«Io, bloccato a Montpellier», tra voli fantasma e incertezze L’impossibile ritorno a casa di Marco ai tempi del Covid-19

«Io sto bene, prendo le mie precauzioni. Ma qui non hanno mascherine e io non pensavo di rimanere fuori così a lungo. Sto finendo le medicine che prendevo abitualmente». Sono tante le preoccupazioni che Marco Milone ha in questo momento. Lui, palermitano che lavora nel mondo della produzione cinematografica, deve fare i conti infatti con uno stato di salute che al momento non è al top e con la distanza da casa. Da giorni, infatti, è bloccato a Montpellier, in Francia, dov’è approdato dopo non pochi spostamenti nel tentativo di trovare un volo sicuro messo a disposizione per tutti quelli che come lui stanno cercando di ritornare in Italia. Ma, in piena emergenza Coronavirus, com’è c’è finito Marco all’estero da solo? «Avevo approfittato di un breve momento lavorativo tranquillo per andare a Barcellona a prendere nuovi potenziali contatti di lavoro – racconta a MeridioNews -. Non c’era ancora un’emergenza nazionale, e non pensavo di essere in pericolo in Spagna, né di ritrovarmi in questa situazione. Sicuramente avrei evitato».

Il caos in Italia scatta infatti proprio quando lui è ormai da giorni a Barcellona. E anche se lì in Spagna la situazione sembra essere notevolmente diversa rispetto alle cronache che arrivano da casa, Marco decide comunque di tornare indietro e bloccare gli impegni di lavoro. «Alitalia mi aveva rassicurato che il volo del rientro era confermato, ma a seguito di direttive del governo spagnolo sono saltati tutti voli, risultato? Alitalia non può più volare. La questione – continua – è stata rientrare o rimanere dato che il 21 sarei dovuto andare, sempre per lavoro, fino a Manchester come membro della giuria di un festival. In poche ore, forse un giorno, ecco un altro cambiamento: non sono più gradito nel Regno Unito». Il mondo attorno a Marco, insomma, comincia a blindarsi, mentre lui è incastrato in un posto che fino al giorno prima sembrava ignorare quella che di lì a poco sarebbe stata dichiarata pandemia.

Marco però non demorde e continua a cercare un modo sicuro, per lui e per chiunque altro, per tornare indietro. «Ho trovato una connessione via Amsterdam, passando da Bordeaux, per rientrare, ma la Klm Royal Dutch Airlines ha cancellato il volo. Non trovando nuovi voli da Bordeaux, e vedendone ancora attivi da Marsiglia, mi sono diretto a Montpellier, dove mi sono fermato in attesa di trovare un modo per rientrare – spiega -. Ho prenotato il volo Marsiglia-Roma-Palermo che non aveva sosta notturna in aeroporto, ma è stato anche questo cancellato. L’ambasciata spagnola mi ha detto che ero libero di rientrare purché avessi trovato io, da solo, un modo per farlo. A Bordeaux il consolato era chiuso. Più garbati e gentili al consolato di Marsiglia, ma non di supporto. Non condividono la lista dei voli “reali ” perché mi hanno detto che sapevano che quel volo non sarebbe partito, ma soprattutto lasciano che sia tu a trovare una soluzione, ed è come puntare sulla roulette: forse becchi il volo giusto, in caso negativo Alitalia si prende i soldi e ti rimborsa nell’arco di 1/3 mesi, riducendo la tua disponibilità monetaria all’estero».

Marco, insomma, è solo. L’unica rete di supporto, ad oggi, sono gli altri connazionali con cui è riuscito a entrare virtualmente in contatto, come lui bloccati da qualche parte all’estero senza possibilità di ritorno. «Con la Farnesina sempre occupato, alle mail non risponde. Il consolato a volte risponde, altre squilla a vuoto, ma consigliano di cercare altri voli (in mia autonomia), oppure di scendere in treno fino a Palermo (tranne la frontiera a piedi). Gli ho risposto che il treno da Montpellier a Palermo mi sembra un ottimo modo di promuovere il contagio, e che avrei invece bisogno di supporto nel conoscere quali sono i voli che partono invece che buttare soldi e chiedere rimborsi – si sfoga -. La Farnesina ha pure un’app dove permette di registrare il tuo viaggio: però devi inserire anche la data di rientro!». Quando rispondono, l’unico consiglio che arriva dagli enti preposti è appunto quella del  treno fino al confine più vicino, attraversando a piedi la frontiera e poi da Ventimiglia di nuovo su un treno attraversare la frontiera.

«Io abito a Palermo…mi sembra il miglior modo per prendermi il virus». Un rischio, quello di contagiarsi, che, malgrado l’ansia di trovare un modo per tornare, Marco non può davvero permettersi. «Io ho un rene idronefrotico da oltre quindici anni anni, ho avuto quattro anni fa una trombosi alla gamba sinistra e ancora tende a gonfiare il piede – rivela -. Ho bisogno di camminare per attivare bene la circolazione. Da un anno cerco di curare una patologia infiammatoria intestinale che mi ha causato l’ingrossamento del fegato e il formarsi di calcoli e polipi alla colecisti». Per fortuna trova diverse farmacie a Montpellier dove può ordinare tutto quello di cui ha bisogno per curarsi. Ansie e incognite a parte, Marco cerca di tenersi su come può, mantenendo tutta la lucidità di cui è capace.

«Umore alterno, ma complessivamente bene – ammette -. Ho un tetto, ho il tablet e ho ripreso a lavorare sul mio libro, ma pure a lavorare nei limiti della mia operatività. Vorrei comprendere meglio il da farsi: perdere soldi, accettare la situazione e affittare per un mese qui, ma stare in un luogo più sicuro che Palermo ed evitare il pericolo del contagio durante il viaggio, o devo insistere a cercare voli e chiedere rimborsi e rischiare di entrare in contatto con persone malate? Non riesco a capire quale sia il male minore, e l’incertezza mi stressa più della reclusione in un piccolo spazio o della distanza da casa».

Silvia Buffa

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