Ipercoop Palermo, vieni che ti spenno…

La giornata è particolarmente calda. Incuranti del sole, allettati da una martellante pubblicità, alle 11,00 di una mattina di giugno ci siamo recati nel nuovo centro commerciale ‘La Torre’ di via Michelangelo. E’ un nuovo Ipercoop. Andiamo a vedere di che si tratta, ci siamo detti. Anche per saperne parlare, come si dice dalle nostre parti. Prima di parlare di qualcosa, si sa, questo ‘qualcosa’ bisogna conoscerlo. (sotto, a sinistra, foto tratta da mobilitapalermo.org)

Percorsa tutta la via Michelangelo, ci immettiamo a destra verso la strada per Borgo Nuovo. Ancora a destra, ed ecco il nuovo centro commerciale. Per realizzarlo debbono avere sventrato un’aria verde. Senza lasciare in piedi un albero per un po’ d’ombra. A Palermo, da Ciancimino e Lima in poi, queste cose erano nella norma. Siamo un po’ stupiti di rivivere la scena nel 2012. Ma tant’è.

Lo spettacolo è greve. Ci ricorda tanto l’Agrigento di fine anni ‘80: strade, cemento, strade, cemento, strade, cemento, strade. Nemmeno un albero, come già accennato. Nemmeno un filo di verde. Nemmeno una mezza fontana: niente di niente. E’ evidente che l’architetto che ha progettato questo monumento di ‘Land Art’ deve essere un innamorato della ‘bio’ architettura…

Si tratta di un mega centro commerciale. Che si dispiega in tanti punti vendita. Con gallerie, ascensori, strade che salgono, strade che scendono. Cose avveniristiche, insomma. A Palermo avvertivamo tutti la mancanza di una simile quanto ‘raffinata’ realizzazione…

Interessante è il rispetto, quasi ‘filologico’, della segnaletica alla siciliana: appena entrati sembra di essere tornati nella vecchia Sicilia dove, o conosci le strade, o vaghi senza meta alla ricerca dell’assoluto…

Per fortuna – e sarà l’unica nota positiva della mattina – due signori, che dovrebbero essere dipendenti di questo Ipercop, ci spiegano che l’area “food” si trova al di là di un immensa piazza dove inopinatamente abbiamo trovato parcheggio.

Così ci rimettiamo in automobile per recarci nell’area che noi che non siamo inglesi definiamo “dove ci sono le cose da mangiare”. Anche in questo caso, ad accoglierci c’è un parcheggio immenso.

Già, gli spazi. Enormi. Una delle caratteristiche che abbiamo notato non appena abbiamo ‘avvistato’ l’opera di questo novello Gaudì è uno spreco immane di spazi. Spazi immensi – lo ripetiamo – senza un filo di verde.

Interessanti, anzi, interessantissimi, sotto il profilo ‘epistemologico’, i parcheggi. Tutti all’aria aperta. Senza copertura.

All’esterno ci saranno 40 gradi centrigradi o forse più. Chiudendo l’automobile immaginiamo che, al ritorno, la temperatura, all’interno dell’autovettura supererà i 50 gradi centigradi. Sarà la ‘sauna’ offerta gratuitamente da Ipercoop? Chissà. (a sinistra, foto tratta da flickr.com)

E’ evidente che chi ha progettato questi parcheggi all’aria aperta non conosce le temperature siciliane. E, forse, non ha nemmeno letto Il Gattopardo, là dove Tomasi di Lampedusa descrive il sole a picco sulle teste dei siciliani, indicando anche i mesi dell’anno in cui il caldo non dà tregua. Dalla lega nazionale nazionale delle cooperative non possiamo pretendere la conoscenza delle grande letteratura siciliana…

Ci chiediamo: i signori della Lega nazionale delle cooperative un parcheggio del genere lo avrebbero realizzato così anche dalle loro parti, dall’Emilia alla Toscana? Non è, la nostra, una domanda provocatoria: vogliamo solo capire dove arriva la loro sensibilità: se tale sensibilità – e il rispetto per chi si reca in questi centri commerciali – è uguale in tutto lo Stivale, o se cambia piano piano, e si ‘evolve’, dalla linea Gotica in giù.

Compagni della Lega nazionale: complimenti vivissimi. Caldo infernale d’estate e, d’inverno – con la pioggia – bagno assicurato per chi dovrà raggiungere la propria automobile. Veramente geniale!

Ci chiediamo: non sarebbe stato più logico realizzare i parcheggi con una copertura, utilizzando i tetti come fonte di energia fotovoltaica? Gli utenti non avrebbero patito il caldo e l’azienda avrebbe prodotto un sacco di energia: tutta quella occorrente – e forse più – per fare andare avanti l’azienda.

Lo confessiamo: guardando questo parcheggio da Sing Sing eravano sul punto di andarcene. L’istinto di giornalisti ci ha invece invogliato ad entrare. Ci siamo infatti detti: se abbiamo già trovato tutte queste cose interessanti fuori, chissà che cosa ci sarà dentro… E, come vedremo, non ci siamo sbagliati.

