Invasione russa in Ucraina: in Italia black-out informazione per 10 ore mentre Mosca continua a mentire

STRANO SILENZIO DI NOTIZIE.  QUESTO E’ SPIEGABILE, TRA LE ALTRE MOTIVAZIONI, ANCHE CON LA PESANTE CAMPAGNA DI DISINFORMAZIONE MESSA IN ATTO DA PUTIN NEGLI ULTIMI ANNI. MA INIZIANO I PROBLEMI DI CONSENSO PER IL GOVERNO RUSSO A FRONTE DI PALESI BUGIE E SOLDATI CHE NON TORNANO A CASA

 

di Gabriele Bonafede

Le notizie dell’invasione russa in Ucraina, stavolta molto più consistente delle precedenti se si eccettua l’occupazione in massa della Crimea di sei mesi fa, sono state taciute dalla stragrande maggioranza dei mezzi d’informazione italiani per almeno 10 ore.

Già alle 23.00 di ieri, ora italiana, la notizia correva sui social network ed era data per certa, ovviamente, dai comandi dell’esercito ucraino. I quali si sono trovati di fronte a una tale quantità di unità corazzate russe da sentire il dovere di comunicare ai propri cittadini, anche con servizi in TV, la gravità della situazione.

Eppure, grandi testate italiane, e molte testate europee, hanno glissato sull’importante fatto. Hanno temporeggiato non parlandone, oppure dando inizialmente la notizia di nuove offensive, ma esclusivamente da parte dei separatisti. Solo nella tarda mattinata, cioè dopo almeno dieci ore a fronte di una notizia di tale portata, i maggiori giornali italiani hanno iniziato a parlarne, e per giunta con la solita timidezza, snocciolando caute notizie con il contagocce, laddove gli eventi precipitavano in tutta evidenza e in contrasto con quanto detto sui supposti colloqui di pace a Minsk: l’esercito russo era, ed è, impegnato in una vera e propria invasione dell’Ucraina senza dichiarazione di guerra

Ci si chiede perché questo black-out dell’informazione, in particolare di quella italiana.

Ci sono molti motivi. Tra questi, spicca la campagna diffamatoria operata dai media russi (e da chi gli da credito) nei confronti dell’Ucraina e dell’UE. Da molti anni la Russia ha organizzato una campagna di destabilizzazione e disinformazione nei confronti del mondo occidentale, incoraggiata dai successi di questa strategia, soprattutto da quando la Russia invase parte della Georgia nel 2008.

Sfilata neonazista a San Pietroburgo 1 Maggio 2014

È una campagna realizzata con grandi capacità manageriali e finanziarie, e attuata sia per compattare il “fronte interno” russo, sia per minare la credibilità delle istituzioni occidentali.

Per il “fronte interno”, il governo russo ha operato con mezzi coercitivi già rodati da tempo in tutte le dittature: eliminazione dei media d’opposizione, anche attraverso l’eliminazione fisica di giornalisti scomodi (tra i quali spicca il caso della giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja, assassinata nel 2006); controllo pervasivo sui media rimasti; legislazione molto punitiva nei confronti delle manifestazioni di dissenso; apparato giudiziario a servizio di quello politico; vaghezza nel sistema fiscale per utilizzarlo a fini politici; riduzione delle libertà individuali; incoraggiamento di posizioni nazionaliste estreme; controllo persino sui social network e le libertà personali, e tanto altro. La lista è molto lunga.

In questo modo, e cioè come facevano con l’informazione Mussolini in Italia, Stalin in Unione Sovietica e Hitler nella Germania nazista, ha modellato l’opinione pubblica russa in modo compatto e creato un consenso molto ampio alle azioni più spregiudicate e vergognose come l’orrenda guerra scatenata in Cecenia e quella in Georgia.

Mezzi blindati russi in Ucraina nella notte del 27 28 Agosto 2014

Putin ha anche distrutto la capacità del popolo russo di protestare rispetto a evidenti e allarmanti ingiustizie sociali ed economiche in Russia: ospedali fatiscenti, larghi strati sociali con livelli di qualità della vita molto bassi nonostante i grandi introiti dal mercato energetico a tutto vantaggio di pochi, corruzione diffusa, criminalità diffusa, strutture di servizio pubbliche decadenti, infrastrutture di trasporto in condizioni penose, e molto altro.

