Incendio Capo Gallo, a fuoco lecci per i caduti di Nassiyria «Violata un’area sacra, simbolo del ritorno della legalità»

Il 16 giugno scorso, insieme alle foreste e ad alcune attività commerciali del Palermitano, hanno preso fuoco anche 19 lecci nella riserva di Capo Gallo. Non sono solo il simbolo del sacrificio dei caduti di Nassiriya ma ricordano anche il momento in cui nella zona è stata ripristinata la legalità. «Ho ricoperto il ruolo di responsabile della riserva di Capo Gallo – racconta il funzionario del corpo forestale Gaetano Guarino – quando fu istituita con un decreto del 2001. L’area si trovava in stato di abbandono, allora ho cercato di creare le condizioni per rendere fruibile un’area poi divenuta davvero bellissima». L’inaugurazione della riserva è stata il 19 maggio del 2004 e «siccome l’anno precedente c’era stata la strage di Nassiyria, l’avevamo dedicata ai caduti. Ho realizzato in quell’occasione il primo cippo commemorativo d’Italia. inoltre durante la cerimonia abbiamo piantato 19 lecci. In questo modo abbiamo affermato la presenza dello Stato nella riserva in un periodo in cui Lo Piccolo era ancora latitante e in quel territorio c’erano diversi traffici illeciti».

«La cosa triste è che con l’incendio del 16 di giugno, quando la Sicilia è stata distrutta dalle fiamme, quella zona ha subito dei gravi danni – ripercorre Guarino –  Oltre ad avere un’importanza naturale e strategica dal punto di vista dell’ambiente, per me è stata compromessa la sacralità del luogo. Vedere bruciare quei diciannove lecci è stato per me come se si fosse arrecato un danno ulteriore. Di questo non ne ha parlato nessuno».

Il funzionario dei forestali si chiede quale interesse ci possa essere per appiccare incendi in quella zona. Il rogo, racconta ancora, «è partito proprio da Barcarello. Non ci sono collegamenti con altre zone limitrofe dalle quali possa essere partito. Non ci sono pascoli, non possono essere stati gli operai forestali perché hanno realizzato la riserva di Capo Gallo, abbiamo anche riportato alla luce l’antica trazzera dei Cavaddari». Guarino ritiene che «adesso si dovrebbe immediatamente ripristinare quell’area distrutta perché rappresenta per noi palermitani il ritorno alla legalità in quel tratto di costa», Questo, aggiunge, indipendentemente da quello che andrebbe fatto anche in funzione delle zone colpite dall’incendio come Monte Pellegrino. 

Guarino adesso non è più responsabile della riserva anche se ne conserva intatto il ricordo e la volontà di tutelare ciò che appartiene alla collettività: «Ho subito degli atti intimidatori e sono stato rimosso. Ho avuto qualche piccolo problema nel 2005 quando ho cercato di spegnere le fiamme al  dammuso del Gallo, una struttura del ‘400 che serviva come torre di avvistamento». Guarino allora è rimasto intossicato ma minimizza: «Sono stato soccorso sul posto. Niente di serio, quall’anno la riserva – conclude –  aveva già subito cinque o sei attacchi di fuoco dolosi». 

Stefania Brusca

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