Antonio Ingroia, ex pm di Palermo da qualche settimana in Guatemala su incarico dell’Onu, ha inviato al Csm una richiesta di collocamento in aspettativa per motivi elettorali. Pronto per la discesa in politica? Parrebbe di sì. Il magistrato, che è stato tra i titolari dell’inchiesta sulla trattativa stato-mafia, rientrerà presto in Italia per presentare, il 21 dicembre a Roma, il manifesto di Io ci sto, di cui è tra i primi firmatari insieme, tra gli altri, a Luigi De Magistris. Nei giorni scorsi, è stato proprio il sindaco di Napoli ad indicare la figura di Ingroia come possibile candidato premier per il neonato Movimento arancione alle prossime elezioni politiche.
Una scelta, quella di chiedere l’aspettativa per motivi politici, che prelude a una quasi certa corsa elettorale. Ma, in base a quanto riporta l’Ansa, il magistrato fa sapere di essere ancora in fase di riflessione. «Il dato certo – afferma Ingroia – è che le elezioni politiche in Italia si terranno anticipatamente. Ad oggi non ho deciso di essere in lizza per le consultazioni che daranno un nuovo Parlamento e un nuovo Governo al Paese. Sto ancora riflettendo. La mia richiesta al Csm di aspettativa per motivi elettorali è solo cautelativa», conclude.
Intanto la possibile svolta di Antonio Ingroia non ha mancato di suscitare polemiche. Tra cui quella, lanciata nelle scorse ore dall’avvocato catanese Goffredo D’Antona sulla pagina facebook Avvocati liberi, che riguarderebbe alcune affermazioni dell’ex pm di Palermo che, in occasione della sentenza sulla Diaz dello scorso luglio, avrebbe definito «normale» la solidarietà dimostrata dall’ex capo della polizia e responsabile dei fatti di Genova Gianni De Gennaro agli agenti condannati in cassazione per le violenze del G8 genovese del 2001. Dichiarazioni, rilasciate ai microfoni del programma La Zanzara condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo e riportate da Il Fatto quotidiano del 9 luglio 2012, che renderebbero la candidatura del magistrato palermitano incompatibile con quell’area politica che lui stesso vorrebbe rappresentare.
«La legge – aveva dichiarato il pm a La Zanzara – va applicata anche nei confronti degli uomini migliori ma la solidarietà dellex capo della polizia nei confronti degli agenti condannati è normale, comprensibile. Non la trovo inopportuna. Gli uomini condannati sono persone valide, alcuni li ho conosciuti anchio». Affermazioni gravissime secondo D’Antona – che nei mesi scorsi, insieme ad altri avvocati etnei dell’Osservatorio dei diritti, è stato promotore proprio di una petizione online in cui si chiedeva al premier Mario Monti di sollevare De Gennaro dal ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – che ribatte senza mezzi termini: «Quindi – scrive su facebook – i casi sono due: o mi date del mafioso, o mi dite che a Genova per strada c’erano fascisti, che quindi si potevano picchiare». «Cari compagni – si legge ancora nella bacheca Avvocati liberi sull’annuncio della possibile candidatura di Ingroia, sostenuta da movimenti tendenti a sinistra – state facendo un errore gravissimo. Per la speranza di superare lo sbarramento elettorale vi state unendo con difensori dei macellai della Diaz».
«Non concordo – interviene il giornalista Valter Rizzo sul popolare social network. Secondo cui «Ingroia dice una cosa fondamentale ovvero che la legge va applicata a tutti. Poi dice di comprende la solidarietà espressa dal capo della Polizia. Comprendere, attenzione non condividere. Quindi non facciamo confusione: un conto è comprendere la solidarietà umana verso persone con le quali hai lavorato, un conto è dire che per il fatto di essere stati bravi poliziotti non andavano condannati», sottolinea.
«Alcuni dei poliziotti condannati giustamente per la Diaz – continua Rizzo – hanno condotto indagini fondamentali sulle mafie. Ritengo che la frase di Ingroia sia chiara, è palese che non si riferisce a come si sono comportati a Genova, ma al complesso della loro carriere. Se poi vogliamo fargli dire quello che non ha detto…». E aggiunge: «Credo che Genova sia stato una momento indegno di un Paese civile, ritengo che giustamente i poliziotti che hanno violato la legge, forse eseguendo precise direttive politiche, siano stati condannati. Ma credo anche che la condanna non azzeri la storia personale di una persona». Secca la risposta di D’Antona: «Alcune condanne per determinati fatti – sottolinea tra i commenti – azzarerano tutto. Definire valide persone chi è stato condannato per i fatti della Diaz, per i pestaggi, per le prove false, per gli atti pubblici falsi, a mio modesto avviso è sbagliato».
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