In Val di Susa gli ‘attentati’ alle betoniere sono diventati un affare per le imprese che incassano laute assicurazioni

COME AVVIENE SPESSO NEL NOSTRO PAESE, LA VERITA’ VIENE DISTORTA. MENTRE LO STATO SI ‘CONCENTRA’ SUI NO TAV, LA MAFIA ‘AD ALTA VELOCITA” RISCHIA DI BECCARSI GLI APPALTI GRAZIE ALLA NORMATIVA FRANCESE CHE NON PREVEDE NORMATIVE ANTIMAFIA

Secondo un’esclusiva di Panorama, “sarà raddoppiato il numero di militari dell’Esercito a protezione dei cantieri in Val di Susa dove si sta costruendo la Tav Torino-Lione e che diventeranno 415. Dopo gli ultimi attentati a danno di imprese impegnate nei lavori, gli investigatori parlano apertamente di salto di qualità preoccupante e il Governo cerca di rinforzare i sistemi di sicurezza”.

Oggi il Comitato per l’ordine pubblico dovrebbe ratificare la decisione. Ma in cosa consisterebbe questo “salto di qualità” degli attentati in Val Susa?

Nei giorni scorsi si sono verificati atti, ritenuti di “sabotaggio”, a danno di 7 betoniere della Ditta Imprebeton Spa di Salbertrand, nell’alta Val di Susa. L’azienda che si trova nei pressi dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, utilizza le sue betoniere per i lavori al cantiere del Tunnel geognostico propedeutico alla linea Tav Torino-Lyon. Ovviamente, i primi ad essere sospettati sono gli attivisti del movimento No TAV.

Proprio nelle ultime ore, come ci racconta il “Team giornalistico della Val Susa”, il senatore Stefano Esposito (PD), del fronte Sì TAV, avrebbe dichiarato a la Repubblica che “In val di Susa siamo ormai all’intimidazione mafiosa. Gli intellettuali come Erri De Luca che tessono pubblicamente le lodi dei sabotaggi sono i mandanti morali degli attentati di queste settimane e come tali andrebbero perseguiti”.

Sempre a la Repubblica, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, avrebbe dichiarato che: “L’escalation terroristica dei No TAV è segno della loro sconfitta sul piano delle ragioni e del consenso. Ai delinquenti risponderemo con le armi della giustizia e con la politica del fare. Facendo la TAV e proteggendo chi ci lavora”.

Mettiamo in conto anche che il primo Comune del Nord ad essere sciolto per mafia fu, nel 1995, proprio quello di Bardonecchia e che più volte il Movimento No TAV ha avanzato denunce sulle infiltrazioni di ‘ndragheta e mafia nei subappalti della Torino-Lione.

Alla luce di questi fatti, dunque, non ci sorprende affatto se due senatori del M5S (Marco Scibona e Alberto Airola) e due deputati dello stesso movimento (Laura Castelli e Ivan Della Valle) abbiano deciso di incontrare, ieri l’altro, il Procuratore Capo della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, ritenuto uno dei simboli della lotta alla mafia in Italia.

Questo con Caselli, pare sia stato il primo di una serie di incontri programmati con le Procure della Repubblica e con la Procura Nazionale Antimafia “al fine di illustrare la lotta – dichiarano i parlamentari M5S – che stiamo conducendo per bloccare le tragiche conseguenze che avrebbe, sulla lotta alla mafia, la ratifica dell’Accordo italo-francese del gennaio 2012 conseguentemente ad alcune norme in esso contenute”

In base a tale accordo “gli appalti e i subappalti saranno aggiudicati secondo la legge francese, priva di normativa antimafia”.

Risulta immediatamente evidente che, se non verranno apportate modifiche all’accordo, la criminalità organizzata troverebbe certamente il modo di specularci sopra, intascando sonanti soldi pubblici.

Secondo i No TAV, invece, gli incendi alle betoniere rappresenterebbero soltanto l’ennesima provocazione contro i cittadini della Valle di Susa ed elencano una serie di episodi eclatanti e criminosi, veri avvertimenti nei confronti delle ditte che prestano la loro opera a favore del TAV

Ma secondo il “Team Giornalistico Val Susa“, “van tenuti in considerazione anche gli 800 mila euro risarcibili, in un periodo in cui il mercato delle betoniere è fermo e molti possibili speculatori potrebbero ricorrere alla riscossione assicurativa come liquidità per l’impresa”.

Infatti la ‘task force’ inventata dal Governo parla della possibilità di un risarcimento statale per i danni subiti e anche della possibilità di garantire alle imprese una copertura assicurativa da parte dello Stato.

Insomma, riassumendo in breve: un’impresa che subisce questo tipo di danni in Val di Susa deve sperare che responsabili siano i No TAV, perché i risarcimenti divengono esigibili a seguito di sentenze di giudizio.

 

Daniela Giuffrida

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