In ricordo di Guido Virzì, il politico che sapeva e faceva sognare

Abbiamo chiesto a
Nicola Caldarone
storico dirigente della Destra palermitana, già coordinatore nazionale di Azione Giovani e dirigente nazionale di An un ricordo dell’on. Guido Virzì, recentemente scomparso. Lo pubblichiamo integralmente.

Ad esequie concluse raccolgo l’invito del vostro giornale per ricordare ciò che per me, sin da giovanissimo studente del IV Ginnasio, è stato Guido Virzì.

L’ho conosciuto nel 1989, avevo 13 anni. Me lo presentò un collega di mio padre venuto a conoscenza della mia passione per la Destra politica. Lo incontrai all’Assemblea regionale siciliana e mi incantò.

Quell’incontro, in quel maestoso Palazzo Reale da me conosciuto per la prima volta, fu ciò che poi segnò la mia stessa storia.

Era a capo del Centro Documentazione ed immagine del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Il Gruppo Parlamentare contava appena cinque deputati: Cristaldi, Virga, Paolone, Cusimano e Ragno. Virzì era la loro voce, ne veicolava il pensiero.

Mi introdusse al Fronte della Gioventù che divenne, da quel momento, la mia casa. La militanza diede forma alla mia vita. I racconti di Virzì, tra gesta eroiche, morti nobili, cavalli alati erano l’ordine del giorno delle interminabili ed indimenticabili notti passate insieme negli anni a venire. Perché, al fianco di Guido Virzì, del Fronte divenni prima dirigente, quindi segretario provinciale, regionale e reggente nazionale.

Guido rappresentava la nostra storia ed attraverso di lui intravedevamo la nostra rivincita storica. Arrivò il “successo” con l’elezione a Deputato regionale. La prima volta non lo votai. Il Fronte divise il proprio sostegno con un altro valido candidato, Marzio Tricoli. A me toccò votare Marzio, ma Guido capì. Avevamo vinto tutti: furono entrambi eletti.

Da quel giorno del 1996 cominciò una nuova stagione, quella della Politica istituzionale che lo vide – e che ci vide – spesso in imbarazzo: “loro”, oramai, eravamo “noi”. Bisognava essere accorti, non si poteva più sparare nel mucchio di una politica becera ed autoreferenziale: eravamo dentro il ‘Palazzo’.

Virzì imparò prestissimo. Sapeva già come e cosa fare. Meritava quel ruolo di Deputato regionale e lo onorò pienamente. Pur rimanendo un “esterno”, riuscì, tuttavia, a divenire anche un valido interlocutore di realtà a lui distanti fino a quel momento.

Ricordo l’impegno che profuse in merito alla problematica riguardante l’Italkali coincidente con la necessità di liberare la Società Italiana dei Sali Alcalini dalla zavorra di una Regione che malgrado, in passato, avesse accarezzato il sogno di una stagione imprenditrice, scoprì, nel tempo, il fallimento di tale vocazione.

Hanno fatto la storia di quella Legislatura gli interventi a Sala d’Ercole e gli atti parlamentari a firma Virzì sul settore dei sali potassici, sugli enti pubblici economici Espi, Ems, Azasi. Virzì stupì tutti per la capacità che mostrò di divenire interlocutore dell’imprenditoria sana della Sicilia: la sua onestà, la sua purezza lo rendevano esente dai “soliti sospetti” che avrebbero travolto altri. Lui poteva permettersi questo ed altro. E si permise questo ed altro.

Quante notti passate insieme a costruire mondi nuovi… Ho sentito qualcuno ricondurlo schematicamente alla cosiddetta “Destra Sociale”. Non è vero. Virzì era di Destra e basta. Anzi, per essere precisi, fu molto legato al senatore Giulio Maceratini, storico dirigente del Msi, poi di An. Solo successivamente – e con non poche titubanze – ebbe contatti con l’allora Ministro Gianni Alemanno nel periodo in cui io feci parte della sua Segreteria Particolare.

Guido non amava avere capi. Era il leader di se stesso. Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali non aveva competenza in Sicilia, Regione a Statuto speciale. Non potevamo fare molto “direttamente” (se non beneficiare qualcuno che ancora gode di certe posizioni…) e a Guido Virzì questo pesava. Aveva necessità di dare risposte alla sua gente, non si dava pace. Rappresentava la minoranza interna al Partito e gli veniva fatto pesare: non erano molte le occasioni per “premiare” i tanti soldati del suo vasto esercito.

La sua “corrente” era la sua gente: guai a chi gliela toccava. Diventava feroce. Magrissimo com’era, sapeva trasformarsi in una freccia che scoccava tutte le volte che ve ne fosse stato bisogno. Aveva necessità di battaglie per vivere e di rivivere ogni giorno l’adrenalina della trincea degli anni ’70, anche se gli anni ’70 erano finiti da un pezzo. E noi eravamo con lui, angeli al suo fianco.

Chi più, chi meno, tutti noi militanti della Destra giovanile della mia generazione ci siamo nutriti del suo sapere e della sua Fede. Ed abbiamo amato Patrizia, Pierfederico, Riccardo, la sua famiglia alla quale il marito ed il papà mancheranno infinitamente, perché l’assenza sarà incolmabile. Nulla per loro sarà uguale a prima, così come per noi di Destra, la mancanza di una “casa” comune ha reso tutto diverso, incredibilmente futile.

Abbiamo creduto a tal punto che rimanere orfani del nostro Partito ci ha reso fragili, vulnerabili, erranti in una terra di nessuno. Virzì non lo ha mai accettato, e ha deciso di dire basta, di ritirarsi tra le sue librerie stracolme. Ha preferito la famiglia al dover riciclarsi in altre formazioni politiche, per questo merita il mio rispetto, e ce l’ha tutto.

Ad un certo punto la favola si è interrotta, non ci siamo più sentiti. Probabilmente a causa dei tanti nani della politica che secernono odio, invidie, gelosie. A loro è da attribuire la responsabilità del declino di quel meraviglioso mondo che eravamo. Rimane il rimpianto di non essere stati in grado di mantenere vivo quel sentimento di cameratismo che ci ha legato per decenni.

Carissimo Guido, ieri hai riunito per l’ultima volta la Destra palermitana. Al tuo funerale c’erano tutti: da Guido Lo Porto a Nicola Cristaldi. Ogni Comune della provincia, ogni circoscrizione della Città. Venuti da tutta la Sicilia ad onorarti perché Tu sei stato e rimarrai una bandiera per tutta la Destra.

A me rimane il rimpianto di non averti rivisto ultimamente. Avrei voluto lanciarti l’appello, forse la sfida, di riunire ancora una volta la nostra gente per l’ennesima battaglia. Oggi è troppo tardi, ma chissà che tutti noi, rivistici al tuo funerale, sapremo trovare la forza e la voglia per raccoglierci e tornare nuovamente insieme verso la ricerca di nuovi spazi di azione e di pensiero.

Addio Guido. Non ti dimenticherò.

Nicola Caldarone

Foto di prima pagina tratta da palermotoday

 

 

Redazione

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