Combattere la battaglia contro i piromani a colpi di cannoni schiumogeni e droni. Dopo l’inferno di fuoco che ha tenuto sotto scacco l’intera regione per due giorni, il presidente della Regione Rosario Crocetta è intenzionato ad alzare la posta. E contro i «criminali della Sicilia» promette il pugno di ferro con nuove misure, mezzi e una stretta sui forestali colpevoli di aver appiccato gli incendi. Partendo da un dato: in poco meno di 48 ore, 800 focolai hanno divorato 5626 ettari di terra: 3747 di boschi e 1878 di superficie destinata a macchia Mediterranea. Una vera ecatombe – anche se i numeri sono ancora in aggiornamento e potrebbero destinare a crescere – e il presidente della Regione promette una reazione forte del governo regionale, rivolgendo anche un appello ai cittadini onesti
«Sono numeri drammatici – dice durante la conferenza a Palazzo d’Orleans, a Palermo – di una Sicilia da anni sottoposta al massacro del suo territorio che avviene in modo cinico, a beneficio della speculazione edilizia e di interessi mafiosi, opposti a quelli del popolo siciliano». Crocetta è furente è annuncia un inasprimento nella lotta ai piromani, a cominciare dai forestali. «Presto ci saranno altri licenziamenti, non faremo sconti a nessuno, ma il popolo siciliano vuole pulizia. Certamente dobbiamo stare attenti alle generalizzazioni, ma è mai possibile che nessuno sappia o abbia visto nulla?». Su 24 mila forestali nell’Isola, Crocetta ricorda che ben 3 mila avevano alle spalle numerose condanne. «Sono partiti i primi licenziamenti per i reati più gravi – avverte – ma ora procederemo con altri controlli». Qualcuno ha anche ipotizzato che possa anche esseri trattato di ritorsioni a fronte dei licenziamenti, ipotesi che non convince Crocetta: «Lo escluderei ma, ad ogni modo è una pista che verificheremo segnalando alla Procura distrettuale antimafia l’elenco dei licenziati per ulteriori accertamenti».
Ma rispetto all’ipotesi che si sia trattato soltanto dell’opera di alcuni farabutti, Crocetta mette in guardia: «Dietro questo disastri, ci sono interessi criminali che hanno bisogno di manovalanza». Ma anche politici, diretti a colpire il Governo regionale. «C’è chi vuole cavalcare la polemica addossando responsabilità al Governo – afferma – ed è evidente che ci sia stata la volontà di mettere in difficoltà il mio esecutivo. Ci siamo trovati di fronte a un vero attacco in stile mafioso». Per questo motivo, annuncia una risposta più severa di quanto fatto fino a oggi e un innalzamento dello scontro, con due misure immediate. Una legge regionale – che dovrebbe andare in giunta la prossima settimana – per inasprire il divieto di costruire laddove c’è stato un incendio in un bosco, portandolo da 10 a 20 anni, e un provvedimento amministrativo per impedire l’uso dei pascoli per i cinque anni successivi ai roghi.
«Il messaggio che voglio dare alla mafia della speculazione – prosegue – è che non serve bruciare i boschi». Tra gli altri mezzi che Crocetta intende schierare, anche l’uso di moderni strumenti: quattro droni ad ala bassa, e altri 50 più piccoli che saranno consegnati ai vigili del fuoco oltre ad autobotti, cannoni schiumogeni e un centinaio di pick up: perché la lotta contro questi criminali «è come la battaglia contro l’Isis». E a chi ha parlato di un presunto ritardo nella macchina dei soccorsi, secca la replica del direttore generale del dipartimento Ambiente della Regione Sicilia Gaetano Gullo che, al pari di Crocetta, replica così alla accuse: «Posso smentire che la macchina antincendio non fosse pronta, ha avuto semmai bisogno di qualche giorno per essere ben rodata. Ho sentito alcune critiche al riguardo, a volte strumentali, ma posso assicurare che ha funzionato perfettamente e ha retto all’urto come contro uno tsunami».
Un appello, infine, alla cittadinanza attiva: «Desidero che tutti collaborino con le forze dell’ordine per identificare i soggetti criminali. Non si può stare zitti perché il nostro patrimonio boschivo appartiene a tutti noi, al popolo siciliano. Basta con i silenzi – conclude Crocetta – è il momento in cui tutti devono reagire: assieme dobbiamo sconfiggere questo muro d’omertà».
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