dalla Slc Cgil Palermo, nasce per sollecitare il Comune all’emissione del avviso, più volte annunciato ma mai pubblicato, per la gestione e la riapertura dello storico impianto. Dopo la revoca della concessione all’ex società di gestione, la Ires, raggiunta da una interdittiva antimafia, la struttura è stata chiusa definitivamente e l’ultima gara è stata disputata il 9 dicembre del 2017.
Proprio i prossimi giorni potrebbero essere decisivi per il futuro della Favorita: l’assessore al Patrimonio Roberto D’Agostino, che oggi ha incontrato lavoratori e sindacati, attende la relazione dei vigili sulle condizioni della struttura. A ritardare l’iter per la pubblicazione del bando, la presenza di amianto e di alcune opere abusive all’interno della struttura. Nel frattempo, la chiusura prolungata, come denuncia il sindacato, rischia di provocare danni economici rilevanti come il deprezzamento dell’impianto ormai abbandonato a se stesso, la perdita dei fondi del MIPAAF per le corse dei cavalli, che verrebbero dirottati in altri ippodromi, la perdita di posti di lavoro per tutto l’indotto.
«L’emissione del bando di gara per la gestione e la riapertura dell’ippodromo alla città non sono più procrastinabili – dichiarano Maurizio Rosso segretario generale Slc Cgil Palermo e Massimiliano Fiduccia della segreteria – servono tempi certi per ridare lavoro a chi lo ha perso, scongiurare il deprezzamento di un bene di proprietà del Comune ma soprattutto per creare sviluppo, occupazione e nuove attività strettamente correlate all’ippica. Ora più che mai, serve allontanare l’ombra scura che sembra aver ammantato la struttura di viale del Fante».
Al corteo stamane hanno preso parte alcuni ex dipendenti – in totale sono 56 senza contare i lavoratori dell’indotto, oltre 200 – che in questi mesi sono andati avanti anche grazie alla Naspi che, tuttavia, dura solo due anni. «Ormai il primo anno di ammortizzatori sociali ce lo siamo giocato – commenta con amarezza Giuseppe Mangano – fortunatamente mia moglie lavora ma altri miei colleghi sono monoreddito. In questi mesi siamo stati fiduciosi ma più passano i mesi più cresce il timore che l’ippodromo possa fare la fine del teatro Massimo, rimasto chiuso per oltre 20 anni. A Palermo ci sono tanti altri impianti sportivi caduti nel dimenticatoio e al solo pensiero viene l’angoscia. Adesso, però, vogliamo certezze perché in questi mesi di promesse ne ne sono state fatte tante».
A fargli eco anche il presidente dei guidatori, Gaspare Lo Verde: «Da due anni la situazione è diventata insostenibile. L’ippica siciliana ha dato molto all’Italia, abbiamo vinto ovunque ma ora chi vuole continuare è costretto ad affrontare sacrifici gareggiando al Mediterraneo di Siracusa, o al Nord Italia. Si è perso troppo tempo – conclude – è una vicenda che si poteva risolvere in sei mesi ma sono passati quasi due anni».
Positivo l’incontro con l’assessore: «Siamo stati ricevuti con gruppo di lavoratori dall’assessore al Patrimonio D’Agostino – dichiarano ancora Rosso e Fiduccia della SLC CGIL – Il Comune ha completato il bando di gara e sta espletando le procedure per pubblicare la manifestazione d’interesse che dovrebbe avvenire entro metà giugno. Si attende l’ok dalla Sovraintendenza e l’idea del Comune è quella di circoscrivere le aree dell’impianto che necessitano di un intervento strutturale di accelerare i tempi, in modo da far ripartire l’Ippodromo nel giro di qualche mese una volta completato l’iter di assegnazione del bando di gara. È intenzione del Comune rinnovare la tradizione ippica a Palermo ma anche affiancare alle corse dei cavalli nuove attività che siano in grado di dare maggiore attrattività all’Ippodromo. Attendiamo per metà giugno la pubblicazione della manifestazione di interesse nel caso contrario torneremo a far pressione all’amministrazione per dare quelle risposte che i lavoratori si aspettano».
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