«Io, la fede e il mestiere di attore»

Ci confida che è molto felice quando parla con i più giovani. Dice loro che Dio indica sempre la strada, se si è persa la retta via consente di ritrovarla come è accaduto a lei. «Dio permette lo smarrimento perché da esso può nascere un grande bene». Claudia Koll, attrice e volontaria in opere a favore dell’infanzia e dei sofferenti, ci racconta la sua conversione. Una svolta ormai nota a tutti, che ha lasciato interdetti alcuni giornalisti perché ad essa non ha fatto seguito (come si aspettavano o speravano) la consacrazione. Ne parla con dolcezza, con occhi pensierosi, ma colmi di affetto e di speranza. E con un’immagine di Gesù appuntata sul soprabito.

Lei è stata a Medjugorje. Cosa le ha lasciato quest’esperienza?
«Ho valorizzato la bellezza interiore, cioè un altro tipo di bellezza che è trasparenza. Mi piace raccontare questo aneddoto: una veggente sembra abbia chiesto alla Madonna “come mai fosse così bella”, la Madonna rispose: “perché amo”».

La frase che più la rappresenta?
«La vita è amare il Signore, gli altri. Amare significa mettersi in un dinamismo di amore. Entrare nell’amore della Trinità».

Lei aiuta i bambini in difficoltà. Pensa a un futuro come mamma?
«Non vivo progettando, ma cercando di capire quale sia la volontà di Dio nella mia storia personale. Se il Signore vorrà, mi farà incontrare l’uomo che ha pensato per me, col quale costruirmi una famiglia. Altrimenti vorrà dire che questo non è stato scritto».

Nel racconto della sua conversione c’è la storia di uno spirito malvagio che anni fa stava impossessandosi di lei…
«Non mi sento di raccontare nei dettagli fatti così delicati; posso solo dire che l’elemento che ha scatenato questo spirito è stata la meditazione. A quel tempo facevo meditazione, come molte persone del mio ambiente, perché ero alla ricerca della verità. Non sapevo di quale verità però. Cercavo un benessere, un’armonia, una pace interiore attraverso la meditazione orientale. Durante quei momenti sono entrata in contatto con qualcosa di non positivo. Uno spirito che mi diceva di odiare. Pur sapendo di aver spesso sbagliato (in passato ho consumato tanti amori, non conoscevo la fedeltà, la verità…) ho risposto: “io sono nata per amare”. Quello spirito aveva cominciato a “stritolarmi”. Così sola, in un momento in cui né il denaro, né il potere, né nessuno mi avrebbe potuto aiutare, ho chiesto aiuto a Dio. Che mi ha risposto entrando nel mio cuore con una grande carezza d’amore».

Ed è questa è la conversione?
«Sì, è sentire l’amore del Padre che ti accoglie fra le sue braccia e fa festa perché il figlio è tornato a Lui. Ha sanato alcune ferite, perdonato alcuni miei peccati e mi ha rinnovata. Dio mi ha fatto rinascere e ho capito che la mia vita appartiene a Lui. Solo relazionandomi a Lui la mia vita acquista un valore superiore. Mi ha insegnato ad amare gli altri, a vedere il suo volto nel viso dei sofferenti. Prima ero molto concentrata su me stessa; ora quando incontro i malati di Aids sento di incontrare Dio. La verità e l’amore ci portano a Dio, ma per dire la verità bisognerebbe fare un bagno di umiltà».

Lei è un’attrice molto apprezzata. Ma come mai una ragazza cresciuta con una nonna vicina alla preghiera, in una famiglia contraria al mondo dello spettacolo, decide di iniziare la sua carriera cinematografica con Tinto Brass?
«Ci sono tanti motivi per cui si può cadere e sbagliare; Dio ha permesso che mi smarrissi. Però oggi sono una persona nuova. Il Signore quando perdona trasforma. Il rischio quando si è giovani e si vuole intraprendere questo mestiere è a volte quello di farsi degli sconti, di scendere a compromessi. Che poi non aiutano la carriera, proprio perché si viene ricordati sempre per quelle scelte».

Il suo futuro è ancora nel cinema?
«Il mio mestiere rimane quello dell’attrice, ma sono cambiati i ruoli. La testimonianza avviene anche attraverso ciò che si racconta: io non posso più rappresentare ruoli negativi che portano male nel cuore della gente».

Cosa consiglierebbe ai giovani che volessero intraprendere questa strada? 
«Ai giovani, motivati, che vogliono lavorare nel mondo del cinema e del teatro, dico di stare attenti. Di vivere nella grazia di Dio, senza dimenticare i valori educativi della famiglia. Gli artisti dovrebbero illuminare il cuore degli uomini. Oggi il male enfatizzato dai mass-media ferisce la nostra anima e la nostra speranza. L’uomo invece deve confidare nella misericordia di Dio, che apre alla speranza».

Qual è il suo modo di pregare?
«La Santa Messa quotidiana, che mi ha insegnato a fare ordine nella mia vita; la preghiera del Rosario. Tenere il mio cuore sempre rivolto a Gesù: prima di mangiare, prima di fare ogni cosa».

Non tutti credono alle redenzioni clamorose e alle frasi mediaticamente efficaci. Cosa direbbe a coloro che non credono che si possa cambiare?
«Posso solo dire che il tempo magari li farà ricredere, il Signore toccherà anche a loro il cuore, non si può mai giudicare».

Stefania Oliveri

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