Per il fronte esterno, Putin è riuscito a dare alla Russia un’immagine di “Stato-guida” dell’anti-americanismo viscerale e, da alcuni anni, anche anti-europeismo viscerale. Puntando su evidenti pecche del mondo occidentale, americano ed europeo, ha costruito e foraggiato l’anti-occidentalismo preconcetto, quello cioè che è contro l’Occidente per se, qualsiasi cosa faccia l’Occidente, sia essa positiva o negativa.

Anche in Italia, in parte grazie all’amicizia con Berlusconi, Putin è riuscito a convincere larghi strati della popolazione dell’esistenza di una specie di “modello-Russia”, ben imbiancato fuori anche se con molti cadaveri e scheletri dentro. Ha anche raccolto consenso tra i nostalgici del comunismo che ancora oggi scambiano l’URSS con la Russia.

La guerra che ha scatenato in Ucraina, però, sta mettendo a dura prova queste strategie. L’Ucraina, infatti, non è la piccola Georgia, né la Cecenia o la Moldavia. L’Ucraina è una nazione molto grande, estesa quasi quanto la Francia, con circa 40 milioni di abitanti e una diaspora di altri milioni di ucraini sparsi in tutto il mondo, soprattutto in Occidente. Aggredendo e diffamando l’Ucraina, negando anche il diritto all’esistenza dello Stato ucraino in discorsi pubblici, Putin si è alienato una nazione-sorella, un popolo di persone che aveva forti legami culturali e sociali con il popolo russo: una nazione con la quale il popolo russo ha per vari decenni convissuto pacificamente, combattuto insieme per eliminare il nazi-fascismo dall’Europa e dal mondo, vissuto fianco a fianco insieme nel bene o nel male, anche se questa forte amicizia fu profondamente minata da Stalin negli anni ’30 del secolo scorso.

Aggredendo l’Ucraina con la violenza verbale prima e con la guerra poi, cercando di smembrala, e di fatto smembrandola nelle regioni con un retaggio culturale vicino a quello russo, Putin sta ottenendo quello che gli stessi ucraini non avevano mai osato sperare: l’idea stessa di un forte e solido Stato d’Ucraina, oggi forgiata, purtroppo, attraverso dolorosi lutti e distruzioni provocate, appunto, dall’aggressione russa.

L’obiettivo dichiarato di questa guerra fa rabbrividire, ed è simile a quello che cercò di perpetrare, senza successo nonostante milioni di morti, Hitler con la Polonia: la distruzione morale e fisica di uno Stato rinato dopo decenni d’occupazione straniera e la sua riduzione in schiavitù nel bel mezzo dell’Europa. Quest’obiettivo, Putin, lo ha più volte dichiarato pubblicamente, persino due giorni fa a Minsk, dove ha giustificato in anteprima il suo massiccio intervento armato che stava avvenendo in quelle ore, con il diktat all’Ucraina di non associarsi con l’Unione Europea. Anche nei “colloqui di pace” di Minsk, che tutto erano tranne colloqui di pace, Putin ha dunque negato l’esistenza dello Stato dell’Ucraina indipendente nel momento stesso in cui ha stretto la mano all’attuale presidente Poroshenko. Putin in quell’occasione ha infatti dichiarato che sarebbe stata la Russia a decidere per l’Ucraina, utilizzando la forza.

E così è: ora sta tentando di realizzare questo proposito con l’invio del proprio esercito verso Kiev lasciandosi dietro una disumana striscia di sangue, distruzioni e lutti per il popolo ucraino e quello russo.

Così facendo ha però rafforzato, di fatto, l’Ucraina stessa per lo meno dal punto di vista morale e forse anche nel consesso internazionale. Ed ha iniziato a minare anche il sostegno del popolo russo alla sua avventura, proprio come fece Mussolini quando aggredì la Grecia nel 1940 e iniziò a perdere consenso in Italia. Infatti, si possono dire tutte le bugie che si vogliono nei media, ma quando tornano giovani soldati morti, oppure mariti, fratelli, figli e nipoti non tornano affatto, non ci sono bugie che tengano.

Gabriele Bonafede

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