E incredibile come sia possibile trovarsi a contatto con due grandi celebrità del mondo dello spettacolo e sentirsi a proprio agio conversando amabilmente in mezzo alla folla. Per puro caso abbiamo incontrato Salvo Ficarra e Valentino Picone alla Stazione Centrale di Palermo, mentre fanno i biglietti per Roma dove si recano a presentare il loro ultimo film che in queste settimane sta sbancando i botteghini: ‘Anche se è amore non si vede’. Film arrivato nelle sale qualche giorno fa di cui tutti parlano, ma pochi hanno veramente capito la portata. Vederlo, prima che sia troppo tardi, è dobbligo.
Alla Stazione è bastato poco per familiarizzare e ottenere unintervista esclusiva: un caffé, unarancina, una minerale non frizzante, una sigaretta, una rapida lettura delle prime pagine dei giornali, una decina di telefonate (a testa), una ventina di foto con autografi, una scappata alla toilette ed eccoli qua a raccontarsi al nostro giornale. Due fiumi in piena.
‘Anche se è amore non si vede’ è un film che risente della crisi di questi anni. I temi affrontati – la disoccupazione, il malessere sociale, il berlusconismo al tramonto – sono trattati senza sconti. Cosa vi ha spinto su questa strada abbandonando il western che vi ha reso famosi?
Picone: Con questo film abbiamo voluto mettere a nudo la schizofrenia enigmatica della nostra società che da una parte si auto-analizza decontestualizzandosi e dallallaltra si contestualizza estraniandosi. Non so se siamo stati chiari….
Chiarissimi.
Ficarra: In pratica, in questo film i nostri personaggi sono come delle macchie colorate allinterno di un bianco e nero che ne enfatizza la funzione drammaturgica. Abbiamo voluto dimostrare che luomo-animale è simile a questa arancina fritta che stiamo mangiando (buonissima tra laltro). Lei (larancina) non si chiede cosa era prima di nascere, cosa sarà dopo la morte e se cè un Creatore di arancine. Lei (larancina) ha le idee chiarissime pur non avendone una.
Ehm… naturalmente
. nel film, di cui avete curato la regia, la sceneggiatura, la fotografia, la scenografia, le locascion, il trucco, le luci e gli spuntini durante le riprese, non vi si vede mai se non di spalle. E chiaramente un omaggio ad uno dei padri del cinema ussaro, ma anche un segno di protesta. Contro chi?
Picone: Il nostro è un film contro quelli che fanno film-contro. Abbiamo voluto puntualizzare laspetto onirico che dentro ognuno di noi diventa realtà scomoda. Abbiamo voluto scavare il nostro sottosuolo e ci siamo casualmente imbattuti in noi stessi. Ci siamo chiesti: unarancina si definisce fritta solo quando è morta? Se sì, noi in questo momento ci stiamo cibando di una cosa morta pur di rimanere in vita? Non so se siamo stati chiari….
Chiarissimi.
Ficarra: Lei, per esempio, pensa di essere superiore a questa arancina. Tra laltro veramente buona, non faccia complimenti, vuole assaggiare?.
Sì, grazie…
Ficarra: Dicevamo, lei pensa di essere superiore a questa arancina perché secondo lei il ragù che ci sta dentro non sarebbe in grado di capire le sue domande. In realtà, è larancina ad essere superiore a lei per il semplice fatto che larancina se ne infischia delle sue domande.
Non ci avevo riflettuto. Ma torniamo al film. La storia che raccontate si sviluppa a Torino, che assieme a Praga e Lione è una delle punte del triangolo europeo della magia nera. E, come avete recentemente dichiarato al Wall Street Giurnal, una sfida. Volete chiarire, in italiano, ai nostri lettori il senso di questa sfida?
Ficarra: In realtà, non è affatto una sfida ma una ‘battaglia’ ancora aperta. La sua domanda ci stimola a parlare degli intenti sfidanti che abbiamo affrontato allinterno del nostro film. Non so se….
Chiarissimi, per carità…
Picone: Lei non mi sembra molto convinto, mi spiego meglio: lenigma che il nostro modesto film si sforza di affrontare è fin troppo evidente agli spettatori. I nostri personaggi si fanno delle domande sfidanti appunto. Per esempio: il platonismo è stato superato veramente dallaristotelismo?.
Secondo voi?
Picone: Non possiamo rispondere. Non vogliamo svelare troppo della trama del film.
Del successo che state avendo si sono accorti anche oltreoceano. E di pochi giorni fa la notizia che prenderete il posto di Robert Pattinson e Kristen Stewart nella saga dei vampiri di Twilight.
Il nuovo titolo ‘Twighlight, thats impossible come back all together in the same car’, nelle sale la prossima estate, ha come ambientazione il castello di Caccamo. E stata una vostra scelta?
Ficarra: No. È una cortesia che dovevamo fare a un assessore di Caccamo.
Parliamo adesso di voi e del rapporto che avete con le vostre origini. Come riuscite a sopportare le richieste di foto, autografi e prestiti di denaro da parte dei vostri ex compagni di scuola o perfino da parte di semplici passanti che si spacciano per vostri parenti?
Picone: Ci consideriamo semplicemente altro rispetto a quello che siamo. Qui non ci sono alternative: o si è freudiani o junghiani, tertium non datur. Ma veramente non vuole assaggiare?.
Già fatto, grazie. Non vorremmo farvi perdere il treno, ma unultima domanda è dobbligo: essere travolti dal successo è una cosa che vi sentite di augurare ai nostri lettori?
Picone: Il successo no, non lo auguriamo neanche a noi, perché il successo è già successo, è participio passato. Noi auguriamo sempre il succederà.
Grazie Valentino, grazie Salvo per il caffé larancina e la sigaretta. E buon Natale.
Ficarra: Grazie a lei. Permette una puntualizzazione?.
Prego?
Ficarra: Non vorremmo essere stati fraintesi. Quando poco fa parlavamo del platonismo non volevamo per niente asserire che laristotelismo è mero materialismo, logicismo asettico, positivismo estetico. La nostra è una considerazione scevra da qualsiasi posizione aprioristica. A tal proposito, le vorremmo chiedere se, per cortesia, potesse pagare lei le arancine, i caffé, lacqua minerale e i giornali, perché non abbiamo soldi spicci.
Certamente! Per me è un onore offrirvi qualcosa. Avete bisogno daltro? Comunque, grazie per la puntualizzazione, ma si era già capito tutto.
Picone: Grazie, lei si che è un bravo giornalista. Ci scusi se siamo stati banali, ma voi giornalisti ci fate sempre le stesse domande. A presto.
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