L’impatto, l’ammettiamo, è stato brusco: fuori 40 gradi all’ombra, dentro l’aria condizionata sparara a tremila. Quello che ci vuole per un organismo sano: passare, nel giro di pochi secondi, da 40 gradi al sole a 15 gradi. Il corpo, così, si fortifica. Solo i migliori ce la faranno, direbbe Herbert Spencer.

Entrando ci chiediamo che cosa succederà all’uscita, quando passaremo da 15 gradi centigradi agli oltre 50 gradi all’interno dell’autovettura, visto che i parcheggi – come già accennato – sono sotto il sole…

Appena varcata la porta percorriamo circa 200 metri contando almeno una quarantina di punti dove si dovrebbe pagare. Di queste, solo due, forse tre ‘casse’ sono ‘abitate’ da chi batte gli scontrini. Le altre sono vuote. Segno che i consumatori non hanno ancora preso d’assalto questo Ipercoop.

Finalmente siamo dentro l’area ‘food’. Forti del nostro giornale con le offerte vantaggiose ci avviamo alla ricerca dei prodotti che dovremmo acquistare. Presto, però, ci accorgiamo che trovare le offerte che cerchiamo non sarà facile. Perché lo spazio è immenso.

Non ci resta che iniziare a cercare. Siamo subito allettati da un’offerta di olio extra vergine di oliva. Poco meno di 3 euro a bottiglia. Nei libri di olivicoltura di fine anni ‘70 insegnavano che per un chilo di olio di oliva extravergine occorrrevano 7 chilogrammi di olive. Se ne deduceva che un chilogrammo di olio di oliva extravergine non poteva costare meno di 7 mila lire. Considerato che l’euro è una truffa, un chilogrammo di olio extravergine di oliva vero non dovrebbe costare meno di 7 euro al chilo.

Sotto i 3 euro a bottiglia, beh, chissàche olio d’oliva extra vergine è… Magari ne prendiamo una bottiglia per friggere: è pur sempre sempre olio di oliva. A patto che sia olio di olive italiane, ovviamente. Controllo etichetta: non c’è la garanzia che sia stato fatto con olive italiane. Si parla di olii comunitari. Meglio lasciar perdere, perché in alcune aree del mondo, per combattere gli insetti, utilizzano ancora i cloroderivati… Veleni allo stato puro. Ma questo ai consumatori non lo spiega nessuno.

Andiamo alla pasta. Pasta coop: mezzo chilo, oltre 50 centesimi di euro. In pratica, più di un euro al chilogrammo. Eccessivo: in altri supermercati della città si trova pasta – di buona qualità – che costa quasi la metà. Morale: la pasta se la possono tenere.

E il pane? Idem. L’unica nota positiva è il pane siciliano, chiuso in cellofan, che si trova in altri supermercati. Questo si può prendere.

Succhi di frutta: da scappare. Prezzi salati. Tanti marchi. Tutti cari.

Frutta, verdura e ortaggi. Ancora idem. Carne: idem. Bibite: idem (una confezione di sei lattine di sprite costa circa 40 centesimi in più rispetto ad altri supermercati). Gelati: non ne parliamo. Sia di marca che di sotto marca, da 4 a 6 euro al chilogrammo. Da scappare. Prezzi cari. Più elevati rispetto ad altri supermercati.

Andiamo sempre alla ricerca delle offerte. Per trovarne una dobbiamo faticare. Alla fine, dopo circa un’ora, siamo riusciti a mettere nel carrello le offerte (non tutte) che cercavamo e qualche altra cosa.

Nel complesso, non ci siamo divertiti. La prima considerazione che ci viene in mente è che chi ha realizzato questo Ipercoop pensa che i palermitani debbono essere danarosi. Altrimenti non sarebbero spiegabili i prezzi praticati. Siamo ampiamente sopra la media di quasi tutti i supermercati della città. Forse chi ha realizzato questa struttura non sa che la Sicilia è, ancora oggi, una regione ad obiettivo convergenza. Ciò significa che il reddito medio, nella nostra Isola, è decisamente più basso rispetto ai redditi delle altre regioni europee.

Con tutta la buona volontà, insomma, non riusciamo a capire perché a Palermo continuino a sorgere tutti questi ipermercati. Chi li autorizza? E perché?

Questo Ipercoop, poi, oltre ad essere scomodo (in questo periodo estivo passare da 15 gradi centrigradi a 50 gradi sotto il sole è una follia), ha pure prezzi salatissimi. In pratica, i palermitani dovrebbero recarsi in questo posto arroccato, parcheggiare sotto il sole concente, farsi ‘pelare’ e tornare a casa in un bagno di sudore. Certo che ce ne vuole…

Dimenticavamo: il nome La Torre non ha nulla a che vedere con Pio La Torre. deriva da una torre del luogo che non abbiamo visto. Almeno questo.

Ultima notazione: questo Ipercoop si trova attaccato a una centrale elettrica. Ci hanno detto che in presenza di campi elettrici si generano campi elettromagnetici proporzionali alla potenza degli stessi campi elettrici. Tutta salute…

Foto di prima pagina tratta da mobilitapalermo.org

 

Giulio Ambrosetti

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