Mi sono fermato anche delle ore a contemplare quel limite invalicabile, perché mutevole nella distanza, praticamente inarrivabile, diverso da ogni altro confine terrestre segnato da una sua propria caratteristica, comunque riconoscibile
Questo quanto scritto da Giovanni Migliorisi per rappresentare meglio la sua esposizione fotografica Geometrie a mare, avvenuta anche grazie al contributo dellassociazione culturale Pensare Ibleo, e frutto delle sue due passioni: quella per la fotografia e quella per il mare.
Lesposizione, oltre che alla fotografia si rivolge anche alla musica ed alla poesia, infatti il giorno dellinaugurazione (8 Dicembre) Giannella Gurrieri ha recitato delle poesie in dialetto siciliano con sottofondo musicale dal vivo.
La mostra ha avuto un vasto numero di visitatori: diverse centinaia, secondo il registro contenente le firme e i commenti, tutti soddisfatti di quanto visto.
Tra le numerose foto, quella che colpisce di più è sicuramente quella in cui appare il mare sullo sfondo, mentre in primo piano vi è una rete con un divieto daccesso.
Essa racchiude la dicotomia tra mare e terra ferma.
Il mare che non ha limiti di spazio, di tempo, il mare che non si zittisce mai.
Il mare allinsegna della libertà, della mutevolezza, il mare dove ognuno si può perdere sia fisicamente che mentalmente, contro una terra ferma, colma di limiti, sempre uguale, in cui coesistono limiti spaziali e temporali, dove è più difficile perdersi. Una terra immutabile
Una rete che divide, dunque, due ambienti apparentemente vicini, ma in realtà così lontani e differenti.
Questo scatto contiene delle forme geometriche determinate: la rete che col suo intreccio forma tanti piccoli quadrati, il divieto daccesso che è un cerchio e la linea dellorizzonte che in profondità, allocchio umano, sembra finita, ma che in realtà non termina mai.
Infinita come lessere umano e le sue innumerevoli sfaccettature.
Infinita come il mare stesso.
Infinita come le infinite interpretazioni che ognuno può dare guardando questa foto.
Infinita come la felicità e la soddisfazione che ho provato stando lì dentro e che si è conservata fino a quando ne sono uscita e si riesuma tuttora che sto scrivendo.
Perché quasi nessuno guardando il mare vede o pensa quello che Giovanni ha pensato quando ha immortalato quegli attimi in cui il mare era calmo, agitato quando unonda arrivava sulla battigia, una ritornava indietro e unaltra stava per arrivare.
Fermiamoci, dunque, molto più spesso a osservare e riflettere sugli elementi della natura che vediamo tutti i giorni e su cui magari non ci soffermiamo troppo spesso.
Non limitiamoci a guardare, ma andiamo oltre la visibilità delle cose, perché a volte anche unonda ci può far fantasticare, portarci in nuovi mondi, che Giovanni ha avuto la fortuna di esplorare, dove nessuno di noi è mai stato,e che magari, in fondo, desideriamo esplorare ma non abbiamo mai osato farlo per mancanza di tempo o di emotività.
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