Infrastrutture, coordinatore europeo bacchetta Regione «I soldi ci sono, ma servono progetti credibili e puntuali»

«Non sono qui per rimproverare nessuno». La frase pronunciata, ieri mattina ad Augusta, dal coordinatore del corridoio scandinavo-mediterraneo Pat Cox arriva a metà di un intervento in cui per i complimenti c’è poco spazio. L’ex presidente del parlamento europeo è in visita in Sicilia nell’ambito di una più ampia ricognizione sulle esigenze infrastrutturali dell’Italia – e in particolar modo del Meridione – per fare sì che il percorso di collegamento che dalla Finlandia dovrebbe arrivare fino a Malta possa diventare qualcosa di concreto. 

Un’ipotesi che al momento, guardando alla situazione nell’Isola, sembra lontana. E così sarà destinata a rimanere se la politica regionale non attuerà un’importante inversione di marcia. Sia per quanto riguarda la qualità dei progetti, da presentare all’Unione europea in tempi utili per potere essere finanziati, che per la capacità persuasiva nei confronti del governo nazionale, vero interlocutore con Bruxelles. «Qui in Sicilia, ma in generale in tutto il Sud, avete bisogno di trovare la vostra voce ed esprimerla con chiarezza nel vostro dialogo con Roma», dice Cox. Il coordinatore, che ricorda come il suo sia un ruolo indipendente dalle istituzioni europee, sottolinea come finora «la maggior parte dei fondi che arrivano in Italia, per migliorare la connessione con l’Europa, è concentrata al Nord». E l’esempio non manca: «Come nel caso della galleria del Brennero. Quel quel progetto ha avuto il massimo punteggio perché era l’unico a essere così ben descritto e sviluppato», spiega Cox.

Le parole del politico irlandese, che ribadisce di parlare «come un vero amico», non lasciano spazio al vittimismo. «Quando c’è un bando riceviamo spesso progetti che superano il budget disponibile anche di cinque o sei volte – rivela -. Siamo costretti a bocciarli e affinché questo non succeda è necessario che le proposte da finanziare siano ragionevoli». Ciò non toglie che esistano delle necessità, ma c’è bisogno che l’Ue ne venga a conoscenza. «A conclusione della mia visita consegnerò una lista di priorità – va avanti Cox -. Ritengo che qui ci siano cose importanti da fare ma non sono io che posso metterle in cima alla lista. La porta di accesso a Bruxelles è Roma, non c’è una porta di servizio per accedere se la vostra Capitale non parla per voi».

Se questo non avverrà, finirà che i soldi che dovrebbero essere riservati alle parti meno sviluppate dell’Europa andranno alle nazioni più ricche. «Per lungo tempo i fondi pensati per il Meridione lo sono stati solo sulla carta. La realizzazione dei progetti era così lenta che, scaduti i tempi previsti, i soldi venivano redistribuiti in paesi come la Germania o il Regno Unito». Da Cox, poi, un suggerimento per invertire la tendenza. «In Nord Europa si comincia a pensare a una macro-regione che passi da Amburgo, Copenaghen, Malmö, Stoccolma, Gutenberg, Oslo. Ragionano su un disegno più grande ed è così che si mobilitano le grandi risorse. Quello che dico alla Sicilia – continua – è di fare lo stesso perché, se pensiamo troppo in piccolo, non riusciamo a ottimizzare le risorse, bisogna fare rete. Le porte sono aperte per voi come per chiunque altro, ma l’autoesclusione ha un prezzo», conclude Cox.

A presenziare all’incontro, tra gli altri, anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, inevitabilmente tra i principali destinatari delle parole di Cox. «Sono posizioni condivisibili – commenta l’esponente della giunta Musumeci – ed è proprio per questo che l’attuale governo ha già avviato importanti interlocuzioni con i ministeri. Quella indicata da Cox è la strada che abbiamo in mente di percorrere». Le cose, tuttavia, non sembrano semplici: è degli scorsi giorni, per esempio, la notizia dello stop all’iter di finanziamento per il raddoppio della Catania-Ragusa. Una frenata dovuta a una serie di osservazioni della ragioneria dello Stato, secondo cui non sarebbero stati rispettati alcuni passaggi burocratici prima di portare il progetto davanti al Cipe.

Simone Olivelli

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