Intervista ‘esclusiva’ al decreto legislativo n. 39: “In Sicilia non mi vogliono applicare perché sono scomodo alla mafia e all’antimafia”

Buon giorno signor decreto legislativo n. 39 di quest’anno.

“Buon giorno”.

Come va?

“In Italia bene. Ma in Sicilia…”.

Che succede in Sicilia?

“Non lo vedete? Non mi applicano”.

E perché?

“Ma, sa, io non sono siciliano: sono un decreto legislativo romano. Di quest’Isola non ho capito molto”.

In che senso, ci spieghi?

“Ma, che le devo dire? Già quando mi hanno inviato qui in Sicilia, via E.mail, sono stato accolto malissimo”.

Da chi?

“Ovunque. Pensi che, appena mi hanno visualizzato, lì, a Palazzo d’Orleans, che credo sia la sede della presidenza della Regione, qualcuno, appena mi ha visto ha detto: ‘Arrivò ‘stu scassa mento i minch…’. Ma le pare normale essere accolti cos쒔.

Però, lei, signor decreto legislativo 39, lo deve capire: qui in Sicilia il Governo regionale ha già ‘pilotato’ decine e decine di nomine di dirigenti regionali negli enti e nelle società della stessa Regione. Arriva lei e gli dice: ‘Picciotti, un si po’ fari’. Quelli di Palazzo d’Orleans si siddriano, come si dice dalle nostre parti. Pensi anche ai dirigenti nominati che si stanno ‘chiudendo’ un sacco di operazioni negli enti e nelle società dove sono stati nominati. Quelli e i loro politici di riferimento si stanno sistemando pe rla vita. Poi arriva lei…

“Mai io che colpa ne ho? Io sono un decreto legislativo dello Stato e vado applicato. Non è che posso prevedere tutti gli imbrogli di questa strana Isola. Lo sa cosa hanno detto all’Ufficio Legislativo e Legale della Regione quando mi hanno visto nell’Email? Questo non lo applichiamo neanche se ci ammazzano. Ma secondo voi è un modo di applicare la legge?”.

Però il Ministro Giampiero D’Alia la sta difendendo.

“Vero. Ma, come ben vede, resto lo stesso non applicato”.

Ma Lei, signor decreto legislativo n. 39, che idea si è fatto della Sicilia?

“Guardi, non è la mia terra. Dovrebbe diventarlo, perché dovrei essere applicato. Ma non mi vogliono. Mi respingono. La sera, quando gli uffici regionali restano chiusi, ci rilassiamo un po’ con gli altri decreti, anche regionali. Ci prendiamo un aperitivo e parliamo un po’. Qualcosa penso di aver capito”.

Cosa?

“Ma, parlando con gli altri decreti, alcuni di questi mi hanno spiegato che io sono inviso ai ‘Professionisti dell’Antimafia’. Loro non mi vogliono. A quanto ho capito, per questi signori la legge non si applica: si interpreta. E io sono d’intralcio. Mi oppongo alle nomine dei loro amici con i quali si debbono ‘chiudere’ le loro operazioni. Mi hanno spiegato che, da queste parti, ogni politico ha i suoi dirigenti regionali con i quali arraffa dalla cosa pubblica. Poi, mi hanno detto, che da quando hanno abolito un carta Tabella H gli sono venuti a mancare un sacco di soldi. Applicarmi, in Sicilia, significherebbe creare un sacco di problemi ai politici e ai gruppi di pressione”.

Sa, dicono che i dirigenti regionali di una branca amministrativa possono fare i commissari di enti o società che fanno capo ad altre branche dell’amministrazione. E’ vero?

“Questa interpretazione è una buttanata. Io sono molto chiaro: i dirigenti di un’amministrazione pubblica non possono svolgere il ruolo di commissario o di amministratore in società controllate o partecipate dalla stessa amministrazione pubblica. Punto”.

Ha seguito tutta questa polemica sull’anticorruzione a sull’antiparentopoli?

“Certo che l’ho seguita. Lo hanno fatto apposta. A giudicare da quello che ho capito, hanno gettato un sacco di fumo negli occhi alla gente per nascondere il fatto che, qui in Sicilia, non mi vogliono applicare. A quanto mi hanno spiegato, qui l’antimafia, piuttosto che combattere la mafia, serve per eliminare le persone scomode e per garantire gli amici. A quanto pare anche quelli chiacchierati”.

Concludendo, Lei va applicato anche in Sicilia.

“Certo che davo applicato. Ma non mi applicheranno. Sono un decreto troppo scomodo. E, a dir la verità, non so se sono più scomodo per la mafia o per l’antimafia. Questo ancora non l’ho capito”.

 

Anche il Ministro D’Alia, indirettamente, si è accorto che le nomine del Governo Crocetta ignorano il decreto legislativo n. 39
Decreto legislativo n. 39: come mai il Governo Crocetta non lo applica?

Redazione

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