Intervista a Ficarra e Picone

Venerdì 16 saranno nelle sale di tutta Italia con “Il 7 e l’8”. Inseparabili sul grande schermo come in teatro e in tv, Ficarra e Picone ritornano dopo quattro anni (“Nati stanchi”, 2002) a fare cinema con una storia, d’ispirazione leonina (“C’era una volta in America”, 1984) che ne esaspera le differenze, inserendole nella trama di un grottesco scambio di persona e nel genere della commedia degli equivoci.

 

Ficarra, sei stato scambiato nella culla proprio con lui. Come ti senti?

F: Hai capito tu la tragedia che ho vissuto! A parte che mettendosi nei suoi panni, non sai la puzza che fa… ma poi è una persona squallida, è inutile che ve lo presento!

 

Che clima c’è stato sul set?

P: Normale, giravamo in Sicilia per cui quasi sempre c’era un caldo!

              

Un film dal marchio Sicilia: dagli attori alla location, però stavolta fuori dagli stereotipi. Aspettavate il momento giusto per rilanciare l’immagine della vostra belle isola?

P: L’abbiamo fatto inconsapevolmente, nel senso che abbiamo fatto un film in Sicilia, ma poteva essere girato ovunque. Noi abbiamo scelto la città di Palermo perché così la sera tornavamo a dormire a casa! Poi se ne viene fuori un’immagine elegante della Sicilia che merita, ne siamo contenti.

 

Il tema della casualità. Si parte da questo spunto per arrivare dove?

F: Si parte da questo spunto per continuare sulla stessa linea, perché poi nella vita succedono tante cose per caso che poi andare a trovare una spiegazione è difficile. Il caso o Dio, ognuno lo chiama come vuole, sono loro a decidere!

 

La vostra prima esperienza alla regia, insieme a Giambattista Avellino. Come vi siete divisi  la macchina da presa?

F: A lui il cavalletto!

P: È stato allo stesso tempo facile e difficile, perché la regia comporta tanti momenti. C’è il momento della direzione degli artisti, di mettere la macchina da presa al punto giusto, c’è il montaggio.. Per cui ognuno di noi, chi più chi meno, ha dato il proprio contributo ad ogni fase, sapendo di non dover mollare. A noi è venuto facile, ma il risultato è assolutamente condiviso da tutti e tre.

 

Quindi si può affermare che Ficarra & Picone hanno diretto Foà e Remo Girone?

F: E certo! Inoltre, Picone si può vantare di aver diretto Ficarra!

P: Ti dico soltanto che come screensaver nel computer ho una foto di scena in cui io e Salvo, due cretini, stiamo spiegando ad Arnoldo come meglio interpretare un personaggio…

 

Con voi la realizzazione di un film sarà tutto un retroscena… ci raccontate qualche aneddoto?

P: Un momento indimenticabile è stato quando il signorino Salvo e Andrea Tidona ridevano come i pazzi ininterrottamente e Giambattista si è arrabbiato veramente, sospendendo le riprese di quella scena.

F: Andrea Tidona è una persona divertentissima, mi ha fatto tanto ridere. Poi imita Totò benissimo, e quando c’era il ciak ripensavo alle risate che ci facevamo e non ce la smettevamo più… non ci potevamo nemmeno guardare in faccia!

 

Nel film ci saranno tante risate, con voi garantite, ma credo dalla storia, dagli attori coinvolti, che ci sia anche sentimento…

F: Di sentimenti con la A maiuscola.

P: Inevitabilmente è una storia sui sentimenti, alla base della vita.

 

Che ci dite di Lucia Sardo?

P: Meravigliosa. Questa parola la spiega! Grazie a lei ho capito perché in un dato momento storico gli attori venivano seppelliti fuori dalle mura della città perché considerati “truffatori di sentimenti”, ebbene Lucia ci ha fatto commuovere nel set, straordinaria! Tra l’altro è una persona anche molto divertente, ha un’ironia da non sottovalutare…

 

E della bella catanese Barbara Tabita?

F: Molto brava, ha interpretato un personaggio difficile; fare l’antipatica agli occhi del pubblico è veramente coraggioso. Non rientra nel solito cliché della brava ragazza che ogni attrice si porta dietro.

 

Come è stata scelta?

P: In base a tangenti… No, in effetti noi non facciamo grandissimi provini, già quando scriviamo abbiamo in mente chi può essere l’attore e cosa cerchiamo. Dopo la prima stesura abbiamo incontrato lei e giusto qualcun’altra e ci ha convinto perché mettendola da subito alla prova, è stata davvero convincente.

 

Ho una curiosità. Voi passate tutto il vostro tempo così o capita che non vi rivolgete la parola e non vi parliate?

F: Ma certo… Guarda io quando vado in vacanza, cancello proprio il suo numero.

P: E poi mi chiama per riaverlo!

F: Poi chiamo in ufficio, se non sono andati in vacanza perché altrimenti lo cancellano pure loro!

P: Comunque la convivenza è sempre dura… Pensa che non c’è sesso tra di noi… Quando facciamo pace, bene che và, mangiamo solo una pizza insieme…

 

O male che và, c’è sempre l’urologo… Un aggettivo per descrivervi a vicenda? Salvo per Valentino e viceversa.

P: Prima, fino a qualche secondo fa, avrei detto ritardatario, adesso è noioso… perché riesce a trovare delle scuse per i suoi ritardi che ormai ANNOIANO!

F: Io li ho usati tutti, dovrei aspettare la prossima edizione dello Zingarelli per trovarne di nuovi. Lui ha anche dato vita al fenomeno del “piconismo”. Pensa di essere precisissimo, ma non lo è. Per esempio, scrive minuziosamente tutto su un’agendina, pure a che ora mangia, dopodiché si mette in macchina, parte e dimentica l’agendina sul tetto! E non si ricorda più cosa deve fare! Per cui diciamo che aggettivi non ne ho, eventualmente gli posso alzare le mani!

 

Progetti futuri?

P: Il prossimo progetto è questo film, che stiamo accompagnando in tutta Italia, con 300 copie. Per ora vogliamo concentrarci su questo.

 

Perché andare a vedere questo film?

F: Perché abbiamo famiglia…

P: Perché se vi è piaciuto Nati Stanchi, questo è carino quanto quello.. Per cui se avete voluto bene a quello, vogliate bene anche a questo!

Benedetta Motta

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