Comincia oggi il processo per corruzione elettorale a carico dell’onorevole leghista Luca Sammartino. La prima udienza è fissata alla quarta sezione del tribunale ma, stando a quanto appurato da MeridioNews, dovrebbe già essere previsto un rinvio per l’assegnazione del procedimento a un’altra sezione – la terza – per competenza funzionale. Insieme al deputato sono a processo anche altri sei tra consiglieri e assessori comunali del Catanese: l’ex consigliere etneo Sebastiano Nuccio Anastasi, Giuseppe Musumeci, Giuseppe Damiano e Salvatore Capuano, l’assessore a Mascalucia Antonino Nino Salamone Rizzotto e l’avvocato ed ex consigliere comunale a Caltagirone Alfredo Scozzarella.
Tutti sono stati rinviati a giudizio a marzo dal giudice per l’udienza preliminare Luigi Barone. La vicenda ha al centro le Politiche 2018, in cui Sammartino venne candidato al parlamento senza però essere eletto, ma soprattutto le elezioni regionali del 2017. La competizione da cui l’onorevole era uscito da recordman assoluto delle preferenze (con 32.280 consensi quando era ancora candidato con il Partito democratico) tanto da modificare il testo della canzone I love you baby di Gloria Gaynor e farne un tormentone al ritmo di «il più votato, la la la la la la, il più votato». Due anni dopo, per Sammartino arriva l’avviso di garanzia con un’inchiesta svelata in anteprima sulle pagine di MeridioNews. Appena quindici giorni dopo l’evento alle Ciminiere di Catania in cui Matteo Renzi aveva annunciato l’esordio di Italia Viva in Sicilia e lanciato l’investitura di Sammartino a futuro candidato presidente della Regione. Questioni che, adesso, sembrano preistoria politica.
E, intanto, ad agosto l’onorevole ormai traghettato alla Lega (dopo un inizio all’Ars nell’Udc, un’esperienza dentro Articolo 4, il matrimonio con il Partito democratico e poi l’ingresso in Italia Viva) è stato citato in giudizio dalla procura di Catania e, con l’arrivo del nuovo anno, dovrà affrontare un nuovo processo per corruzione elettorale. Sammartino è imputato ancora una volta in veste di candidato alle elezioni regionali del 2017 perché avrebbe offerto al capomafia del clan Laudani Girolamo Brancato, conosciuto anche con il nome di Lucio e anche lui citato in giudizio, alcune utilità in cambio del proprio voto e di quello dei suoi familiari. Il processo scaturisce dall’inchiesta Report della guardia di finanza, che ha coinvolto 35 indagati a vario titolo legati al boss acese dei Laudani Orazio Scuto.
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