Nervi tesi, tesissimi. Ormai tra il presidente della Regione Nello Musumeci e i suoi alleati della Lega non si perde occasione per trovare terreni su cui scontrarsi. L’ultimo è quello del caso Intel. L’azienda californiana, tra i leader del settore dei microprocessori, cercherebbe casa in Europa e avrebbe trovato nella zona industriale di Catania una sistemazione in grado di soddisfare i requisiti richiesti, così come l’avrebbe trovata in Mirafiori, alle porte di Torino. Giusto un sondaggio al momento. Ma sono bastate le parole pronunciate dal ministro dello Sviluppo economico in quota Lega Giancarlo Giorgetti, che ha auspicato un arrivo di Intel in Piemonte, per accendere la miccia delle polemiche.
Dal Movimento 5 stelle al Partito democratico, in pochi si sono lasciati scappare l’occasione di sferrare l’attacco al ministro. A fare più rumore degli altri, tuttavia, è la presa di posizione di Nello Musumeci. Il presidente, infatti, ha subito rilanciato la polemica, spiegando che «se un colosso dell’hi-tech è pronto a investire in Italia, con un progetto ambizioso che darà impulso all’economia e all’occupazione, a decidere non può essere la solita logica che privilegia il Nord a discapito del Sud. Nel pieno della progettualità di una ripartenza – ha aggiunto – che non può certo essere a due velocità o, peggio, azzoppata sul nascere. Non si può continuare con la politica assistenzialista che ha sempre mortificato il Mezzogiorno».
Il presidente Musumeci ha poi ricordato che «il governo di Roma, con il ministro per lo Sviluppo economico, aveva garantito per l’insediamento di Intel una partita da giocare facendo perno sul sistema Italia e sulle migliori credenziali dell’area da individuare. E a questo noi siamo fermi – ha ribadito – pur leggendo sulla stampa di pressioni e rivalse nordiste, di tifo per la candidatura di Mirafiori a discapito di Catania». Un focolaio su cui lo stesso Giorgetti ha tentato di gettare acqua sul fuoco, smentendo una sua possibile predilezione di Torino rispetto al capoluogo etneo. Parole a cui fanno eco quelle del segretario siciliano della Lega Nino Minardo: «Ho sentito il ministro Giorgetti e mi ha confermato che, da parte sua – commenta a MeridioNews – non c’è nessuna preferenza verso un territorio rispetto a un altro e, quindi, vedremo. La cosa non corrisponde alla realtà, Giorgetti fa il proprio lavoro e lavora per il Paese Italia, senza distinzioni».
Insomma, le due città starebbero giocando ad armi pari. «Catania ha tutte le carte in regola e le caratteristiche per potere ospitare questa realtà – continua Minardo – noi tifiamo per questa opzione e siamo certi che il ministro Giorgetti sia imparziale. Il resto sono soltanto illazioni giornalistiche», come anche illazioni giornalistiche, sempre secondo il coordinatore leghista, sarebbero quelle che vedrebbero una contrapposizione dello stesso Giorgetti a Matteo Salvini in previsione di una stagione congressuale in cui il ministro proverà a scalzare l’attuale leader della Lega dalla poltrona di segretario di partito facendosi forte di una linea che si lascia affascinare meno dai populismi e che punti piuttosto sui capisaldi della Lega, nato appunto come partito del Nord.
Le polemiche sul caso Intel comunque divampano. Pur senza tenere conto che indipendentemente dalle dichiarazioni o dai possibili favoritismi del ministro dello Sviluppo economico, l’arrivo dell’azienda di Santa Clara in Italia è tutt’altro che deciso, tanto che era stato lo stesso Giorgetti in tempi non sospetti a parlare di «partita difficile», con diversi altri Stati europei coinvolti nel toto-Intel, Germania su tutti. «Non si capisce che la partita è anzitutto Germania-Italia, vinta quella discuteremo – dice a MeridioNews Fabio Cantarella, assessore leghista di Catania – Giorgetti si è trovato a Torino, con il candidato sindaco vicino e ha detto quello che ha detto parlando di Mirafiori. Se si fosse trovato a Catania avrebbe detto lo stesso parlando della zona industriale».
Intanto all’Ars le tensioni in maggioranza si avvertono. Ne è un segnale lampante la copiosa assenza di deputati dell’area del centrodestra ai lavori d’aula di ieri, in piena discussione sul bilancio consolidato della Regione. Un’emorragia che non ha risparmiato nemmeno le commissioni, con alcune costrette ad aggiornarsi a data da destinarsi, con buona pace degli ex Pip di cui si sarebbe dovuto discutere ieri in commissione Bilancio insieme ai rappresentanti delle sigle sindacali. Con l’impressione, al momento, che i buoni propositi di portare a termine la legislatura in maniera serena siano destinati a rimanere soltanto tali.
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