Il ‘battesimo’, se così si può dire, è previsto per la prossima settimana. A presentare il primo ‘Sindacato dei lavoratori del sesso (STTS), in Svizzera, ci saranno oltre 150 professionista e professionisti. Basta, insomma, nascondersi. meglio richiedere la tutela dei propri diritti come qualunque altra categoria della società.
Per gli elvetici anche le prostitute hanno diritto alla tutela sindacale. Tant’è che l’iniziativa, nata da Angelina, una prostituta di origine colombiana che da vent’anni esercita la più antica professione del modo in Svizzera, sta riscuotendo largo successo. Da quelle parti, di fronte a una realtà di fatto, i cittadini e le istituzioni non girano la testa dall’altra parte. Al contrario, affrontano la questione e offrono soluzioni. (in basso, aa sinistra, foto tratta da theitalywiki.com)
E dire che la proposta di un ‘Sindacato per i lavoratori del sesso’arriva proprio quando lo Stato svizzero ha adottato provvedimenti piuttosto restrittivi. Tra questi, per citare un esempio, il divieto tassativo di esercitare la prostituzione in prossimità delle scuole. Per non distrarre troppo i ragazzi dallo studio…
Ma un conto è la tutela delle nuove generazioni, altra e ben diversa cosa sono – naturalmente in Svizzera – i diritti delle prostitute e, in generale, di chi lavora nel mondo del sesso. Di questo si occuperà il futuro Sindacato. Che ha già pronto un pacchetto di proposte. A cominciare dalla lotta alla concorrenza sleale da parte delle straniere. Per finire con la collaborazione con le forze dell’ordine.
Infatti: se ci si propone di tutelare i diritti dei lavoratori del sesso, è chiaro che la prostituzione diventa un lavoro, magari un po’ diverso da altri lavori, ma pur sempre tutelato. E allora – propongono i protagonisti di questo nuovo Sindacato – ben vengano gli incontri, anche settimanali, con le forze di Polizia.
Dalla Svizzera arriva un messaggio di libertà, di tutela dei diritti e, perché no?, anche di civiltà. Di certo cè un abisso con l’ipocrisia che contraddistingue il nostro Paese – l’Italia – dove, su tale argomento, si preferisce fare come gli struzzi, ovvero infilare la testa sotto la sabbia.
In Italia continuiamo ad andare avanti con la legge Merlin. Con la scusa che siamo moralmente contro l’idea della prostituzione, facciamo finta che le prostitute non ci siano. O meglio, è lo Stato che ignora la realtà, mentre la gente, in questa realtà, ci vive e ci guazza. Lasciando le prostitute senza tutela (a parte quella della criminalità organizzata della quale le prostitute farebbero volentieri a meno).
Anche nel nostro Paese non si tratterebbe di approvare una legge per la prostituzione, ma di regolamentare un fenomeno che esiste ed è diffuso. Ma, dalle nostre parti, certi argomenti restano tabù. (a destra, foto tratta dapagineabruzzo.it)
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