Infermieri in protesta, la Regione li convoca Il sindacato: «Siamo pochi e male impiegati»

«In Sicilia abbiamo un rapporto medici infermieri che è il più basso d’Europa». È la denuncia del sindacato Nursind che, dopo la manifestazione Infermieri esausti, il flash mob organizzato lo scorso febbraio all’ospedale Cannizzaro di Catania, è arrivata finalmente negli uffici della Commissione sanità dell’assessorato regionale mercoledì scorso. Lo stesso giorno in cui era in programma una manifestazione di protesta all’ospedale Vittorio Emanuele, poi annullata proprio in seguito alla convocazione ricevuta dalla Regione. Sul tavolo la questione dei carichi di lavoro estenuanti a cui gli infermieri sono sottoposti a causa dei tagli al personale subiti negli ultimi tre anni, in conseguenza della rideterminazione delle dotazioni organiche voluta dalla riforma sanitaria regionale.

«Per il personale infermieristico sono stati utilizzati coefficienti di calcolo molto vicini ai minimi e nettamente al di sotto della media italiana – spiega il segretario provinciale Nursind Catania Salvatore Vaccaro – Per altre figure, invece, e in particolare per la dirigenza, le direzioni strategiche hanno utilizzato dei coefficienti ben oltre la soglia massima, abbassando ulteriormente quel rapporto medici infermieri che costituisce un’anomalia tutta siciliana, portando l’isola all’ultimo posto in Europa per numero di infermieri ogni 1000 abitanti, ma primi per numero di medici».

L’ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, è dotato di 750 dirigenti medici e 1800 infermieri per circa 1300 posti letto, mentre il policlinico Vittorio Emanuele di Catania gode di circa 850 medici per circa 1050 posti letto e circa 1250 infermieri in dotazione organica. «Ha senso creare così tanti generali senza esercito?», chiede il sindacalista. Una sanità con all’organico tanti medici come quella siciliana non necessariamente significa quindi buona sanità: «Occorre fare scelte nell’esclusivo interesse del cittadino e non solo di quelle categorie che sono meglio rappresentate politicamente», dice.

Un rapporto così basso tra posti letto e organico infermieristico porta a continue violazioni del decreto 66/2003 sull’orario di lavoro con personale costretto a saltare i riposi o a superare addirittura le 13 ore di lavoro consecutive con ovvio calo del livello di attenzione. «Si tagliano gli organici degli infermieri per risparmiare – spiega Vaccaro – anche se con lo stipendio di un medico si potrebbero pagare almeno due infermieri, ma la riduzione di personale e i carichi di lavoro estenuanti sono la causa di molti errori in sanità, che hanno un costo. È quindi un circolo vizioso». A pagarne le conseguenze sono la qualità e la sicurezza delle cure e la percezione della qualità dell’assistenza sanitaria. I dati pubblicati da Osservatorio salute dimostrano come solo il 25 per cento dei siciliani ritiene soddisfacenti le prestazioni sanitarie nella nostra regione mentre il 48 per cento lo ritiene appena sufficiente e il 27 addirittura scarso. «Pagano soprattutto i cittadini in tutti i sensi, in denaro per il servizio e in salute per gli errori», afferma il rappresentante sindacale.

Altre regole violate sono state segnalate dal Nursind durante l’incontro con i delegati regionali, come quella riguardante il numero minimo di infermieri per turno, necessario a mantenere aperto un reparto. «All’unità coronarica dell’ospedale Cannizzaro, per esempio – denuncia Vaccaro – ci sono due unità per ogni turno invece delle quattro previste. Eppure il reparto resta aperto».

Ad aggravare la situazione, l’assenza di operatori sociosanitari di supporto all’assistenza che fa aumentare in maniera esponenziale il carico di lavoro degli infermieri, utilizzati come factotum. È recente il caso degli operatori del reparto di rianimazione dell’ospedale di Caltagirone, denunciato alla procura, che erano obbligati ad accompagnare le salme dei pazienti all’obitorio perché non c’era nessuno che lo facesse. «Lasciavano i vivi per occuparsi dei morti», dice Vaccaro. Avere affibbiate mansioni al di fuori delle loro compiti pare una prassi ricorrente per gli operatori sanitari siciliani. «Anche al 118 gli infermieri vengono utilizzati come barellieri perché non c’è più l’autista soccorritore. Si fa cassa utilizzandoli nei modi più disparati», aggiunge il sindacalista.

Intanto alla Commissione sanità dell’assessorato regionale sono state accolte le richieste del sindacato: l’istituzione di una commissione paritetica che valuti attentamente una ridistribuzione dell’organico presente all’interno delle unità operative per razionalizzare al meglio le risorse umane esistenti, e la possibilità di revisione delle dotazioni organiche infermieristiche in rapporto ai posti letto previsti, privilegiando le unità ospedaliere a media e alta complessità assistenziale. Per ora quindi nessuna manifestazione in calendario. «Aspettiamo la convocazione per creare la commissione e speriamo di non dover più svenire per protesta», si augura Vaccaro.

Agata Pasqualino

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