Invasioni digitali per un’Italia della cultura Visite 2.0 di palazzi, piazze, chiese e musei

Innovazione, condivisione, diffusione e valorizzazione del patrimonio artistico nell’era dei social media. Un’impresa alla portata di tutti, pensata per svecchiare la concezione di bene culturale e il concetto di riappropiazione del sapere e del saper fare nel nostro Paese. E’ l’obbiettivo che si pone Invasioni digitali, il progetto lanciato da Fabrizio Todisco in collaborazione con la rete di travel blogger italiani di #iofacciorete, Officina turisticaInstagramers italia e l’associazione nazionale piccoli musei. 

«Promuovere nuove forme divulgazione dei beni culturali e un nuovo rapporto fra il museo e il visitatore. Che non sia più passivo ma attivo e in grado di produrre a sua volta forme d’arte, per una trasmissione interattiva del sapere che favorisca processi co-creativi di valore culturale», si legge sul manifesto lanciato dagli organizzatori dell’evento che, in pochissimo tempo e grazie al potere del web, ha assunto respiro nazionale. L’idea è semplice ma vincente. Conoscere per far conoscere, realizzando dei contenuti da condividere sui social network (Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest e Youtube) attraverso il tag #invasionidigitali. Vere e proprie visite multimediali di palazzi, piazze, chiese e musei lungo tutta la penisola, che si svolgeranno nella settimana dal 20 al 28 aprile. E sono già moltissimi gli organizzatori e i partecipanti anche in Sicilia, tra cui Catania, Siracusa e Ragusa con più di una tappa programmata per ogni città.

«Quando abbiamo letto online di quest’iniziativa siamo sobbalzati sulle sedie. C’è piaciuta al volo e non potevamo non aderire», racconta Tano Rizza, promotore di due invasioni a Siracusa. Una al museo dei Pupi, martedì 23 aprile, e l’altra all’Arkimedeion, venerdì 26 aprile. «Due splendidi contenitori culturali, che a dir la verità, sono ancora troppo poco conosciuti, come molti altri posti a Siracusa», aggiunge. «Avrei voluto invadere il Ginnasio Romano, uno tra i tanti beni culturali considerati minori della città. Ma l’iter autorizzativo era lungo e il tempo a disposizione poco. Quindi ho preferito puntare sui piccoli musei privati, che hanno accolto con grande entusiasmo l’iniziativa». Più a sud, nel ragusano, sarà invece possibile visitare la Fornace Penna di Punta del Pisciotto a Scicli, domenica 28 aprile. «Appena sono venuto a conoscenza delle Invasioni digitali ho subito pensato di farne una», racconta Roberto Sammito, organizzatore. «E il pensiero è andato alla Fornace: bellissima, abbandonata e per molti da scoprire. Puntare gli obiettivi degli smartphone su questa perla di architettura industriale potrà fare solo bene».

Tra le città della Sicilia orientale, all’appello non poteva mancare Catania. Qui i luoghi da invadere saranno più di uno, tra cui il museo diocesano, il 25 aprile, e il Monastero dei Benedettini dove a organizzare la visita, prevista sabato 20 aprile, sarà l’associazione Officine Culturali che da tempo si occupa della promozione del Monastero. «Per noi non è una novità – spiega Claudia Cantale. «Da un anno a questa parte proviamo a coinvolgere quante più persone possibili sul concetto di visone interattiva della fruizione di uno spazio. E la risposta è sempre positiva, come in questo caso, perché in fondo la gente ha bisogno di riprendere possesso dei propri luoghi. D’altronde bene culturale, per definizione, indica qualcosa che fa parte della comunità. E solo se conosci uno spazio, poi lo difendi».

«Quando abbiamo lanciato il portale, il 2 aprile, le tappe in programma erano solo cinque. Adesso sono 110 in tutta Italia ma continuano ad arrivarmi adesioni di ora in ora», racconta Elisa Bonacini, responsabile delle Invasioni digitali per la Sicilia. «Ho iniziato spargendo la voce di associazione in associazione, poi il web ha fatto tutto da sé. E paradossalmente si potrà aderire fino all’ultimo giorno, purché si abbiano le autorizzazioni necessarie». Si tratta di un’iniziativa che ha subito entusiasmato tutti, unica e partecipata. «E’ la prima volta al mondo – dice la Bonacini – che si fanno cose del genere su scala nazionale. In modo talmente partecipato e dal basso. Con l’idea che la valorizzazione dei beni culturali debba essere condivisa e democratica, anche grazie alle piattaforme sociali che permettono a chiunque di diffonderla. Per non dimenticare che la cultura è di tutti».

[Foto di Invasioni digitali]

Federica Motta

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