Dalla Scandinavia a Malta: il corridoio 5 delle reti trans europee (Tens) è, sulla carta, un viaggio dal profondo Nord all’ultimo lembo meridionale d’Europa. Per l’Europa rappresenta una delle dieci direttrici strategiche per lo sviluppo dei collegamenti all’interno del vecchio continente. In questi giorni, il coordinatore Pat Cox è in visita nel Mezzogiorno d’Italia (in Sicilia e in Calabria) per capire cosa stanno facendo queste due regioni da cui passa il segmento finale del corridoio. Soprattutto in vista di una nuova scadenza, il 2023, quando è previsto l’aggiornamento dell’intera rete europea Ten-T. Un’occasione che Sicilia e Calabria non dovrebbero lasciarsi scappare per provare a inserire tra le priorità dell’Ue infrastrutture necessarie alla mobilità degli abitanti delle due regioni.
A tal fine il governatore della Calabria, Mario Oliverio e il suo assessore ai Trasporti, Francesco Russo, si sono presentati all’incontro con Cox con cinque dossier, le priorità su cui l’esecutivo calabrese si vuole concentrare nei prossimi anni: potenziare il collegamento ferroviario tra la direttrice ionica e quella tirrenica; realizzare l’alta velocità ferroviaria tra Salerno e Reggio; inserire nelle rete europea Ten-T core (cioè la fascia più alta delle infrastrutture prioritarie) l’aeroporto di Lamezia Terme e nella rete Ten-T comprehensive (la fascia inferiore) la linea ferroviaria jonica e la statale jonica 106. Idee chiare e precise.
Nella due giorni in Sicilia Pat Cox è stato a Palermo, Augusta e Messina. Ha bacchettato la Regione invitandola a presentare «progetti credibili e puntuali» e di «parlare di più con Roma, perché – ha ricordato la porta di accesso a Bruxelles è Roma, non c’è una porta di servizio per accedere se la vostra Capitale non parla per voi». Porta che finora non ha funzionato a dovere se, come ricorda lo stesso commissario europeo, «la maggior parte dei fondi che arrivano in Italia per migliorare la connessione con l’Europa, è concentrata al Nord». Come nel caso della galleria del Brennero. «Quel progetto – ha precisato Cox – ha avuto il massimo punteggio perché era l’unico a essere così ben descritto e sviluppato». Niente da fare invece per il Ponte sullo Stretto. «Non è nella lista attuale del corridoio europeo. Se l’Italia vuole rivedere questa scelta dovrà farlo in vista della rimodulazione dei fondi europei dopo il 2020». Notizia non nuova ma che, ribadita da una delle figure di riferimento nell’ambito delle infrastrutture europee, rende manifesta tutta l’inconsistenza delle azioni fin qui portate avanti dalla classe politica regionale e nazionale.
«Sul ponte sullo Stretto – spiega a MeridioNews l’assessore regionale alle infrastrutture Marco Falcone – Cox non ha chiuso, ma ha rinviato la sede della discussione a Roma. Abbiamo avuto un’importante apertura dal ministro Delrio, dall’ad di Rfi Maurizio Gentile e da quello di Anas Armani nei confronti della linea esposta dalla Regione siciliana, che ritiene il Ponte sullo Stretto un’opera fondamentale per garantire continuità territoriale e sviluppo all’Isola, e che va realizzato facendo contemporaneamente le altre infrastrutture di trasporto rapido e la viabilità delle aree interne, senza le quali il collegamento stabile tra le coste calabra e siciliana risulterebbe un’opera poco efficace rispetto all’investimento che richiede».
Assessore, il governo siciliano quali dossier ha portato al tavolo del commissario europeo?
«Cox è un mediatore, il coordinatore del corridoio scandinavo-mediterraneo, è un soggetto che agevola, non uno che decide».
Per la Regione Calabria è stata l’occasione di presentare le sue priorità.
«A noi non servono ulteriori somme, dobbiamo spendere quelle che abbiamo. A cominciare dagli aeroporti».
Già, Fontanarossa non rientra nella rete core Ten-T (quella che secondo l’Ue ha maggiore rilevanza strategica) perché manca di collegamento ferroviario. Però il governatore Musumeci parla di un nuovo aeroporto a Gerbini, nella Sicilia più interna. Perché?
«Quella del presidente Musumeci è un’idea che io condivido. Un governo ha il dovere di guardare allo sviluppo della propria terra al di là del limite dei cinque anni. Oggi Fontanarossa rischia il collasso, perché non potrà reggere a lungo questa crescita di passeggeri. Si può interrare la ferrovia e allungare la pista, ma oltre un certo limite la pista non può andare perché c’è il mare».
Ma sul progetto di interramento della ferrovia si sono già i 235 milioni di euro finanziati dal Cipe. Che si fa con questi fondi?
«Certamente vanno usati, e tutto quello che possiamo impegnare lo impegneremo. Ma le due cose potrebbero andare avanti parallelamente. Immaginare uno studio di fattibilità sull’aeroporto di Gerbini mi pare una cosa realizzabile e positiva».
I due aeroporti siciliani più piccoli, Trapani e Comiso, vivono invece problemi diversi. Che tempi prevedete per la nuova gara di marketing a Birgi?
«Io spero che entro qualche settimana si possa procedere con la nuova gara».
Ma per gli scali minori esiste un’alternativa ai discussi accordi di comarketing?
«Ci sono due strade da seguire: la continuità territoriale e fare rete con gli aeroporti maggiori vicini: Palermo e Catania».
A proposito di continuità territoriale, circa 40 milioni (finanziati negli ultimi due anni da Cipe e governo nazionale) destinati a rotte sociali proprio a Comiso e Trapani sono rimasti bloccati, mentre i siciliani pagano spesso tariffe altissime per spostarsi. Perché?
«Dobbiamo andare a Roma a verificare il perché di questa situazione, credo che sia opportuno farlo con il nuovo assetto istituzionale».
Questa è in realtà una continuità territoriale di ripiego. La Sardegna ha risolto la questione a livello generale 20 anni fa, facendo un accordo istituzionale con lo Stato. Il vostro governo regionale ha intenzione di provare a seguire la stessa strada?
«Sì, perché la continuità territoriale non si fa solo con i treni o con i traghetti (attualmente ci sono agevolazioni nell’attraversamento dello Stretto legate alla continuità territoriale ndr). Le tratte aeree sono la priorità, oggi si ragiona diversamente rispetto a 30 anni fa. Ma è un nodo molto complicato per cui servono risorse economiche importanti».
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